lunedì 11 maggio 2015

Corriere 11.5.15
Tilgher: noi con lui. I toni mussoliniani sono attualissimi
«C’è una bella contaminazione con il nostro esponente
Noi vogliamo infrangere, ribellarci, lottare insieme»


Adriano Tilgher è un nonno buono e affettuoso e sta facendo addormentare il suo nipotino.
Domenica pomeriggio, cerchiamo di capire meglio cosa succede in Campania, nel Pd di Vincenzo De Luca, su cui sta scendendo un velo nero.
( Un’ora dopo )
Il nipotino di Tilgher dorme beato e così il nonno può smettere di fare il nonno e tornare ad essere uno degli ultimi grandi capi dell’estrema destra italiana e leader del Fronte nazionale.
( Biografia imponente: 67 anni, da Taranto, fondatore insieme a Stefano Delle Chiaie di Avanguardia nazionale, inquisito per le stragi del treno Italicus e della stazione di Bologna, cinque anni di carcere, deve anche difendersi dall’accusa di «ricostituzione del partito fascista», lui alza il braccio teso nel saluto romano, altre accuse e altri processi, poi assolto con formula piena e risarcito per ingiusta detenzione. Non ha mai smesso di fare politica. Frase celebre: «Io sono il più rosso tra i neri» ).
«Ah ah ah! Sì, ecco, appunto...».
Però adesso addirittura candida Vincenzo De Leo, che a Casal di Principe è segretario del Fronte nazionale, nella lista «Campania in Rete», una lista civica che appoggia De Luca...
«È una bella contaminazione, vero?».
No. Spaventa.
«Spaventa chi non ha capito che Fronte nazionale non è un gruppo di estrema destra, ma solo un partito che cerca di mettere insieme tutti gli italiani a prescindere dal loro passato politico per essere così il partito del popolo...».
Il tono è vagamente mussoliniano.
«E certo! Lo so bene! Però sono discorsi attualissimi... Del resto, scusi: Marina Le Pen, in Francia, da mesi ripete esattamente le stesse cose...».
Sì, ma lei adesso sta cercando di aiutare un esponente del Pd, De Luca, ad essere eletto a presidente della Regione Campania...
«E allora? Guardi, De Luca, come dimostrano anche le sue vicende all’interno del Partito democratico, è chiaramente un uomo che spacca, lacera, che cerca di rompere gli schemi. Adesso forse sta un po’ esagerando, ma poi vedremo meglio di che si tratta... Ciò che però politicamente interessa a noi è proprio questa voglia di spaccare gli schemi: perché è quello che vogliamo fare noi. Infrangere, ribellarci, lottare insieme... Sì, con De Luca è un gioco che sì può fare...».
Quindi lei ritiene che...
«No, aspetti, mi faccia spiegare perché è un gioco che si può fare. Vede, prima le parlavo di contaminazioni. Bene, sa cos’ha fatto sul territorio il mio segretario cittadino, De Leo? S’è battuto contro il termovalorizzatore di Giugliano e stava lì, a protestare, anche contro la discarica di Pianura. E chi c’era con lui? C’era il popolo, c’erano pure persone di sinistra, sì. Eccola allora la magnifica contaminazione con il Pd: ecco perché...».
Lei sta dicendo cose di una certa gravità. Quando le leggerà è possibile che il segretario-premier Matteo Renzi ne resti turbato.
«Ma chi? Renzi? Renzi turbato? Vede, il problema non è come reagirà lui alle cose che le sto dicendo, ma come reagiranno i suoi padroni. Non le sfuggirà, infatti, che quel Renzi è solo un esecutore...».
Le suggerisco di moderare le parole, Tilgher.
«Moderare cosa? Renzi prende ordini da chi vuol continuare a trattare, a considerare l’Italia un Paese a sovranità limitata. Noi, invece, vogliamo restituire l’Italia agli italiani!».
Tilgher: lei che candida uno dei suoi, poi c’è pure quell’altro candidato, Carlo Aveta, uno che va commosso in pellegrinaggio a Predappio. Contaminazioni a parte, non sarà che intorno a De Luca sta nascendo solo un imbarazzante frullato elettorale con dentro pure qualche personaggio riconducibile alla camorra?
«Sa a me cosa interessa? Interessa che in questo Paese la nuova legge sul lavoro la chiamano Job act... Capito? Nemmeno più l’italiano possiamo usare, ormai, nemmeno più la lingua di Dante Alighieri! Questo mi interessa. E se un pezzo di percorso possiamo farlo con De Luca, ben venga De Luca!».
Abbraccio fatale.
«De Luca non mi sembra il tipo che si spaventa...».