La Stampa 11.5.15
La metamorfosi studiata della “fatina” con la clava
“Si combatte per vincere”
Boschi è diventata di lotta e di governo
di Fabio Martini
La “fatina” ha imbracciato la clava ed è una novità che ha un suo perché. Maria Elena Boschi, la più pacata tra le interpreti del mondo renziano, ha improvvisamente sfoderato un eloquio aggressivo, soprattutto nei confronti di Silvio Berlusconi: «Dice che “siamo vicini a una deriva autoritaria”... ma lui ne ha esperienza...». Una battutina all’insegna dell’anti-berlusconismo che, quanto a tono, non è restata isolata. Parlando della campagna elettorale per le Regionali, la Boschi l’ha descritta così: «Non metto bandierine perché in passato hanno portato molta sfortuna. Ma noi combattiamo casa per casa, azienda per azienda, piazza per piazza. Giochiamo non per partecipare, ma per vincere». Una Boschi con l’elmetto che ha detto la sua anche sulla riforma della scuola, prendendo di mira i sindacati e suscitando in questo caso diverse repliche, anche se paradossalmente le battute politicamente più indicative sono altre.
Da più di un anno Maria Elena Boschi è la principale «interprete e custode» del racconto renziano, secondo la definizione di Sofia Ventura, autrice del saggio più importante sulla comunicazione del nuovo governo: in 15 mesi il ministro, superati gli iniziali pregiudizi maschilisti, ha sfoggiato padronanza del dossier riforme, anche grazie ad un «eloquio preciso e puntuale» e soprattutto «più pacato» rispetto a quello del leader. E oltre alla misura, l’altra costante del Boschi-pensiero è quella di essere sempre in linea col capo. Non è mai stata smentita, ha sempre interpretato nel modo più corretto il verbo e il mood renziani. Quasi quotidianamente Maria Elena Boschi partecipa a riunioni operative a palazzo Chigi con Renzi e con Luca Lotti, il braccio destro del premier incaricato delle missioni più difficili e riservate.
E dunque se, per un giorno, Boschi ha dismesso i panni della dolce e comprensiva “madrina” per indossare l’elmo del pretoriano questo significa che un certo indurimento della polemica è in qualche modo autorizzato da palazzo Chigi. E in effetti da qualche giorno sta cambiando qualcosa nella comunicazione renziana. Anzitutto l’annuncio, a sorpresa e a freddo, che si torna a parlare di una legge sul conflitto di interessi: un messaggio subliminale per comunicare all’opinione pubblica di sinistra-sinistra che si vuol fare sul serio. E ancora: qualche giorno fa, Renzi è andato a ripescare dai giorni precedenti una delle tante battute fiammeggianti di Renato Brunetta e improvvisamente gli ha replicato: «Evochi il fascismo? Così profani la memoria dei morti». Ma in questo modo Renzi ha usato, per la prima volta la parola «fascismo», dopo che l’aveva ignorata durante le celebrazioni del settantesimo anniversario della Liberazione.
E dunque, se nella comunicazione del mondo renziano si percepiscono crescenti messaggi di “sinistra”, la principale ragione di questa novità sta nella percezione di una forte demotivazione nell’elettorato tradizionalmente di sinistra, una demotivazione che - in vista delle Regionali - a palazzo Chigi stanno provando a colmare con dosi di anti-berlusconismo e di antifascismo. E curiosamente, nella ricerca di una “patina” di sinistra, Renzi e i renziani preferiscono prendersela con la destra, piuttosto che col sempre reattivo Beppe Grillo, autore della inaudita esternazione sui tumori al seno e al quale l’unica che ha replicato con forza è stata il ministro Beatrice Lorenzin, appena ritwittata da Renzi e appoggiata così dalla Boschi: «Grillo può fare la campagna elettorale come vuole, ma non si può giocare sulla pelle degli altri».