domenica 10 maggio 2015

Corriere 10.5.15
Una sinistra cieca con gli islamisti
Le ragioni (solide) di Michael Walzer
di Massimo Gaggi


«Questa sinistra che non ha il coraggio di criticare l’Islam» radicale per paura di essere accusata di islamofobia, titola Le Monde pubblicando in prima pagina un articolo del filosofo Michael Walzer. Frustate per gli intellettuali europei da un campione della sinistra americana? Non proprio visto che l’articolo è sostanzialmente la riproposizione di quello comparso a gennaio su Dissent , la sua rivista di cultura politica (il cui sito ieri era stranamente inaccessibile). Walzer parla a tutte le sinistre, a partire dal quella Usa, quando nota che quasi tutti, benché incapaci di interpretare i fenomeni religiosi estremi, condannano gli attacchi dei nazionalisti hindu e dei monaci buddisti contro le minoranze musulmane in India e Birmania e anche il sionismo messianico dei coloni israeliani, ma si fermano davanti al fanatismo religioso degli jihadisti e all’uso della violenza da parte di Hamas e degli hezbollah: anche quando arriva la condanna, i loro atti vengono considerati reazioni all’imperialismo dell’Occidente e alla povertà. Niente scontro di civiltà, ammonisce il filosofo, perché il dialogo col mondo musulmano è possibile e necessario, ma non si può rinunciare alla battaglia ideologica per contenere il fanatismo islamico che rifiuta la modernità.
   L’appello di Walzer a non farsi accecare dall’antiamericanismo e dal relativismo culturale fino a rinunciare alla difesa di valori fondanti della sinistra come libertà individuale, democrazia e parità dei sessi, era finito su un binario morto. Le Monde lo rilancia opportunamente nei giorni in cui le contestazioni di alcuni scrittori Usa al premio del Pen Club a Charlie Hebdo e la pubblicazione, in Francia, di un saggio nel quale Emmanuel Todd parla del diritto d’espressione della rivista satirica francese come di una questione di lotta di classe, fanno riemergere i dubbi circa la capacità dei progressisti di difendere i loro valori davanti all’incendio del radicalismo religioso.