domenica 5 aprile 2015

Repubblica 5.4.15
“Perché le bandiere palestinesi? Noi da anni aggrediti in piazza”
intervista di G. I.


PORTIAMO lo striscione della Brigata ebraica nel corteo del 25 aprile dal 2003: l’ultima volta che ci è stato consentito di parlare dal palco fu cinque anni fa e anche in quell’occasione non mancarono le contestazioni». Alberto Tancredi, 50 anni, è il presidente dell’associazione romana “Amici di Israele”.
Iniziamo dalla riunione del 30 marzo: lei c’era. Cosa è successo?
«Era il quarto appuntamento alla Casa della Memoria per preparare il corteo. Ci aveva invitato come sempre l’Anpi: le altre volte eravamo 30 persone al massimo, qui ci siamo ritrovati in 70. Ho avuto l’impressione di una contestazione organizzata: erano tutti contro Israele e la Brigata ebraica».
Impossibile una mediazione?
«La Brigata ha contato non poco nella Liberazione italiana, basta guardare le tombe nel cimitero di Piangipane in Emilia-Romagna. Abbiamo provato a dire che avremmo portato solo le mostrine della Brigata e non la bandiera che ormai coincide con il vessillo d’Israele. Ci è stato risposto che non era accettabile ».
Come vi hanno contestato?
«Dicendoci che non era tollerabile la presenza di uno Stato che per loro è fascista e sionista. Noi volevamo parlare del 25 aprile: del resto si può discutere altri 364 giorni all’anno ».
Siete contrari alla presenza di bandiere palestinesi?
«Non ne capiamo il senso. In quel corteo si ricorda la Liberazione italiana, non il conflitto mediorientale. Per altro il Gran Muftì di Gerusalemme era alleato con Hitler, ci sono foto che li ritraggono assieme. Tra le due bandiere quella meno opportuna è proprio la palestinese, da un punto di vista storico. Ma chi era alla riunione ha contestato anche questa verità».
Ultima domanda: ci sarete al corteo?
«No, non ci sono le garanzie di sicurezza per noi e per la Brigata».