domenica 5 aprile 2015

Repubblica 5.4.15
Un mondo sconvolto e la chiesa missionaria di papa Francesco
di Eugenio Scalfari


NELLA religione cattolica quella che si chiama settimana santa rappresenta il culmine della teologia: l’ultima cena di Gesù con gli apostoli dove nasce il sacramento dell’eucarestia, il tradimento di Giuda Iscariota, il ritiro nel giardino di Getsemani, l’arresto del Signore, il processo e la fustigazione ordinata da Pilato, la crocifissione, la morte e la resurrezione.
Non c’è in nessun’altra religione un processo simile a questo e la ragione è evidente: soltanto nel cristianesimo Dio si incarna attraverso il Figlio, che a quel punto non è soltanto Figlio di Dio ma anche dell’uomo, con le gioie, i dolori, le tentazioni dell’uomo e la morte che ne è l’inevitabile conclusione. E perfino la disperazione di dover morire che si manifesta sia nella notte di preghiera al Getsemani sia sulla croce nel momento dell’ultimo respiro. La capacità di penetrazione del cristianesimo nelle anime degli individui, delle comunità, nei popoli del mondo a cominciare dall’Europa, risiede principalmente nella morte dell’uomo Gesù che lo rende simile a tutti noi; ci sono però altri due elementi che rafforzano grandemente quella religione: la predicazione dell’amore verso gli altri che è il modo per amare Dio attraverso il suo Figlio e la misericordia inesauribile che Dio concede alle sue creature.
La misericordia, il perdono sono concessi se c’è, sia pure un minuto prima che la morte sopraggiunga, il sincero pentimento. In quel caso la morte diventa un passaggio verso la vita eterna, una promessa che campeggia nella vita dei mortali, sia pure circondata dal dubbio ricorrente.
MA RICONQUISTATA giorno per giorno poiché non esiste effetto consolatorio maggiore di questo: il passaggio sulla terra come transito per poi ascendere al cielo delle beatitudini al cospetto del Dio creatore alla cui destra siede il Figlio che fino a lì ha guidato le anime dei credenti.
Eppure questa religione così affascinante che sembra ed è tagliata su misura per le deboli creature che tutti siamo ha attraversato una fase di secolarizzazione, di distacco, di rifiuto che è diventato un fenomeno di massa da almeno un secolo. I non credenti ci sono sempre stati, ma nel Novecento sono diventati una maggioranza in Europa ma anche nell’America del Nord. Le radici di questa non credenza di massa stanno nell’illuminismo, ma il fenomeno è esploso nella seconda metà del XIX secolo e dura tuttora. Si pensava anzi da parte dei filosofi, dei sociologi e di gran parte delle persone che studiano se stesse e la società in cui vivono, che fosse ormai un fenomeno irreversibile.
Invece alcuni più attenti osservatori ritengono che la teologia e la fede stiano riacquistando forza. Le cause di questa inversione nel nostro modo di pensare sono molte e stanno suscitando analisi, libri, approfondimento che le Chiese seguono con molta attenzione.
Ho letto qualche giorno fa su queste pagine un articolo molto informato e come sempre lucido di Roberto Esposito, che segnala quanto sta avvenendo: la secolarizzazione nei Paesi dell’Occidente sta perdendo terreno mentre la Chiesa accresce la sua vocazione missionaria e si espande sempre di più nell’America Latina, in Africa e in vaste zone del Pacifico.
Non sempre questo fenomeno è positivo: suscita profondi conflitti all’interno delle Chiese cristiane ed anche in quella cattolica, divide drammaticamente l’Islam sconvolto da guerre, scontri armati e terrorismo. E tuttavia la secolarizzazione appare in declino, complice anche la tecnologia che ha di fatto indebolita o annullata del tutto la tra il pubblico e il privato mettendo in questo modo in difficoltà il laicismo che proprio su quella separazione ha il suo fondamento. * * * Questa diagnosi contiene a mio avviso una parte di verità, ma non tutta. Le contraddizioni che mette in rilievo nei confronti del laicismo sono esatte ma altrettanto significative sono quelle esistenti all’interno delle religioni.
L’Islam è diviso di dritto e di rovescio; i terroristi del Califfato e di ciò che resta di Al Qaeda si battono armi in pugno contro l’Islam non violento; ma al tempo stesso anche la divisione tra sciiti e sunniti alimenta una guerra religiosa sempre più aspra. Infine la Siria, la Turchia, l’Iraq sono in crisi e Israele, dopo la vittoria elettorale della destra, rappresenta un deposito di dinamite che può scoppiare ogni giorno e comunque alimenta una “intifada” che semina morte, rappresaglia e odio dentro e fuori dallo Stato ebraifratellamento co.
Questa fragilità delle religioni alimenta inevitabilmente il fondamentalismo, nel senso che ciascuna di esse tende a “nazionalizzare” il proprio dio contrapponendolo agli altri o meglio rivendicando soltanto al proprio l’ecumenicità e tacciando come infedeli tutti i popoli che credono in un dio diverso, con una diversa dottrina, diverse scritture, diversi profeti, diversi catechismi e liturgie.
La situazione che fin qui abbiamo descritto non sembra tale da dare alle religioni la capacità di insidiare il laicismo e riassorbire la secolarizzazione. Tutt’al più i non credenti possono non dichiararsi più tali e indulgere verso forme di “teismo” o di agnosticismo. Alla domanda «Tu credi in qualche cosa che ci trascende?», possono rispondere «Sì». E alla domanda «In che cosa?», rispondono «Non lo so, in qualche cosa». Del resto, mentre Diderot era materialista, Voltaire era teista. Credeva in un dio creativo che aveva creato il mondo e poi si era ritirato nel profondo dei cieli lasciando che la creazione si evolvesse secondo le sue leggi senza mai più intervenire. Questo pensava Voltaire, che fu anche un cultore di Newton, non a caso per molti anni fu il compagno- amante di madame du Châtelet, prima traduttrice in francese dell’opera di quel grande scienziato.
Diciamo dunque che la secolarizzazione può traballare ma non pare che arretri di molto. Il mondo delle idee è sempre più libero, quello della fede sempre più diviso e fondamentalista; la conclusione non può che constatare che viviamo in un mondo assai confuso, dal quale può emergere una nuova civiltà. Libera o dominata da chi detiene il potere? Anarchica o disciplinata? Credente in un’Autorità trascendente o nell’immanenza d’una scintilla di divinità presente in ogni fibra del creato? E infine, consapevole dell’autonomia della coscienza che è propria dell’animale pensante che noi siamo; consapevole altresì che all’origine dell’universo le particelle elementari vagavano in un caotico vuoto, prive di leggi proprie e d’una forza che le dominasse che poi apparve e le tenne insieme dando al caos una capacità creativa; tutto ciò detto perché non arguire che in ogni essere vivente c’è una scintilla di caos che alimenta tutte le forme, ne accoglie l’energia quando quelle forme si estinguono e continua incessantemente a far emergere dal caos nuove forme con proprie leggi e una propria durata? Non è anche giusto — a suo modo — un resurrexit incessante?
* * *
Tornando alle religioni, che sono una delle più durature categorie del pensiero umano, anzi la prima che la fantasia dell’animale pensante concepì per spiegare quanto accadeva attorno a lui e dentro di lui, vorrei segnalare nel giorno della Pasqua cristiana, la presenza al vertice della Chiesa cattolica e apostolica d’un uomo eccezionale, che sta trasformando non la fede in Dio e nel suo Figlio che interamente lo possiede, ma l’Istituzione che ha ereditato dai suoi predecessori.
Secondo me papa Francesco ha pochissimi predecessori che tentarono di modificare profondamente l’Istituzione, indebolendo il potere temporale che essa ha sempre esercitato, a partire dall’editto di Costantino. In epoca moderna i predecessori furono Giovanni XXIII e Paolo VI. Non a caso il suo vero predecessore è stato il Concilio Vaticano II del quale Francesco vuole perseguire l’opera di confronto con il mondo moderno.
Ho già scritto altre volte che questo Papa è gesuita fino in fondo perché il compito primario della Compagnia fondata da Ignazio di Loyola è sempre stato un compito missionario d’una Chiesa missionaria che doveva anzitutto capire il linguaggio spirituale degli altri ed entrare in sintonia con loro.
Il secondo compito era non il proselitismo ma l’amore per i diversi, per i deboli, per gli esclusi stimolando in loro, ma anche nei ricchi e nei potenti, la vocazione verso il bene.
Il terzo compito era la misericordia, la pace, il perdono.
Questo sta tentando di realizzare papa Francesco. L’abolizione del potere temporale dell’Istituzione è lo strumento che apre la strada agli altri obiettivi suddetti. Il Sinodo è l’altro strumento che affida ai Vescovi la soluzione dei tanti problemi che la trasformazione della Chiesa pone ai successori degli apostoli. Ma al di là di questo profondo rinnovamento della cattolicità c’è un altro immenso tema che Francesco si pone: l’afseparazione tra le varie Chiese cristiane e non solo ma anche l’avvicinamento con le altre religioni. Dio è ecumenico e quindi unico. Ogni religione ci arriva percorrendo strade diverse con Scritture diverse e diversi profeti, ma Dio è unico. Guai a coloro che lo agitano come proprio stendardo e non ne riconoscono l’unicità. Guai ai fondamentalisti che allignano in tutte le religioni e, credendo di portarle alla vittoria, le inquinano e le distruggono.
Francesco vuole che tutte le religioni si affratellino nella fede per l’unico Dio. Va nelle moschee, va nelle sinagoghe, va nelle chiese dei protestanti cristiani. Tra qualche settimana andrà a Torino per la benedizione della sacra Sindone e con l’occasione visiterà anche la chiesa Valdese. Pietro Valdo fu uno dei cristiani più devoti a Cristo e a Dio. La sua chiesa non è un’istituzione, non ha alcun potere temporale, ma i suoi sacerdoti hanno piena libertà di sposarsi e di avere figli. Francesco andrà a trovarli. È probabile che sarebbe felice se i valdesi si riconoscessero cattolici ma ecco perché il Sinodo ha dinanzi a sé anche il problema del celibato, già posto da alcune conversioni di pastori anglicani al cattolicesimo. E gli ortodossi, e i copti.
In questo giorno della Pasqua cristiana non saprei chiudere questo tentativo di capire quanto avviene nello spirito della nostra civiltà senza formulare, da non credente, gli auguri più affettuosi verso papa Francesco e l’opera di estrema importanza da lui intrapresa.