venerdì 3 aprile 2015

Repubblica 3.4.15
Il valzer delle poltrone Già 250 cambi di casacca in questa legislatura
Record di trasformismo: coinvolti 196 parlamentari Il caso Saltamartini: dal Pdl alla Lega via Alfano
di Annalisa Cuzzocrea


ROMA Altro che valzerr. Basterebbero i numeri, a far girar la testa. In appena due anni di legislatura, i cambi di casacca in Parlamento sono stati 250. E i parlamentari che sono passati - a volte vorticosamente - da un gruppo all’altro, 196. Con un ritmo - stando ai calcoli dell’associazione Openpolis (che faticosamente tenta di stare dietro a deputati e senatori) - di oltre 10 passaggi al mese contro i 4 e mezzo della scorsa legislatura. Solo negli ultimi tre giorni, è successo di tutto. Il 31 marzo i senatori Sandro Bondi e Manuela Repetti, moglie e più fidata alleata dell’ex cantore di Arcore che ad Arcore viveva perfino, hanno annunciato il loro addio a Forza Italia per passare al gruppo misto. Mentre il giorno dopo - in un primo aprile chissà perché scelto da ben quattro persone per il loro grande annuncio - il deputato Ivan Catalano, prima M5S, poi liberale nel gruppo misto, ha fatto il suo ingresso in Scelta Civica (seguendo a pochi giorni di distanza l’ex collega grillina Paola Pinna). Il catanese Tommaso Currò, arrivato alla Camera sempre coi 5 stelle, ha lasciato lo scomodo misto per aderire all’agognato Pd. L’ex leghista Michelino Davico ha riportato l’Italia dei Valori in Senato (pur restando dentro quel minestrone detto Gal, acronimo di “grandi autonomie e libertà”). Mentre Barbara Saltamartini ha battuto tutti con 4 cambi in due anni: entrata in Parlamento con il Popolo delle Libertà, è poi passata all’Ncd di Angelino Alfano diventandone portavoce, da lì si è trasferita al misto della Camera, ma, tempo un mese, ha annunciato il suo ingresso nella Lega di Matteo Salvini. Se i 5 stelle Currò, Pinna e Catalano, massacrati dai loro, hanno però sostenuto fin dall’inizio di voler “dialogare” con il partito di maggioranza, la Saltamartini non può dire altrettanto di Salvini: oggi lo definisce l’unico che può mettere insieme il centrodestra riportandolo alla vittoria. L’estate scorsa diceva: «Non abbiamo niente in comune con una Lega sempre più antieuropea. Il futuro del Nuovo centrodestra non è certo al fianco di chi condannerebbe i moderati alla sconfitta eterna».
Del resto, lo stesso Salvini, solo pochi mesi fa, chiedeva a gran voce - unico insieme a Beppe Grillo - che si modificasse l’articolo della Costituzione che esclude ogni tipo di vincolo di mandato per i parlamentari. Una vecchia battaglia del populismo messa ora da parte, visto che il leader del Carroccio non perde l’occasione di annunciare trionfante nuovi ingressi. Anche per mascherare le sei recentissime defezioni, tre alla Camera e tre al Senato, dovute allo strappo con Flavio Tosi in Veneto.
Secondo Openpolis, Razzi e Scilipoti a parte, i cambi di casacca non portano molta fortuna. Nella scorsa legislatura hanno riguardato 180 parlamentari. Di questi è stato ricandidato il 48 per cento e rieletto solo il 12,75. La fedeltà paga di più, anche se - probabilmente - non è di quest’avviso Dorina Bianchi. È in corsa per un posto da sottosegretario dopo aver attraversato tutto l’arco costituzionale: nel 2001 è eletta alla Camera con la Casa delle Libertà. Aderisce all’Udc, poi alla Margherita, al Pd, di nuovo al Pdl e infine - ma chi può dirlo - all’Ncd di Alfano.