Repubblica 3.4.15
Gianni Cuperlo
“Anche a Renzi serve una bussola. Io una nuova legge elettorale la voglio e so che peggio della vecchia non si può fare. Ma non può essere la scusa per approvare le riforme senza alcuna garanzia”
“Il carrarmato Matteo si fermi a nessuno serve la scissione una mediazione è possibile ma tutti abbassino i toni”
intervista di Alessandra Longo
Non votare questo testo? Sarò coerente ma non rinuncio a uno sbocco condiviso La questione morale viene da lontano. Il partito della Nazione attrae tutto e rimuove tratti di identità
ROMA Gianni Cuperlo, dopo l’ultima direzione del partito, come pensate di andare avanti voi della minoranza Pd? Renzi tira dritto come un carrarmato, ultima tappa l’Italicum.
«Ma anche ai carrarmati serve una bussola. Io una nuova legge elettorale la voglio e so che peggio della vecchia non si può fare. Capisco pure che non avere contrastato abbastanza il Porcellum rende meno credibile contestare oggi l’Italicum. Ma non può essere questo l’alibi per approvare le riforme della Costituzione e della rappresentanza senza le garanzie necessarie.
Mettiamo il cuore nel merito e spogliamoci dai pregiudizi».
Certo che la sinistra ha una vocazione tafazzista. La destra non c’è più e voi implodete.
«Ma Santa Leopolda, tra Tafazzi e il carrarmato ci sarà una via di mezzo? Io non penso si debba partire ogni volta daccapo. L’Italicum in parte è cambiato e lo riconosco. Ora si può fare il passo decisivo per garantire la governabilità assieme a un Parlamento rappresentativo e una maggioranza di deputati eletti di nuovo nei collegi».
L’opposizione a Renzi rischia la caricatura. C’è Speranza trattativista, Civati scapigliato, Fassina impulsivo, Cuperlo intellettuale e l’ultimo Bersani, pesantissimo. Dice che Renzi per l’Italicum non ha i numeri e lui comunque il provvedimento così non lo vota.
«Lasciamo stare le caricature. Cosa ci impedisce di fare quel passo verso un vero Senato delle Regioni che eviti un mare di contenziosi futuri? In fondo il pastiche sulle Province dovrebbe dirci qualcosa. Oppure si ha paura che al Senato tutto si azzeri? Ma non è così perché a quel punto avremmo l’unità convinta del Pd e di tanti amministratori. In Parlamento potremmo allargare una maggioranza che dopo la fine del patto del Nazareno si è notevolmente ristretta. L’alternativa qual è? Votare la legge elettorale con una maggioranza risicata? Ma questo è in contrasto con ciò che abbiamo sempre sostenuto, che le riforme si fanno con tutti e comunque mai da soli».
Bersani è uomo di esperienza. Se passa al contrattacco vuol dire che la partita del dialogo è persa.
«Se anche l’aplomb emiliano alza così i toni è bene interrogarsi. Quanto al dialogo forse la partita non è chiusa. Io non penso che il premier voglia una deriva autoritaria ma lui si convinca che le proposte in campo non vogliono boicottare il percorso o, peggio, difendere dei posti. Insisto, è il combinato tra questa riforma di Senato, Titolo V e legge elettorale ad avere delle incoerenze che mi preoccupano ».
Lei l’Italicum così non lo vota?
«Sarò coerente con le mie convinzioni, ma non rinuncio a cercare uno sbocco condiviso. Poi so che per riuscirci servono i toni giusti, da ogni parte».
E se Renzi dovesse mettere la fiducia?
«Questo sì sarebbe un errore serio e voglio credere che non accadrà».
Diciamo che perdiate la partita. Non avete agibilità nel partito. Scissione? Par di capire che Renzi non si straccerebbe le vesti se ve ne andaste.
«Penso che il suo carrarmato resterebbe con poca benzina. Non conviene a nessuno ».
Volete farvi cacciare?
«No, vorrei l’opposto. Che riscoprissimo il senso di una comunità e la fiducia tra noi».
Nel frattempo nel Pd continua una questione morale, 4 sottosegretari con avviso di garanzia, il caso Napoli...
«La questione morale viene da lontano ma oggi vedo un paradosso, che il partito della Nazione per attrarre tutto sia portato a rimuovere alcuni tratti della sua identità. E questo spiega in alcune realtà accordi alla luce del sole con i capofila della destra o primarie sempre più condizionate da dinamiche esterne a noi. Mettiamo un freno subito, prima che la parte sana del nostro mondo spenga la luce».