venerdì 3 aprile 2015

Repubblica 3.4.15
Elie Wiesel
“Un errore fare patti con chi minaccia di distruggere Israele”
intervista di Andrea Tarquini


BERLINO . «La mia prima reazione è negativa. Non mi sembra bene che l’Iran abbia accesso al nucleare». Ecco il commento a caldo di Elie Wiesel, sopravvissuto ad Auschwitz, Nobel per la Pace e grande voce della comunità ebraica mondiale.
Professore, che ne pensa?
«Vedo il pericolo che l’Iran abbia un giorno armi nucleari. E’ irresponsabile e minaccioso accettare una simile possibilità».
L’accordo secondo lei non fornisce garanzie contro un uso militare dell’atomo?
«Mi sembra un argomento molto forte. E mi chiedo perché l’Iran debba avere bisogno di armi atomiche: chi minaccia la sicurezza e l’esistenza dell’Iran?».
Che risponde a chi, come il premio Nobel Günter Grass, osserva che Israele ha già la bomba?
«Israele ha una sua Storia, l’Iran ha un’altra Storia. L’Iran non ha mai visto in faccia una volontà di distruggerlo».
Ma Usa e Israele non sono mai state così lontani, che ne dice?
«Non sono un esperto di tecnologia nucleare, ma penso fermamente che l’Iran non dovrebbe acquisirla. Perché la natura delle ambizioni nucleari iraniane non è chiara. I leader iraniani di oggi dicono di volere solo l’atomo civile, ma secondo i loro predecessori Israele “doveva sparire”. Chi parlerà come, alla guida dell’Iran?».
Accusa cioè i leader religiosi, le forze armate, i Pasdaran, i servizi segreti? Tutti quelli insomma più vicini alla linea più dura dell’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad che non a quella del moderato Hassan Rouhani?
«E’ il problema principale. Quei circoli non rispondono alla domanda-chiave: perché il sogno dell’atomica? Chi minaccia l’Iran?».
Insisto: molti nel mondo parlano di minaccia atomica israeliana… «Chiunque conosca Israele e la sua Storia sa che Israele non userà mai l’arma atomica. Ne dispone solo come deterrente. Ma nessuno in Israele ha mai esposto dottrine di primo impiego, né detto che questo o quello Stato deve “sparire dal mondo” ».
Sta dicendo che dottrine difensive non sono credibili se sono iraniane?
«Le loro dichiarazioni sono sempre ispirate a principi offensivi».
E’ la crisi più grave tra Israele e l’alleato strategico americano: quanto pesa ciò?
«Un’alleanza strategica non significa avere sempre la stessa posizione, strategia o filosofia politica. Gli Usa restano il primo alleato ».
Mai così divisi su un tema cruciale, però: c’è il rischio di divorzio?
«Credo che continueranno a parlarsi. Ma vogliamo affermare che qualsiasi Paese capace di padroneggiare la tecnologia atomica possa farlo e restare credibile e non minaccioso? Non capisco perché l’America segua questa linea. Ad alcuni paesi si deve dire no».
Cioè concorda col discorso che ha fatto il premier israeliano Benjamin Netanyahu al Congresso americano prima delle elezioni?
«Non le dirò certo che quel discorso non mi sia piaciuto. Guardi: quando vado in Israele e nei Territori occupati critico spessissimo il governo, e ripeto che la soluzione dei due Stati è l’unica via per la pace. Ma uno stop ai piani atomici iraniani è irrinunciabile».
Teme correnti antisemite, e l’incubo della Shoah?
«Non voglio tirare in campo la Shoah. Un “sì” a capacità nucleari iraniane minaccia la sicurezza del mondo intero, non solo di Israele. L’Iran inoltre è divenuto un paese con forti, arroganti correnti antisemite. Se colleghi l’antisemitismo alla fierezza nazionale non te ne liberi più».
E le critiche mondiali alla linea dura israeliana?
«Israele ha problemi da quando esiste. Non conosco un’altra nazione la cui esistenza sia stata tanto, e costantemente, minacciata e messa in discussione. Ciò detto, non mi piace affatto come si comportano i soldati israeliani nei Territori, non mi piace mai un’occupazione. Un Israele in pace con uno Stato palestinese è il mio sogno. Ma al momento la sicurezza nazionale è priorità assoluta degli israeliani».