giovedì 2 aprile 2015

Repubblica 2.4.15
Muos sotto sequestro la vittoria delle mamme contro la base Usa
La procura di Caltagirone blocca i satelliti nella riserva naturale
La Marina americana: “Nessun pericolo ma ne prendiamo atto”
di Alessandra Ziniti


NISCEMI «Yankee, go home”, gridano davanti ai cancelli della base americana le mamme con i passeggini e gli attivisti dei comitati mentre gli agenti della polizia giudiziaria notificano il decreto di sequestro del Muos siciliano firmato dal gip di Caltagirone Ettore Cavallaro su richiesta del procuratore Giuseppe Verzera. Esultano i cittadini di Niscemi e gli ambientalisti per il provvedimento che appone i sigilli alle tre enormi parabole dell’impianto nel cuore della riserva naturale della Sughereta. Accusano il colpo gli americani costretti dalla “resistenza” civile di questo piccolo paese siciliano a bloccare il serrato “timing” che, con la piena operatività della base di Niscemi e il lancio degli ultimi due satelliti, dovrebbe vedere entrare in funzione entro il 2017 il nuovo sistema di comunicazioni satellitari ad alta frequenza, strategico per tutte le comunicazioni militari da una parte all’altra del globo.
Quattro stazioni di terra (Kojarena in Australia, Chesapeake in Virginia, Honolulu alle Hawaii e Niscemi) che dialogano con quattro satelliti, con un sistema integrato di comunicazioni tra forze aeree, navali e terrestri in movimento in qualsiasi parte del mondo. Le altre tre sono tutte operative, quella di Niscemi, completata a gennaio, sarebbe dovuta entrare in funzione a marzo. Ma di diverso avviso è stato il procuratore Giuseppe Verzera che, oltre ai dubbi sulle conseguenze per la salute, ha ritenuto l’impianto abusivo perché, in un’area come quella della Sughereta, è prevista l’inedificabilità assoluta anche per le costruzioni militari.
«Prendiamo atto della decisione ma ribadiamo che ogni nostra azione avviene nel pieno rispetto della normativa italiana e ci auguriamo una rapida risoluzione del contenzioso al fine di garantire un efficace sistema di comunicazione finalizzato alla difesa», dicono gli americani che sottolineano: «Ripetuti studi effettuati dalle autorità sanitarie italiane competenti hanno dimostrato l’assenza di rischi ambientali e alla salute collegati a questa installazione».
Certo è che l’intervento della magistratura complica e inasprisce non poco il braccio di ferro che, ormai da tre anni, vede contrapposti due schieramenti: i cittadini di Niscemi, i comitati, gli ambientalisti da una parte, il governo Usa e quello italiano dall’altra. Con la Regione Siciliana che, dal 2011 ad oggi, ha cambiato opinione tre volte: prima autorizzando la costruzione della base con la presidenza di Raffaele Lombardo, poi revocando la delibera due anni dopo con Rosario Crocetta che poi, dopo il ricorso al Tar e la richiesta di risarcimento da parte del governo italiano, è tornato sui suoi passi.
Ed è stato proprio accogliendo il ricorso dei comitati No Muos e del Comune di Niscemi contro il nuovo “via libera” all’impianto concesso dalla Regione che, un mese fa, il Tar di Palermo ha annullato tutte le autorizzazioni osservando che le relazioni dei verificatori non avevano dato risposte esaustive né sui possibili rischi per la salute né su quelli per il traffico aereo del vicino aeroporto di Comiso. Ma gli americani hanno sostanzialmente ignorato il pronunciamento dei giudici amministrativi e hanno continuato a lavorare alla stazione di Niscemi. Fino all’apposizione dei sigilli da parte della Procura.
«È la notizia che attendevamo, rende giustizia a chi ha lottato in tutti questi anni», dice il sindaco Franco La Rosa mentre le battagliere mamme di Niscemi si preparano al grande happening del sabato di Pasqua quando davanti ai cancelli della base sono attesi migliaia di manifestanti. «Doveva essere una grande protesta contro gli americani che ignorano la giustizia italiana — dice Concetta Gualato — e invece sarà una grande festa. Il Muos è pericoloso e abusivo. I politici che fino ad oggi sono scesi a compromessi devono farsene una ragione».