domenica 26 aprile 2015

Repubblica 26.4.15
Il mondo invisibile dietro le sbarre
Ai detenuti si chiede soprattutto una cosa: di non esistere
La “modesta proposta” di Luigi Manconi per abolire il sistema carcerario
di Adriano Prosperi


DUECENTOCINQUANT’ANNI fa, mese più mese meno, usciva un libro che per la prima volta proponeva di abolire la pena di morte e dichiarava aperta la crisi di un paradigma plurimillenario: quello della pena legale come illimitata vendetta. Il successo di opinione fu vastissimo. E da allora cominciò un percorso che dura ancora, quello della progressiva affermazione di un principio: l’indisponibilità della vita umana nel sistema delle pene. Oggi un altro libro sceglie la data della Liberazione per ricordarci che la mancanza di libertà è mancanza di vita. Abolire il carcere di Luigi Manconi (con Stefano Anastasia, Valentina Calderone e Federica Resta, postfazione di Gustavo Zagrebelsky) spiega come il diritto di uccidere, apparentemente sconfitto, abbia solo cambiato forma: sopravvive, più crudele, nell’altra forma della pena, quella che Beccaria, sbagliando, riteneva più dolce – il carcere. Il carcere oggi è agli antipodi del luogo di solitudine, penitenza e rigenerazione morale che fu nelle sue origini monastiche; e non reca più nessun tratto dell’utopia punitiva sognata dalla ragione illuministica. È diventato un mon- do parallelo, abitato da un’umanità a cui si chiede semplicemente di non esistere. Come ha scritto Ernst von Solomon, il carcerato non può concepire come fuori dalla sua cella «lo spazio possa avere estensione e il tempo movimento». E anche Vittorio Foa ammise di aver provato nel suo lunghissimo periodo carcerario un «progressivo svanire della volontà col decorso del tempo».
Il costo economico del sistema carcerario è altissimo e in crescita. In Italia, dove è rimasto quasi l’unica forma di punizione, lo si tiene in vita per corteggiare lo spirito forcaiolo di una po- polazione che si ritiene civile e accogliente ma che a ogni delitto chiede che il colpevole sia recluso e che si gettino via le chiavi. Eppure, come dimostrano i dati spesso inediti e sconvolgenti riportati dagli autori, chi viene punito col carcere nella maggior parte dei casi tornerà al delitto mentre là dove si ricorre a pene diverse la recidiva crolla a percentuali minime. E così raggiungiamo anche qui record negativi nel contesto europeo. L’affollamento carcerario è stato ridotto solo per l’intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Capita così che quella che potrebbe sembrare una pura provocazione intellettuale risulti la più onesta e realistica soluzione. Questa “ ragionevole proposta per la sicurezza dei cittadini” non è sorella della “modesta proposta” di Jonathan Swift. In Italia non si mangiano bambini per risolvere il problema della carestia: però qui da noi bambini senza colpa vedono il sole a scacchi se nascono dalla madre sbagliata. E la buona coscienza dei cittadini non ne viene turbata: la doppia esclusione del carcere dalla città e del carcerato dalla vita reale, dal lavoro, dagli affetti rendono invisibile a tutti l’esistenza di quel mondo parallelo.
ABOLIRE IL CARCERE di Luigi Manconi, Stefano Anastasia, Valentina Calderone, Federica Resta CHIARELETTERE PAGG . 150 EURO 12