Repubblica 25.4.15
“Grexit gravissimo per l’Italia tassi in rialzo e addio tesoretti”
di Eugenio Occorsio
ROMA . «Non è detto che non si riesca a trovare un accordo in extremis. Ma la situazione peggiora di giorno in giorno, e il nervosismo prende il sopravvento come dimostra la levata di scudi contro Varoufakis. Le probabilità di fallimento della Grecia sono 30 su 100». Lucrezia Reichlin, docente alla London Business School, vede con preoccupazione l’evolversi della situazione. «Il default non significa automaticamente l’uscita dall’euro, ma certo ne rappresenta il probabile antefatto. Le conseguenze politiche sarebbero gravissime in tutta Europa».
A partire dai Paesi più deboli come l’Italia?
«Certo. Anche se non si avrebbero conseguenze dirette sul sistema bancario italiano né tedesco né francese perché gli affari con la Grecia sono ridotti al minimo, il rialzo dei tassi sui fronti più vulnerabili sarebbe inevitabile. Basta pochissimo perché l’Italia bruci qualsiasi tesoretto che sia riuscita ad accantonare».
In caso di Grexit le protezioni della Bce funzioneranno?
«Sicuramente. A differenza del 2012 ci sono il fondo salvastati, l’unione bancaria, le Outright monetary transaction varate da Draghi mai attuate ma che ora scatterebbero subito. Ma il danno all’immagine dell’Europa sarebbe politico e minerebbe la stabilità dell’Unione nel lungo periodo. Non è pensabile un’Europa senza la Grecia».
Di chi sarebbe la responsabilità del default greco?
«Di tutti. I programmi disegnati per la Grecia non sono partiti dall’evidenza che Atene era di fatto insolvente. In tale condizione la ricetta dell’austerità non funziona. È stata un fallimento e ha avuto enormi costi per i cittadini greci. Atene deve intraprendere un cammino di profonde riforme che le permettano di incassare le tasse e rendere efficiente l’amministrazione. Per farlo ci vuole un consenso politico e la minaccia dei creditori combinata all’austerità può diventare controproducente».
In questi giorni si rispolverano i precedenti di rotture di aree economiche: accadde perfino negli Stati Uniti negli anni ‘30 per diverse municipalità, in Canada per le tensioni con il Quebec, stava per succedere col referendum scozzese...
«Non a caso quando sembrava che gli scozzesi avrebbero deciso per la separazione, Londra mandò a dire che avrebbe rifiutato qualsiasi currency union per non finire come l’euro. Negli altri casi la rottura fu risolta perché c’era ben altra coesione politica rispetto all’Europa».
Cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi giorni?
«Il problema di liquidità di Atene è risolto con la legge speciale che impone alle municipalità di versare un acconto alla Banca di Grecia per 2 miliardi. La scadenza di maggio potrà essere onorata: ma entro giugno, prima che scattino le rate con la Bce, si deve assolutamente trovare l’accordo ».
In generale, al di là della Grecia, la Germania sta riconsiderando le politiche di austerità?
«In un contesto globale in cui la domanda cinese rallenta e gli americani aumentano il risparmio, la Germania ha il problema di piazzare il suo surplus commerciale: le serve un mercato europeo in cui la domanda ricominci a tirare».