Repubblica 25.4.15
“Caos graduatorie e bluff del posto fisso” esplode la rabbia contro la “Buona Scuola”
di Corrado Zunino
ROMA La scuola, e i suoi docenti precari eternamente insoddisfatti, oggi sono il fronte più avanzato della contestazione al Governo Renzi. Quelli che avversano il disegno di legge “La Buona Scuola” — un’agguerrita e organizzata minoranza — hanno una capacità di persuasione sui pari grado e di pressione sull’esecutivo superiore ad altri gruppi antirenziani: i metalmeccanici di Landini, il mondo antagonista. Il premier lo sa e ha deciso di saltare i contestatori sindacalizzati parlando direttamente agli insegnanti, con una lettera che sta partendo in queste ore e che vuole spiegare a un milione di dipendenti pubblici malpagati di che cosa è fatta la riforma. Di 101mila assunzioni (potrebbero salire di seimila unità), concorsi regolari ogni due anni, 500 euro ai docenti da spendere in cultura, dodici materie nuove o rinforzate.
Fuori il clima è surriscaldato. Il governo si è complicato la vita cambiando più volte l’istituto di legge che avrebbe dovuto trasformare la scuola — delega, poi decreto, poi disegno più delega — e più volte anche il merito delle questioni. Via tutti gli scatti d’anzianità, si diceva. Poi di nuovo scatti fissi con riduzione dei premiali. Prima 148mila assunti, poi ridotti di un terzo. Tutto questo intervenendo sul problema dei problemi della scuola italiana: l’affastellamento ventennale di graduatorie di insegnanti che hanno dato fino a ieri la speranza di un posto fisso a un esercito fuori controllo e tutt’altro che necessario: 600mila precari. La partita scuola è stata centrale fin dall’insediamento del governo, quattordici mesi fa. E il governo ha scelto di portarla avanti senza parlare con il sindacato, che si è ribellato aprendo — ieri, con i mille dell’universo Cobas in piazza — la stagione dei boicottaggi e delle manifestazioni. Si approderà allo scioperone del 5 maggio, che i Cobas vorrebbero trasformare in una grande marcia per Roma mentre i confederali temono l’abbraccio da sinistra. Quindi il boikot test Invalsi (5 e 6 maggio) e forse una manifestazione a chiusura il 12.
Ieri alla Festa dell’Unità di Bologna, a consumare il cacerolazo contro il ministro Stefania Giannini, c’erano i precari di seconda fascia, in gran parte esclusi dalle assunzioni del prossimo primo settembre. Al loro fianco gli studenti dei collettivi. «Squadristi, violenti, antidemocratici», li definisce il ministro Stefania Giannini. Ma la tensione nel corso di maggio sembra destinata a salire. Non è un caso che gli scolastici del governo — il sottosegretario Davide Faraone e la capoclasse Pd Francesca Puglisi — sul disegno di legge stanno cercando accordi con le opposizioni in commissione Cultura per venire incontro ai precari prima illusi e poi delusi. Gli uffici parlamentari stanno contando gli emendamenti — anche qui sono stati chiusi, riaperti e richiusi i termini di consegna — e oggi si saprà quanti sono sopravvissuti (oltre duemila i presentati). Ma sono già chiare le possibili novità, che soddisfano la Cgil, non i Cobas. Il Pd voterà per far rientrare tra gli assunti subito i seimila “secondi” del concorso 2012, gli idonei. E poi, per rispettare la sentenza della Corte di giustizia europea senza tagliare le gambe ai supplenti di lungo corso, approverà un articolo ponte per consentire a chi ha almeno 36 mesi di supplenze di insegnare fino al 2016, quando potrà accedere con punteggi speciali al concorsone. È di queste ore l’emendamento Malpezzi-Ghizzoni che reintroduce una vecchia idea del Pd: il “prof apprendista”. Dice che per diventare docenti ci si dovrà affidare a una laurea magistrale che permetterà di partecipare a concorsi annuali e quindi all’apprendistato triennale, pagato. La VII commissione dovrebbe infine decidere che al concorso 2016 parteciperanno solo abilitati. E qui si accontentano coloro che oggi hanno pagato e passato i tirocini di Taf, Pas, Scienze della formazione primaria. Lunedì si inizia a votare.