sabato 25 aprile 2015

Repubblica 25.4.15
Giannini contestata, flash mob in tutta Italia
I docenti la cacciano dalla Festa dell’Unità Renzi: “Chi educa non zittisce”
di Salvo Intravaia


IL MONDO della scuola dichiara guerra alla riforma Renzi-Giannini. A inaugurare la stagione delle proteste di piazza contro la “Buona scuola” proposta dal governo lo scorso mese di settembre, sono stati ieri mattina, Anief, Usb e Unicobas con un corteo mattutino lungo le strade della Capitale e un sit-in di protesta pomeridiano a piazza del Parlamento. Ma la tensione è alta ovunque. A Bologna, il previsto intervento del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, alla Festa dell’Unità non si è potuto svolgere per le forti contestazioni di alcuni insegnanti. E il 5 maggio si replica, con i sindacati confederali della scuola — Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals, Gilda e Cobas — che dopo quasi sette anni di manifestazioni a spizzichi e bocconi si ricompattano per dire no al preside-sceriffo e al licenziamento di migliaia di precari che hanno lavorato per anni come supplenti di “seconda fascia”. Che il clima sia incandescente si è capito ieri a Bologna, quando un gruppo di docenti dei Cobas attrezzati di pentole, padelle e posate, ha creato un frastuono tale da impedire al ministro di terminare il suo intervento. Neppure la senatrice del Pd, Francesca Puglisi, è riuscita a sedare gli animi per consentire all’inquilina di viale Trastevere di parlare. «Impedire di parlare non è democrazia», ha detto la Giannini bollando la contestazione come «aggressione violenta di una cinquantina di persone che noi sappiamo non rappresentare la scuola italiana». E il premier Renzi l’ha difesa in un tweet: «Un insegnante ascolta e rispetta le idee di tutti. Impedire di parlare è l’opposto di ciò che deve fare un educatore». Ma ormai la protesta di insegnanti e studenti sembra inarrestabile. Per gli organizzatori, al corteo di ieri nella capitale hanno partecipato oltre 10mila persone, ma secondo alcuni osservatori erano parecchi di meno gli insegnanti e il personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario) che hanno preso parte alla manifestazione: non più di un migliaio. E anche nel corso della mattinata non sono mancate le scintille. L’appuntamento è stato preceduto da una serie di manifestazioni che si sono tenute la sera prima in diverse piazze italiane, con docenti vestiti di nero e lumini accesi in mano. Il tutto a celebrare con un flashmob il “funerale della scuola” che si appresta a passare per l’ennesima riforma. Per Stefano D’Errico, segretario nazionale Unicobas, «bisogna stracciare e buttare nel cestino il disegno di legge Buona Scuola». «La protesta odierna — ha spiegato Marcello Pacifico, presidente Anief — manda un messaggio chiarissimo: occorre tornare ad investire nel settore, assegnando all’istruzione pubblica risorse adeguate. Perché senza congrui finanziamenti è impossibile realizzare riforme. Allo stesso modo, occorre recuperare i 200mila posti in organico tagliati negli ultimi anni, di cui 50mila appartenenti al personale Ata, che potrebbero farci tornare a realizzare quel tempo scuola settimanale cancellato a seguito della riforma Gelmini e a ripristinare le quasi 4 mila scuole autonome soppresse o fuse in modo incostituzionale».