mercoledì 22 aprile 2015

Repubblica 22.4.15
Via al divorzio breve, 6 mesi per lasciarsi
Oggi il sì definitivo alla legge che riforma il percorso di divisione della coppia, con o senza figli
Una rivoluzione: i tempi sono più che dimezzati
Ma per attuarla ci sono voluti oltre dieci anni
di Maria Novella De Luca


ROMA Il divorzio breve, ma forse bisognerebbe chiamarlo il nuovo divorzio italiano, è legge. A 41 anni dal referendum del 1974, a 28 anni dalla prima riforma del 1987, e dopo oltre 10 anni di discussioni in Parlamento, cancellare il proprio matrimonio diventerà, da oggi, un percorso “umano” anche nel nostro paese. Se non ci saranno sorprese (e il sì appare blindato), la Camera approverà stamattina la legge che istituisce il “divorzio breve”. Il cui cardine è un drastico accorciamento dei tempi. Tra la separazione e il divorzio non si dovranno più aspettare 3 anni, ma 6 mesi se l’addio è consensuale, e un anno se il percorso è giudiziale. E nulla cambia se nella ormai ex coppia ci sono figli minori: i tempi restano identici. Non solo. Cambiano anche le norme sul fronte patrimoniale: la comunione dei beni potrà essere sciolta nello stesso momento in cui si sottoscrive la separazione.
Il cambiamento è vero e radicale, e potrà incidere sulle cause di separazione in corso, “regalando” tempi più brevi a chi aspetta il divorzio. Per arrivare al sì di oggi, ci sono voluti però oltre dieci anni (è del 2003 il primo disegno di legge sul divorzio breve) un’infinità di cambi di governo, il superamento di un incredibile numero di ostacoli, quasi tutti figli della durissima opposizione del Vaticano. La Chiesa non ha mai fatto mistero di ritenere fondamentale un lungo periodo di attesa tra la separazione e il divorzio, sperando in un ripensamento delle coppie. Ma la statistica di chi “torna indietro” e salva il matrimonio non supera l’1% di chi si lascia.
Dunque una specie di rivoluzione per il nostro paese, eppure l’ultima seduta prima della votazione finale sul divorzio breve, che segnerà nel profondo la società italiana, è avvenuta in un’Aula quasi deserta... La relatrice, Alessia Morani del Pd, ha parlato di una «norma di civiltà». «Sono decenni che il Paese aspetta un accorciamento dei tempi, che porterà anche ad una riduzione di quelle conflittualità di cui sono vittime in primo luogo i figli delle coppie che scelgono di separarsi». Una legge che vede la luce con una maggioranza trasversale, insieme ad Alessia Morani il relatore è Luca D’Alessandro di Forza Italia, e sul varo del disegno di legge dicono di essere soddisfatti anche i grillini. «Abbiamo dato un contributo propositivo sia alla Camera che al Senato », rimarcano i M5S, «a dimostrazione che non diciamo sempre no... ». Contrario tenacemente ancora un piccolo gruppo di leghisti e qualcuno di Area Popolare. Alessandro Pagano di Ap, ad esempio, ha annunciato che in aula voterà contro, prevedendo, dice, «disastri inenarrabili » nelle famiglie italiane, quando la legge diventerà operativa.
Isolate profezie apocalittiche, perché oggi invece si cambia, prima il sì in aula, poi i tempi della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Ma la legge che verrà approvata stamattina è per molti ancora una mediazione. Verso quel “divorzio lampo”, stralciato da questo provvedimento, e che dovrebbe portare all’abolizione dei due gradi di giudizio quando finisce un matrimonio. Al Senato, infatti, la relatrice Rosanna Filippin aveva tentato di inserire nel disegno di legge la norma sul divorzio lampo, da ottenere senza passare per la separazione, provocando però una spaccatura nella maggioranza che sosteneva la legge sul divorzio breve. Norma stralciata poi, e rinviata a tempi migliori.
Sicura che oggi in aula non ci saranno sorprese, Alessia Morani aggiunge: «Nelle legislature precedenti, troppo spesso si è arrivati vicino all’approvazione di norme condivise dalla società civile, per poi arrestarsi a causa di impedimenti non sempre portati alla luce del sole. Con grande soddisfazione si può dire che in questa legislatura ciò non si ripeterà: stiamo lavorando per i diritti civili e il divorzio breve ne è la prova». Forse. Perché il nuovo ostacolo, e si spera che non ci vogliano dieci anni per venirne a capo, sono le unioni civili. Il cui cammino parlamentare si annuncia spinosissimo.