mercoledì 22 aprile 2015

Il Sole 22.4.15
«L’euro è irrevocabile, uscita non prevista»
Mario Draghi interviene (senza citarlo) sul caso greco
Voci di stretta Bce sulle banche del Paese
di Vittorio Da Rold


Mario Draghi ieri è entrato nella partita greca come fece a Londra nel famoso discorso del 26 luglio 2012: «L'irrevocabilità dell'euro è parte della cornice istituzionale dell'Ue fin dal trattato di Maastricht», e «l'uscita di un Paese membro dall'Eurozona non è prevista nei trattati». Con queste parole il presidente della Bce, in riposta all'interrogazione dell'europarlamentare greco Kostas Chrysogonos, ha voluto dare un segnale chiaro e univoco ai mercati, senza citare direttamente lil caso greco, come fece appunto con il «siamo pronti a fare qualsiasi cosa serva per salvare l’euro», del luglio 2012. Una frase che cambio il corso della storia europea.
La precisazione è giunta proprio mentre si erano diffuse voci che la Bce starebbe valutando altre misure per limitare l’afflusso di liquidità d’emergenza (Ela) alle banche greche. Secondo Bloomberg, lo staff dell’Eurotower avrebbe messo a punto una proposta che innalza l’haircut (ovvero una maggiore riduzione del valore nominale) sul collaterale che le banche elleniche devono presentare a garanzia dei finanziamenti ricevuti tramite la Banca di Grecia.
La misura non sarebbe ancora stata «discussa» ma solo «menzionata» dal consiglio direttivo della Bce, ma potrebbe essere valutata se Atene non raggiungerà l’accordo con l’Eurogruppo per sbloccare gli aiuti che sono bloccati da agosto.
Una brutta notizia per il governo Tsipras (se si realizzasse), ma attenuata dalla secca presa di posizione di Mario Draghi.
Il problema è che i negoziati tra Atene e creditori sono in stallo. Bruxelles fa mostra di avere la situazione sotto controllo: «Siamo pronti a qualsiasi evento ma escludo al 100% una Grexit», ha detto il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker in un’intervista a Politico - che ha avvia ieri le sue pubblicazioni in Europa- precisando anche che «non ci sarà un default». Gli Stati Uniti, invece, nel ruolo di “sceriffo globale”, sono preoccupati e sono tornati a fare pressioni affinché la Grecia e i suoi creditori raggiungano un accordo sul debito. Lo ha sostenuto Jason Furman, presidente del Consiglio dei consulenti economici di Barack Obama.
In un’intervista a Bloomberg Tv, Furman ha spiegato che quell’accordo è nell’interesse «del mondo intero». L’economista non sembra convinto delle rassicurazioni in arrivo dall’Europa, secondo cui un’uscita della Grecia dall’Eurozona avrebbe effetti contenuti: «Non credo sia un’esperimento che vogliamo testare. Se la Grecia e le istituzioni non trovano una strada per andare avanti, sarebbe terribile non solo per la Grecia. Sarebbe davvero un rischio che l’economia globale non vuole correre». Il ricordo del default della Lehman Brother il 15 settembre 2008, che ha provocato cinque anni di recessione globale, è ancora fresco nelle memoria americana.
Il rendimento dei bond ellenici biennali ieri è balzato ancora di 45 punti base al 29,50%, quello dei quinquennali è cresciuto di 40 punti base al 20,14%. Brutti segnali con la curva invertita dei rendimenti e le azioni delle banche greche in sofferenza , mentre S&P’s ha tagliato il rating dei quattro principali istituti di credito greci a Ccc+, come il debito sovrano .
Il primo ministro greco, Alexis Tsipras, sta preparando le contromosse in vista di un incontro bilaterale con il cancelliere tedesco, Angela Merkel, giovedì prossimo a Bruxelles, in occasione del vertice Ue sull’emergenza immigrazione. Il presidente dell’eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, un “falco”, ha ripetuto quello che dice da mesi: «Occorre trovare un accordo entro poche settimane» e ha ricordato che la famosa lista di riforme da predisporre in cambio degli aiuti sta procedendo.
Dopo il decreto presidenziale greco che obbliga tutti gli enti locali, a trasferire le loro riserve alla Banca di Grecia, i sindaci della Grecia hanno minacciato di fare ricorso contro il provvedimento che genera 1,5 miliardi di euro per le casse di Atene. Tsipras spera di siglare presto un accordo con Mosca in campo energetico. Alexei Miller, a.d. del gigante russo dell’energia Gazprom, ieri in visita ad Atene, ha detto che la Grecia potrà «ottenere anticipi usando come garanzia i diritti di transito del gas nel futuro Turkish stream che dovrebbe proseguire in territorio greco con 2 miliardi di finanziamenti aggiuntivi. Ma Mosca non ha fornito ulteriori dettagli. Troppo poco per Atene.