domenica 19 aprile 2015

Repubblica 19.4.15
Dario Nardella
“La sinistra sbaglia a gridare al golpe indietro non si torna”
“Ma quali rischi per la democrazia anche in Giappone aspettano le nostre riforme”
intervista di Giovanna Casadio

ROMA «Non c’è nulla da cambiare nelle riforme, l’Italicum è una legge elettorale sul modello di quella dei sindaci, su cui nessuno ha mai avuto da ridire. Il Senato non può tornare elettivo». Dario Nardella, sindaco di Firenze, renziano della prima ora, studi da costituzionalista, è convinto che «a guardare nel merito non c’è ragione di questa drammatizzazione e scontro politico nel Pd sulle riforme».
Sindaco Nardella, si può fare uno scambio tra l’Italicum “blindato” e modifiche all’impianto del nuovo Senato?
«Sarebbe sbagliato immaginare di barattare la riforma costituzionale con la legge elettorale. Sono due aspetti collegati ma ben distinti».
Però cambiamenti al testo di riforma costituzionale non sono esclusi?
«Intanto penso che vi siano aspetti cruciali della riforma del Senato che se si modificassero, annullerebbero la riforma stessa. Mi riferisco ai capisaldi del Senato non elettivo, quindi nessuna indennità ai parlamentari, che non fa male di questi tempi; l’esclusione del voto della fiducia; la differenza di competenze ».
Renzi tuttavia apre sulla riforma del Senato, la ministra Boschi no. C’è una certa confusione?
«No, non vedo confusione. Le aperture sono sulle modalità di formazione del Senato, come ha spiegato anche Ettore Rosato. Ma non si può mettere in discussione la non elettività, sarebbe come rimettere le lancette dell’orologio all’indietro di due anni ».
Per la minoranza dem l’accoppiata Italicum-nuovo Senato è pericolosa.
«Dove sono questi rischi per la democrazia? Da sindaco osservo che la nuova legge elettorale si ispira pragmaticamente al modello elettorale più efficace che abbiamo in Italia ovvero quello dei Comuni, introdotto nel 1993. Ci siamo dimenticati le continue crisi e l’instabilità dei Comuni prima di allora? In questi anni nessuno ha mai urlato al golpe eppure l’Italicum assomiglia notevolmente al sistema elettorale comunale. L’anomalia rispetto agli altri paesi europei non sono le due riforme ma l’attuale sistema italiano».
Una trattativa con i dissidenti è possibile?
«Non la metterei in questi termini. La discussione è cominciata da tempo. Altro che poco dibattito. Inoltre il testo approdato alla Camera contiene già molte concessioni come quella delle preferenze».
Non ce ne è bisogno di altre?
«Tutte le richieste ragionevoli sono state accolte. Ora alla vigilia del voto finale ogni tentativo di modifica rilevante sortirebbe l’unico effetto di bloccare la riforma elettorale. Questa legge prima ancora che per il Pd è un test per la credibilità dell’Italia. Sono appena tornato dal Giappone e mi sono reso conto che c’è una aspettativa verso le riforme istituzionali italiane tanto quanto verso quelle economiche. Spero che si sdrammatizzi. Arrivare in porto sarà una vittoria di tutti i dem, minoranze incluse».
La fiducia sulla legge elettorale sarebbe una forzatura?
«Non è esclusa dalla Costituzione, ma certo è una extrema ratio».
Le dimissioni di Speranza da capogruppo vanno respinte?
«Penso che il suo gesto meriti rispetto massimo, anche se resto convinto, conoscendolo, avrebbe potuto continuare a dare un aiuto decisivo».
Il Pd rischia scissioni?
«Non voglio neppure pensarlo »