La Stampa 19.4.15
Scuola, dopo sette anni
torna lo sciopero unitario
I sindacati: stop il 5 maggio contro questa riforma
di Flavia Amabile
Scuola, dopo sette anni
torna lo sciopero unitario
I sindacati: stop il 5 maggio contro questa riforma
di Flavia Amabile
Dopo quasi sette anni i sindacati hanno deciso di proclamare uno sciopero unitario contro la riforma della scuola del governo Renzi. Era dai tempi della rivoluzione Gelmini sul tempo pieno e il maestro unico che i rappresentanti dei lavoratori non erano così compatti. Di fronte alla «Buona Scuola» di Renzi, invece, hanno deciso di superare differenze e ostacoli organizzative per scegliere una data comune: il 5 maggio la stragrande maggioranza delle sigle del mondo dell’istruzione si fermeranno. Parteciperanno insegnanti, personale Ata e studenti.
La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini ha espresso tutto il suo «rispetto per chi sciopera», ma ha anche ricordato che quando la riforma «sarà capita fino in fondo da tutti ci sarà un’accettazione ma soprattutto una partecipazione più ampia».
Lo sciopero è indetto da Flc-Cgil, Uil-Scuola, Cisl-Scuola, Gilda-Unams, Snals-Confsal. Hanno preso le distanze solo Unicobas, Anief e Usb perché la discussione sul testo del ddl inizierà il 23 aprile e il 5 maggio «potrebbe essere già troppo tardi».
A far capire quanto la battaglia contro il ddl del governo Renzi sia importante per i sindacati è stato testimoniato dalla presenza ieri in piazza anche dei segretari generali. Susanna Camusso ha chiesto di procedere con lo sciopero e di farlo «unitariamente». Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, ha criticato il modello di scuola previsto dalla riforma: «In passato abbiamo già avuto un solo uomo al comando e ha creato iniquità e clientelismo». Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, chiede il decreto legge per le assunzioni perché con il disegno di legge «sarà davvero complicato fare le assunzioni entro settembre. Non si fanno le riforme con le consultazioni online».
I sindacati contestano diversi punti del ddl. I tempi incerti delle assunzioni promesse, gli esclusi dalle assunzioni promesse, fra cui i vincitori dell’ultimo concorso e i precari che la sentenza della Corte Europea e di alcuni tribunali italiani chiedono di stabilizzare. Contestano il potere eccessivo che assumerebbero i presidi.
L’attesa è ora per quello che accadrà durante la discussione parlamentare. Lunedì anche il Pd si riunirà per fare il punto sulla scuola perché anche nel partito di Renzi si stanno mettendo a punto gli emendamenti al ddl. Se Francesca Puglisi, responsabile Scuola sostiene che lo sciopero «è ingiusto», Stefano Fassina della minoranza del partito chiede che il testo sia «profondamente corretto».
La discussione si annuncia ricca, la stessa presidente della Camera Laura Boldrini ha rassicurato tutti: «Nell’ambito delle mie prerogative faccio sempre in modo che i provvedimenti vengano discussi in profondità e che ci sia dibattito in Aula».
Secondo Francesco Scrima, leader della Cisl scuola, Renzi si sta comportando da «apprendista stregone» di una materia di cui non ha «né conoscenza né competenza». Domenico Pantaleo, segretario generale Flc Cgil, chiede «la stabilizzazione dei precari, il rinnovo del contratto, e che si realizzi, finalmente, una scuola autonoma, libera da molestie burocratiche».
Massimo Di Menna, leader della Uil Scuola, chiede assunzioni per decreto, la stabilizzazione dei precari come deciso dalla Corte Europea e di fare a meno di un preside «con super poteri». Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda, avverte che il 5 maggio non è la fine della battaglia ma l’inizio «a costo di scioperare anche nel periodo degli scrutini».