domenica 12 aprile 2015

Repubblica 12.4.15
Gassmann indaga la follia e dal nido del cuculo si alza un grido di libertà
di Rodolfo Di Giammarco


I TITOLI sono spesso un richiamo, ma Alessandro Gassmann non ha teatralizzato il film Qualcuno volò sul nido del cuculo. In origine la storia fu un romanzo del ‘62 di Ken Kesey ricavato da rapporti con pazienti psichici, e l’autore fu detenuto per Lsd come (in modo più pesante) Antonin Artaud fu internato a causa degli allucinogeni. La traccia di Gassmann è oggi il dramma dal vivo di Dale Wasserman ricavato nel ’63, con Kirk Douglas protagonista (il film con Jack Nicholson è del ’75), puntando su un adattamento “napoletanizzato” di Maurizio de Giovanni (scrittore di noir e enclave “bastarde”) e su un’ambientazione dell’82 nel manicomio di Aversa. L’obiettivo dello spettacolo è, tra energia poetica e congestionato (anche troppo) impegno, qualcosa che fa pensare a La corsia n. 6 di Cechov e a La pecora nera di Ascanio Celestini. L’ospedale psichiatrico che Gassmann ha chiesto allo scenografo Gianluca Amodio si concretizza in un emiciclo da asylum-carcere con statua della Madonna, guardiola per l’infermiera, modeste sedie da circolo e alte vetrate con al culmine celle che ospitano i “cronici” inguardabili. In basso, un manipolo di disturbati, con problemi d’insicurezza verso l’esterno e un potere dispotico delegato a una suora vigilante, Elisabetta Valgoi. Si colgono, nella traduzione di Giovanni Lombardo Radice trattata da de Giovanni, inflessioni campane, ma a farsi portatore del dialetto più ispido è il nuovo paziente, Daniele Russo, che fa l’alienato pur di evitare il penitenziario e presto si fa sveglia-coscienza di tutti. Qui il match in tv che viene negato è Italia-Germania, ma nel velatino sul proscenio si proietta l’euforia da gol vista con l’immaginazione. Gassmann s’avvale con moderatezza e umanità di più videografie che riproducono sogni falliti, slanci anomali, surreali miraggi femminili, fino a un epilogo di grosso effetto. In virtù di certe solitudini, diventa una pietra miliare in carne e ossa il gigante italovenezuelano, Gilberto Gliozzi, che da una catatonica chiusezza passa a una tenera e parlata incompatibilità con la madre/terra fino a condividere col nuovo ospite l’elettroshock (il “negozio di ferramenta”) e a soffocarlo quando l’amico sarà vittima di lobotomia. La messinscena che Gassmann riserva alla produzione del Teatro Bellini ha un suo appassionato pudore nel maneggiare gli eccessi. Pur inserendo salve di chitarra, guaiti e una festa da sballo in un manicomio dove un giovanotto s’impicca per vergogna sessuale. Oltre a Russo che ha un suo insofferente perché, e alla gelida Valgoi, vanno citati Mauro Marino per il suo socievole prototipo gay, Daniele Marino, Giacomo Rosselli, Alfredo Angelici.
QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO di Dale Wasserman Uno spettacolo di Alessandro Gassmann Con Daniele Russo, Elisabetta Valgoi. Napoli, T. Bellini fino al 19