sabato 11 aprile 2015

Repubblica 11.4.15
La diffidenza dell’Accademia e quel Nobel vinto a metà
di Massimiano Bucchi


«EINSTEIN non dovrà mai ricevere il premio Nobel, neanche se ce lo chiedesse il mondo intero!». Così, nel 1921, Allvar Gullstrand, membro di spicco dell’Accademia Reale delle Scienze di Svezia, chiuse perentoriamente una delle tante discussioni sull’opportunità di assegnare il premio Nobel per la fisica ad Albert Einstein. Da tempo il nome di Einstein veniva suggerito, quasi ogni anno, per il prestigioso riconoscimento. Ma per molti degli accademici chiamati a scegliere, la teoria della relatività era difficile da comprendere; Gullstrand la liquidò come mera speculazione, più metafisica che fisica. Forse sull’esitazione del Comitato Nobel pesò, almeno in parte, l’ostilità verso Einstein e la relatività sviluppatasi in alcuni settori scientifici e politici tedeschi. Di sicuro l’austero ambiente accademico svedese era imbarazzato, e forse perfino infastidito, dal crescente clamore mediatico intorno alla figura di Einstein. Da quel giorno del novembre 1919 in cui i maggiori quotidiani internazionali, tra cui il New York Times , avevano parlato in prima pagina di “trionfo” e la “rivoluzione”, dando notizia di risultati sperimentali in linea con la sua teoria, Einstein si era trasformato in una celebrità mondiale, inseguita ovunque dai media per un commento o una foto.
Nel 1921, le proposte di assegnazione del Nobel ad Einstein erano ormai divenute una valanga. Qualcuno all’Accademia provò a far notare che ormai «Einstein era più famoso dello stesso premio Nobel», ma ancora una volta non ci fu nulla da fare: si preferì non assegnare il premio. Nel 1922 un’altra bocciatura per la relatività, ma un nuovo membro del Comitato, Carl Wilhelm Oseen, riuscì a proporre e fare accettare una soluzione inattesa: premiare Einstein «per la scoperta della legge dell’effetto fotoelettrico». Così furono assegnati due premi per la fisica: uno a Niels Bohr per l’anno in corso, il 1922; l’altro a Einstein, appunto, ma “retrodatato” al 1921, l’anno della mancata assegnazione. Tuttavia la relatività scottava ancora per l’Accademia, al punto che perfino sul diploma ufficiale, unico caso in tutta la storia del premio, si volle specificare: «Indipendentemente dal valore che (dopo eventuale conferma) possa essere attribuito alla teoria della relatività». Si raccomandò anche a Einstein di non menzionare la relatività nel suo discorso a Stoccolma. Raccomandazione inutile, perché lo scienziato ebbe la notizia quando si trovava su un piroscafo diretto in Giappone. Ricevette il premio l’estate successiva a Göteborg. In prima fila ad ascoltarlo, uno spettatore «desideroso di imparare qualcosa sulla relatività »: Re Gustavo V di Svezia. Oltre che specchio dei complessi rapporti tra scienza e politica tra le due guerre, la tribolata assegnazione del Nobel a Einstein è anche un esempio di quanto sia talvolta difficile, anche per gli scienziati, accettare e valutare idee nuove.