giovedì 9 aprile 2015

La Stampa 9.4.15
Le coop, le tangenti e il Pd
Arriva un nuovo pentito
di Guido Ruotolo


E adesso nella inchiesta sulla coop Cpl-Concordia c’è anche un secondo «dichiarante», dopo il consulente responsabile delle relazioni istituzionali, Francesco Simone: si chiama Nicola Verrini, assunto nel 1991 come tecnico di cantiere, dal 2012 è il responsabile commerciale della coop da Roma in giù. Anche lui, come Simone, ha deciso di rispondere alle domande dei pm Woodcock, Carrano e Loreto, dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al gip della settimana scorsa.
Martedì mattina i suoi legali, come ricorda l’avvocato Michele Iasonni di Modena, l’hanno convinto a chiedere ai pm di essere interrogato, «avendo letto gli atti dell’inchiesta». E l’interrogatorio, non a Poggioreale ma in procura, è stato registrato. Iniziato alle 15, si è concluso poco prima delle 21.
Come per Simone, anche per Verrini non sono in programma nuovi interrogatori. La procura vuole verificare le loro dichiarazioni su - fanno sapere gli inquirenti - «temi diversi», smentendo (in parte) le indiscrezioni che vorrebbero che su alcuni aspetti le loro dichiarazioni non sarebbero concordanti. L’avvocato Iasonni sottolinea che il suo assistito nelle quasi sei ore di interrogatorio non ha mai detto «non ricordo», o «mi avvalgo della facoltà di non rispondere». E ha parlato di tutto. Delle relazioni del presidente della coop Casari con il Pd ai rapporti della cooperativa con gli amministratori (bipartisan) locali, dagli appalti in Campania e più in generale a livello nazionale ai rapporti con le Fondazioni, le associazioni, la politica.
Le verifiche
È la vigilia di un terremoto che va oltre i confini regionali della Campania? I pm titolari della inchiesta sono abbottonatissimi. Devono verificare le dichiarazioni dei due indagati finiti a Poggioreale l’altro lunedì. Nelle quindicimila pagine degli atti depositati al gip, vi sono tantissime intercettazioni ambientali in cui parlano Verrini e Simone, che avevano le loro scrivanie negli stessi locali romani della coop dove gli uomini del Noe dei Carabinieri del colonnello Di Caprio avevano piazzato le microspie.
Da un certo punto di vista, se si dovesse rivelare genuina la decisione di Verrini di collaborare, le sue dichiarazioni potrebbero aprire nuovi scenari. Scrive il gip nella misura cautelare: «Le esposte fonti di prova hanno, infatti, posto in risalto la serialità, la sistematicità e l’evidente indeterminatezza del programma delittuoso, riferito ai numerosissimi affari trattati e gestiti dall’articolazione campana della coop Cpl Concordia in una maniera che potremmo definire criminale».
Verrini, forse più dello stesso Simone - che, seppur responsabile delle relazioni istituzionali è un esterno, un consulente della cooperativa stessa - è in grado di dare sostanza alla tesi della accusa.
Gli accordi
E forse gli altri indagati della cooperativa temono più le dichiarazioni di Verrini che quelle di Simone «Tom Tom», che era in grado di arrivare ovunque. Ma era Verrini che doveva trattare, chiudere gli accordi. E lui è uno che è cresciuto, ha fatto carriera nella cooperativa.
«Ha risposto su tutto - precisa il legale del direttore commerciale della Cpl - sui rapporti della cooperativa con le Fondazioni, con ItalianiEuropei e Icsa. Ha dato delle spiegazioni e non è rimasto fuori nulla. Anche sui rapporti politici a livello della Campania e a livello nazionale».
La procura di Napoli lunedì, in occasione della discussione al Tribunale della libertà, depositerà nuovi atti, gli interrogatori di garanzia degli indagati finiti in carcere o ai domiciliari. E intanto andrà avanti con l’attività di indagine. Sicuramente dovrà inviare ad altri uffici di procura carte che riguardano appalti ed episodi che non sono di sua competenza. E aprirà nuovi filoni di attività, come è accaduto con la metanizzazione di Procida, il giorno dopo le dichiarazioni di Simone.