venerdì 3 aprile 2015

La Stampa 3.4.15
La vera posta in palio è più ampia
di Roberto Toscano

Non è la prima volta, nella storia dei negoziati internazionali, che una scadenza negoziale viene ignorata per permettere di raggiungere un’intesa anche fuori tempo massimo. Pensiamo in particolare alle volte in cui a Bruxelles si è ricorso all’accorgimento di «fermare gli orologi».
È successo anche a Losanna. Dopo un negoziato a oltranza che ha compreso nottate in bianco, nel tardo pomeriggio di ieri due tweet - del ministro degli Esteri iraniano Zarif e del Presidente Rohani - annunciavano: «Trovata una soluzione».
Poco dopo, l’annuncio ufficiale dell’accordo raggiunto è stato dato con la lettura di un comunicato congiunto da parte dell’Alto Rappresentante Federica Mogherini e del Ministro Zarif. Anche se il comunicato conferma che la stesura dei contenuti dell’intesa dovrà avvenire entro il 30 giugno, risulta evidente che, contrariamente a quanto si era ritenuto da parte di alcuni commentatori, non si è trattato soltanto di un rinvio dei problemi irrisolti, ma di un’effettiva intesa su alcuni punti politicamente qualificanti.
Il breve testo comprende alcune significative concessioni sia da parte iraniana (limitazioni e controlli) sia da parte americana ed europea (rimozione delle sanzioni, anche se si tratterà di un processo graduale).
Resta ancora della strada da fare per dire che possiamo considerare definitivamente risolta una questione che da oltre dieci anni occupa una posizione centrale fra le tematiche internazionali, e non mancheranno certo i tentativi di ostacolare il raggiungimento di questo obiettivo.
Obama è subito intervenuto con una dichiarazione in cui ha tenuto a sottolineare che l’accordo «rende il mondo più sicuro», ma ha anche dimostrato di essere ben consapevole delle difficoltà che rimangono da superare quando ha annunciato che contatterà Netanyahu per «spiegare e difendere l’intesa preliminare (tentative)», e ha rivolto un appello al Congresso perché non cerchi di «uccidere l’accordo». Va ricordato infatti che a Washington John Bolton, che ha scritto un paio di giorni fa che l’unico modo di fermare una bomba iraniana è bombardare l’Iran, è tutt’altro che solo, e dobbiamo anzi aspettarci un inasprirsi dell’attacco a Obama, che ieri un’inserzione nel Washington Post rappresentava come novello Chamberlain. Senza parlare di chi, come Israele e Arabia Saudita, teme che se dovesse essere tolto di mezzo l’handicap della questione nucleare, Teheran potrebbe esercitare un forte ruolo regionale potenzialmente egemonico. Non sarà facile per Obama convincerli, o quanto meno evitare una loro reazione che potrebbe essere problematica. Ma il passo avanti registrato a Losanna è molto significativo, e si proietta nelle sue ripercussioni ben al di là del solo tema nucleare.
E’ proprio per la vasta e sostanziale posta geopolitica in gioco che raggiungere l’intesa-quadro di Losanna è stato così difficile.
Se il risultato è stato raggiunto è probabilmente perché né gli americani né gli iraniani potevano permettersi un fallimento. Obama ha puntato molto su un accordo senza il quale il suo doppio mandato si sarebbe concluso, sotto il profilo della politica estera, con soli fallimenti, mentre Rohani sapeva che un mancato accordo avrebbe segnato la fine del suo disegno centrista/riformista e un nuovo spostamento dell’asse politico interno su posizioni di chiusura conservatrice non solo nella politica estera.
L’Europa ha svolto in questo negoziato, che nelle sue ultime battute ha pure rivelato la sua sostanza bilaterale irano-americana, un ruolo non primario ma importante, così come è stato importante il ruolo della Russia, soprattutto, a quanto si è saputo, sul punto della necessità di una risoluzione del Consiglio di sicurezza sulla rimozione delle sanzioni.
E sempre a proposito di Europa, dobbiamo salutare il fatto che Federica Mogherini, che sulla questione nucleare non aveva potuto assumere il proprio ruolo (rimasto affidato a Lady Ashton), è giustamente ricomparsa nella fase conclusiva per marcare visibilmente, con la lettura del comunicato finale in parallelo con Zarif, il ruolo e l’interesse europeo.