venerdì 3 aprile 2015

La Stampa 3.4.15
Nucleare, c’è l’accordo con l’Iran
Obama: il mondo è più sicuro
Via le sanzioni in cambio della riduzione dell’arricchimento di uranio. La ratifica a giugno
di Paolo Mastrolilli


Dopo otto giorni, e diverse notti di negoziato a Losanna, l’Iran e la comunità internazionale hanno raggiunto l’accordo che il presidente americano Obama ha definito come «la migliore occasione per risolvere in maniera pacifica la questione del programma nucleare». L’intesa, se diventerà un trattato vincolante entro fine giugno, fermerà la corsa della Repubblica islamica verso la bomba atomica, e cambierà gli equilibri del Medio Oriente, nella speranza che nel frattempo il paese si dia una leadership più moderata e responsabile.
Mercoledì le trattative sono durate fino alle 6 del mattino, ma alle 11 di ieri i diplomatici di Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, Germania, Unione Europea e Iran sono tornati al tavolo, per definire i punti dell’accordo da completare entro l’inizio dell’estate. Poco prima delle otto di sera, l’Alto rappresentante della Ue per la politica estera Federica Mogherini e il ministro iraniano Javad Zarif sono andati al podio, per leggere in inglese e in farsi una dichiarazione congiunta. «Oggi - ha detto la Mogherini - abbiamo compiuto un passo decisivo, raggiungendo i parametri dell’intesa. La determinazione politica e la buona volontà di tutte le parti l’ha reso possibile».
Le condizioni
La Casa Bianca poco dopo è scesa nei dettagli, chiarendo quali sono i punti che dovranno essere scritti e firmati entro il 30 giugno. L’Iran ha accettato di ridurre le sue centrifughe di due terzi, dalle 19.000 attuali a 6.104, di cui 5.060 arricchiranno uranio per 10 anni. Saranno tutte centrifughe del tipo IR-1, cioè le meno avanzate, e per 15 anni non andranno sopra la soglia del 3,67% di arricchimento. Tutto il materiale in eccesso verrà messo sotto il controllo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Questo, secondo Washington, significa che il tempo necessario a Teheran per costruire una bomba sale dai 2 o 3 mesi attuali, a un anno, dando quindi alla comunità internazionale lo spazio necessario per intervenire se violasse le intese. È l’ormai famoso «breakout time», su cui si è giocata gran parte del negoziato. 
L’unica centrale dove continuerà l’arricchimento sarà Natanz, mentre la struttura segreta di Fordow verrà riconvertita per la ricerca pacifica, senza custodire materiali fissili. Arak smetterà di produrre plutonio a livello compatibile con la costruzione di un’arma, diventerà un reattore ad acqua pesante per la ricerca, e il fuel usato verrà trasportato all’estero. L’Aiea potrà condurre ispezioni senza precedenti, visitando anche luoghi finora segreti come la base di Parchin, dove secondo l’intelligence aveva sede il vero programma per costruire l’atomica. Molto importanti sono i tempi. L’Iran aderirà a questi limiti per la produzione di uranio arricchito per 10 anni, non costruirà altre strutture per 15 anni, e sarà sottoposto ai controlli dell’Aiea per 25 anni. In cambio, dopo la firma del trattato e la verifica della sua applicazione, tutte le sanzioni relative al programma nucleare verranno eliminate, ma quelle per gli altri temi di disaccordo con gli Usa, come la sponsorizzazione del terrorismo o le violazioni dei diritti umani, resteranno in vigore.
La scommessa americana
La scommessa della Casa Bianca è che in questo arco di tempo Khamenei e i conservatori perderanno la presa sul paese, e le nuove generazioni iraniane si daranno una leadership disposta a comportarsi in maniera responsabile, magari dialogando con l’Arabia Saudita e aiutando a fermare tanto il terrorismo sunnita dell’Isis o di al Qaeda, quanto quello sciita di Hezbollah. Non a caso, già ieri Obama ha chiamato il re saudita e il premier israeliano, per rassicurarli. Netanyahu ha bocciato l’intesa, ma Obama ha risposto che «l’alternativa era fare un’altra guerra in Medio Oriente, con cui avremmo ritardato il programma nucleare iraniano di meno anni». Su questa scommessa, su questo primo segnale incoraggiante in un mondo che sembra sempre più fuori controllo, si giocheranno la sicurezza e il futuro di tutti.