mercoledì 29 aprile 2015

La Stampa 29.4.15
“Anche nell’America di Obama
l’eguaglianza è un miraggio”
La scrittrice Toni Morrison: spaccati dalle differenze di razza
di P. Mass.


Sfoggia uno scialle panterato, Toni Morrison, come se stesse per infilzare qualcuno con gli artigli. E infatti lo fa, alla prima occasione: «Un codardo armato è la cosa più pericolosa al mondo. Queste violenze della polizia hanno provocato un’emergenza come all’epoca della rivolta di Los Angeles, ma sono il sintomo di un problema più vasto: la razza conta, e conta per il peggio».
La premio Nobel per la letteratura è venuta all’organizzazione culturale di Manhattan 92Y per presentare il suo nuovo romanzo, «God Help the Child», che uscirà in autunno in Italia da Sperling & Kupfer. Racconta la storia di una bambina nera abusata, nei nostri tempi, e forse anche per questo la conversazione col pubblico scivola subito sull’attualità. Mentre la moglie del sindaco de Blasio, Chirlane McCray, sale sul palco per presentarla, Baltimora brucia. Tra gli spettatori, poi, siede il professore Cornel West, l’intellettuale nero che ha accusato il presidente Obama di aver tradito i neri, e Toni lo chiama subito per elogiarlo: «Race matters», dice la Morrison, la razza conta ancora, citando un famoso libro di denuncia dell’ex collega all’Università di Princeton. «Ma l’avete vista questa roba dei poliziotti? A North Charleston un agente bianco ha scaricato la pistola nella schiena di un nero, perché si sentiva minacciato. Cioè, il nero stava scappando dal poliziotto perché aveva paura di lui, e il poliziotto gli ha sparato alle spalle perché si sentiva minacciato da uno che stava fuggendo? Davvero? Ma dove siamo arrivati? E adesso questo ragazzo di Baltimora, a cui hanno spezzato la spina dorsale».
Senza vie di scampo
Morrison non critica Obama, come ha fatto amaramente West, perché pensa che il problema sia molto più ampio di una persona: «Nel nuovo romanzo la protagonista è una ragazza bellissima, ma questo non basta a salvarla. Non basta neppure l’intelligenza. Non basta nulla, per i neri in America, perché purtroppo la razza conta ancora e serve ad affossarci». L’elezione di Obama, per quanto significativa per la storia, è stata un’illusione, se non una complicazione: «Gli ultimi anni che ho insegnato a Princeton era difficile parlare dei problemi razziali, perché i ragazzi non erano interessati. Non la vivevano come un problema, nelle loro relazioni personali. Mi aveva incoraggiato, questo fatto: vuoi vedere che sta davvero cambiando qualcosa? Ma ora mi chiedo dove sono finiti quei ragazzi: saranno tornati a frequentare i corsi sui problemi razziali?».
Divisi dalle opportunità
La Morrison confessa che si era scoraggiata pure lei: «Mi era passata la voglia di scrivere, queste violenze mi avevano paralizzata. Poi un amico mi ha chiamata, per rimproverarmi: cosa fai, molli proprio adesso? Un artista serve nei tempi difficili, non quando fila tutto liscio. Mi ha fatto pensare a quelli che scrivevano nei gulag o nei campi di concentramento, e mi sono sentita una stupida: loro morivano per farsi sentire, e io mi faccio venire il braccetto?».
Perciò ha deciso: «Devo tornare ad alzare la voce, come all’epoca delle audizioni per il giudice Clarence Thomas, la rivolta di Los Angeles o il processo a O.J. Simpson. Questo è un momento fondamentale di crisi per l’America». Toni dice di avere «tutte le soluzioni al problema», che cominciano dal riconoscere come gli Usa sono spaccati dalle differenze di razza e di opportunità. Poi aggiunge: «A tagliare le teste non ci vuole nulla, tutti sono capaci di farlo. Gli esseri umani si ammazzano a vicenda da quando esistono. La cattiveria, la violenza, sono sempre a disposizione, e come scrittore devo occuparmene, perché sono una parte importante e affascinante della nostra natura. La bontà invece è noiosa, sdolcinata. La cattiveria però non mi interessa più, come non mi interessava quando la trovavo nei fumetti da bambina. Quello che mi interessa davvero oggi, quello che mi colpisce, sono le persone che non si rassegnano e cercano di fare una differenza positiva, ovunque si trovino. È l’unica risposta possibile ai codardi armati».