mercoledì 22 aprile 2015

La Stampa 22.4.15
Cuperlo: Matteo, vale la pena rompere così il partito?
“Non voglio pensare cosa succederebbe con la fiducia”
intervista di Antonella Rampino


Sdrammatizza sul mancato invito alla Festa dell’Unità nel settantesimo della Liberazione a Bologna, «per me non è la prima volta, i veri problemi sono altri». Testardamente, lancia un ultimo, ennesimo appello a Renzi e alla maggioranza: «È ragionevole, è politicamente opportuno approvare la regola fondamentale della competizione democratica con una spallata? Con i soli voti della maggioranza che sostiene il governo, e neanche tutta dato che il Pd è spaccato?». Gianni Cuperlo è il politico che contese alle primarie il ruolo di segretario del Pd proprio a Renzi e che poi, divenuto presidente del partito, si dimise in una polemica scoppiata - era il gennaio del 2014 - proprio sull’Italicum. Parlandogli, si capisce che il punto dolente, anche oltre l’Italicum, è la violenta spaccatura nel Pd. Un partito che né Cuperlo né gli altri delle minoranze interne hanno intenzione di lasciare, come si comprende bene anche da questa intervista.
Cosa non la convince sull’Italicum?
La legge elettorale perfetta non esiste, ma qui non convince la combinazione con la riforma costituzionale. L’assetto complessivo di un sistema elettorale che porterà un Parlamento composto a prevalenza da nominati dei vertici dei partiti e con una riforma del Senato che lo trasformerà in un ibrido, né assemblea delle garanzie, né assemblea delle autonomie.
Secondo lei Renzi ha accelerato sull’Italicum perché la riforma costituzionale è a rischio?
Orsina proprio sulla Stampa ha chiamato la legge Prorenzum e l’ha definito il male minore, credo rispetto al Porcellum. Ma accettando di discutere ancora si potrebbe arrivare a un risultato importante. Renzi vuole che l’Italicum resti così, al più ci aggiungerebbe un punto esclamativo. Ma arrivarci col solo sostegno della maggioranza, e neanche tutta vista la profonda frattura nel Pd, vale la pena?
Intanto i dieci della minoranza Pd sono stati sostituiti in blocco, e le altre opposizioni hanno abbandonato anche loro la Commissione...
È la prima volta nell’intera storia parlamentare repubblicana che si procede a una sostituzione di questa entità, e tra quei dieci ci sono il precedente segretario del partito, la precedente presidente... È ragionevole, dato anche il clima politico che c’è nel Paese? Non è così che si vara la legge regina delle regole di rappresentanza politica. Mi appello ancora a Renzi perché cerchi e trovi una soluzione. Allargando e non restringendo lo schieramento che voterà per le riforme.
Cosa farete?
La battaglia si sposta in Aula.
Farete squadra con le altre opposizioni?
Voteremo insieme quello che ci sembrerà giusto. Nessuno di noi della minoranza Pd vuole impedire che la riforma tagli il traguardo, nessuno vuole un danno al governo, nessuno di noi vuole male al Pd. Teniamo al principio del confronto dentro il Parlamento: le regole comuni si scrivono insieme, poi ci si divide sulla politica.
Che farete se il governo porrà la fiducia?
Non voglio neanche pensarci. Sarebbe uno sfregio pure alla prassi parlamentare.
La fiducia sulla legge elettorale però la mise un politico del calibro di Alcide De Gasperi nel ’53....
«La mise su una legge elettorale che si chiamò truffa, ma che prevedeva un premio per chi avesse conquistato una maggioranza oltre il 50 per cento dei voti».
E De Gasperi poi vinse o perse le elezioni?
«Le vinse».
(O le perse? La Dc, con Psdi, Pri e Pli alle elezioni del ’53 non raggiunse il 50 per cento che avrebbe fatto scattare il premio di maggioranza previsto dalla nuova legge elettorale, ndr.)