martedì 21 aprile 2015

La Stampa 21.4.15
Bindi: “Se mettono la fiducia altro che i 101 di Prodi”
“Rischia di esserci qualche conseguenza...”
di Ilario Lombardo


Dopo tanti anni di esperienza parlamentare, in questa legislatura finalmente Rosy Bindi era riuscita a ottenere un posto in commissione Affari Costituzionali, come desiderava e chiedeva da tempo.
E adesso è stata sostituita d’imperio. Come la vive?
«Sul piano personale ero preparata, tanto più che c’era il precedente del Senato. I regolamenti lo consentono. Perciò sapevo che la vera battaglia sarebbe stata in aula. Dal punto di vista politico invece la sostituzione di massa fotografa bene le difficoltà nelle quali ci troviamo dentro il Pd».
In aula cosa succederà?
«Rischia di esserci qualche conseguenza…Le nostre sono modifiche di merito per migliorare la legge nella direzione del bipolarismo che auspica Renzi. Spero che non sia l’ultimo atto, ma ci sia disponibilità a un confronto sugli emendamenti. Perché con l’Italicum così com’è torniamo indietro di 20 anni. Tra l’altro, con il premio alla lista c’è il rischio concreto di andare al ballottaggio con il M5S: cioè stanno dando la patente di sfidante alla forza politica che definiscono populista».
Cosa vuol dire che ci sarà qualche conseguenza?
«Mi auguro che alla fine non venga messa la fiducia. Sarebbe incostituzionale, una contraddizione in termini. La legge elettorale non è un atto del governo, ma è prerogativa del Parlamento. La fiducia sarebbe una provocazione, grave e inutile».
Nel caso la mettessero, la voterebbe?
«No. Non risponderò all’appello. Questa però sono io, Rosy Bindi, lontana dalla logica dei franchi tiratori. Il problema è che con lo scrutinio segreto sul provvedimento ci possono essere altri che rispondono alla chiama e poi con il voto segreto si comportano come i 101 contro Prodi».
Pensa, come Cuperlo, che con la fiducia la legislatura sia a rischio?
«Io sostengo che è strumentale legare la vita dell’esecutivo all’Italicum, sia che lo dica Renzi, sia che lo pensino altri. Il governo non dovrebbe mettere la testa nella legge elettorale e lasciar fare al Parlamento».
Non bastano alla minoranza le aperture sulla riforma costituzionale?
«A parte che non ho capito quali siano: io le voglio entrambe buone, sia la legge elettorale, sia quella costituzionale. Certo, l’Italicum abbinato alla riforma del Senato indebolisce di molto la democrazia parlamentare, e quindi modificare una delle due sarebbe importante, ma non accetto la logica dello scambio».
La battaglia sull’Italicum porterà alla scissione del Pd?
«Sicuramente è finita una fase del Pd. Se non verrà modificata, sarà la legge elettorale il vettore della creazione di un nuovo soggetto politico. Perché se l’Italicum porterà alla mutazione genetica del Pd nel tanto auspicato partito della Nazione, la scissione sarà nelle cose».
Cosa pensa dell’addio al parlamento annunciato da Enrico Letta?
«Qualunque sia la sua scelta, Enrico deve tornare a essere un combattente. Confesso che mi aspettavo una sua maggiore partecipazione al dibattito politico. Così non è stato. Prendo sul serio quello che in molti dicono: che il suo è un passo indietro per farne molti altri in avanti. Ma questi passi devono arrivare presto».