La Stampa 19.4.15
La Grecia tratta con la Russia
Possibili aiuti fino a 5 miliardi
I prestiti arriverebbero grazie a un accordo energetico. Ma il Cremlino frena
Draghi: se Atene crolla, saremo in acque inesplorate. Visco: non c’è rischio contagio
di Francesco Semprini
La Grecia tratta con la Russia
Possibili aiuti fino a 5 miliardi
I prestiti arriverebbero grazie a un accordo energetico. Ma il Cremlino frena
Draghi: se Atene crolla, saremo in acque inesplorate. Visco: non c’è rischio contagio
di Francesco Semprini
La Grecia tiene banco sino all’ultimo giorno di consultazioni dei lavori primaverili dell’Fmi e della Banca mondiale, con voci, smentite e conferme che si inseguono da un continente all’altro. Si inizia dal primo mattino, quando il tedesco Spiegel riferisce che Mosca e Atene sarebbero pronte a chiudere un accordo energetico già la settimana prossima, per il passaggio del gas del nuovo gasdotto «Turkish stream». Grazie all’intesa, la Grecia potrebbe disporre di una copertura finanziaria da tre a cinque miliardi di euro. Conferme giungono da altre fonti di stampa, ma a smentire è il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov il quale afferma che «la Russia non ha promesso assistenza finanziaria perché nessuno l’ha chiesta».
Ed ecco che in un paio di ore giungono le reazioni da Washington, col ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis che in merito all’ipotesi di possibili aiuti da parte di Russia e Cina spiega come «le questioni di famiglia si risolvono in famiglia», ovvero nell’area euro. «Non abbiamo mai cercato influenza esterna», sferza. Ma a sorpresa, sempre dal Fmi, è il collega tedesco Wolfgang Schaeuble a dire di non essere contrario all’idea che la Grecia riceva un aiuto dalla Russia, in cambio di un accordo sul gas. «Il punto - dice Schaeuble - è che il governo ellenico decida quello che vuole». «Tutti vogliamo che la Grecia abbia successo, e questo successo è nelle mani del governo greco», afferma perentorio Mario Draghi. Il presidente della Bce è chiaro sul percorso da seguire: «La priorità è ripristinare un processo politico e un dialogo che funzionino bene», e ciò attraverso «un pacchetto di politiche forti che garantisca una forte ripresa, giustizia, e stabilità fiscale e finanziaria». La famiglia - dice Pier Carlo Padoan, menzionando il termine usato da Varoufakis - prosegue sulla via del dialogo, ma servono proposte concrete, che non sono ancora arrivate, tutti devono fare la loro parte». Vuol dire che «la comunità internazionale si aspetta che il governo greco presenti un piano credibile ed efficace». Da parte sua Varoufakis si dice «fiducioso e ottimista», e spiega di non aver l’impressione che la comunità internazionale stia perdendo la pazienza.
Dal Vecchio continente non arrivano però segnali incoraggianti: ieri si è riunito il Brussels Group e, secondo fonti Ue, «è iniziato il lavoro tecnico, ma non ci sono documenti sul tavolo». Insomma l’accordo è lontano e ci vorrà tempo. Che ci sia molto lavoro da fare lo conferma lo stesso Draghi secondo cui «è prematuro parlare di uscita della Grecia dall’area euro, anche perché siamo meglio equipaggiati che nel 2012 e nel 2010». Tuttavia - chiosa Draghi - in caso precipiti il negoziato «ci troveremmo a navigare in acque inesplorate». Anche Padoan è convinto che il «problema non è quello di far fallire la Grecia», e che dalla crisi ellenica non vi è rischio di impatto sull’Italia. Il Paese «ha una politica assolutamente credibile di crescita, di abbattimento del debito e di situazione finanziaria solida - ribadisce -, quindi il problema non si pone». In generale l’Eurozona è più robusta a choc esterni, e rischi di «spillover», come spiega il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. «Si può parlare di tensioni sui mercati, è normale, ma è sbagliato parlare di contagio - afferma - Oggi ci sono tutti gli strumenti e le politiche per affrontare qualunque tipo di emergenza».