domenica 12 aprile 2015

Il Sole Domenica 12.4.15
Filosofia politica
Michel Foucault
Volontà di sapere e potere
di Sebastiano Maffettone


Le Lezioni sulla volontà di sapere costituiscono il tredicesimo volume di lezioni - tenute da Foucault al Collège de France - pubblicato da Feltrinelli. Questo volume contiene il primo corso di questa serie, quello del 1970-71, ed è uscito in francese da Gallimard nel 2011. Curiosamente, il titolo originario del volume - La volontà di sapere - era lo stesso di quello di un altro, famoso, libro che Foucault pubblicò cinque anni dopo e che forma il primo tomo della sua Storia della sessualità. Perciò, il curatore francese Daniel Defert ha voluto aggiungere la parola “lezioni” al titolo del corso del 1970-71 con il meritevole scopo di evitare confusioni tra i due testi. Si può dire senza tema di dubbio che queste Lezioni, pur essendo spesso frammentarie e rimaneggiate (buona parte del testo consiste in appunti), testimoniano di un momento fondamentale nell’arco della evoluzione del pensiero foucaultiano. Le Lezioni sulla volontà di sapere infatti costituiscono un passaggio indispensabile tra il momento archeologico ancora fortemente legato allo strutturalismo e il momento successivo più tipicamente genealogico e politico. Non è facile, naturalmente, dire quanto questi due momenti rappresentino una rottura nell’ambito del pensiero di Foucault e quanto invece forniscano una prova della sua essenziale continuità. Ciò detto, lasciate agli specialisti le polemiche interpretative, è chiaro che in queste lezioni viene fuori con forza il legame con Nietzsche e la polemica, tutta politica, con la tradizione della metafisica occidentale. Quest’ultima, da Aristotele, in poi ha cercato – secondo Foucault - di vedere la verità come arbitro imparziale tra le pretese contrapposte degli umani, per così dire spersonalizzando la verità stessa e spogliandola del suo carattere assertivo e coercitivo. Zigzagando all’interno di una ricostruzione ironica della storia della filosofia occidentale, Foucault identifica nella condanna aristotelica dei sofisti il climax di questo processo occultante. L’archeologia precedente non era in grado di rivelare il processo costante in cui il desiderio, da cui muove la conoscenza (per lo stesso Aristotele), viene rimosso in nome della verità oggettiva. Un’operazione culturale di natura assieme filosofica e politica omologa desiderio e conoscenza, costituendo il tratto permanente della filosofica occidentale fino a Nietzsche. Il «di fuori» della verità finisce per formare così l’essenza della filosofia, cancellando il ruolo desiderante del corpo. «Dimostrare la realtà», attraverso un’affermazione veritativa, diventa ossessiva ricerca di ciò che non si può attaccare e confutare. Ma sotto questa «affermazione» si cela potere, «una sorta di impegno o di professione». In altre parole, si impone un regime di verità che altro non è che la faccia giuridico-discorsiva di un regime politico-sociale. Dire che c’è una verità vuol dire in sostanza che «tu sei costretto» o «tu sei obbligato». Tesi quest’ultima che finisce – come spesso con Foucault- col lasciarci sospesi tra ammirazione e irritazione. Alla fine dei conti, infatti, la genealogia del secondo Foucault ci dice che – per fare un esempio - la differenza tra astronomia e astrologia consiste nel potere capitalistico e tecnologico che supporta la prima ma non la seconda. Tesi questa affascinante e radicale, nessuno lo nega. Ma credibile?

Michel Foucault, Lezioni sulla Volontà di sapere (Corso al Collège de France 1970-71, seguito da «Il Sapere di Edipo»), traduzione Massimiliano Nicoli e Carla Troilo, edizione italiana a cura di Pier Aldo Rovatti, Feltrinelli, Milano pagg. 346, € 35,00