domenica 12 aprile 2015

Il Sole Domenica 12.4.15
Esperienze mistiche di Lutero
di Armando Torno


Lutero non era propriamente un mistico ma i suoi scritti testimoniano non poche conoscenze in materia. Lui stesso dichiara di avere avuto esperienze ascetiche, anzi afferma di essere stato rapito nel terzo cielo. Che cosa significa? Quanto confessa l’ex monaco agostiniano trova ragione nella Seconda Lettera ai Corinti di Paolo: «Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo - se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare» (12, 2-4). Il tema è ripreso da Agostino ne La Genesi alla lettera; Dante vi colloca le anime di coloro che amarono (appaiono al poeta come splendori che si muovono rapidamente in circolo).
Non è che un esempio. Ora un libro, nato dalla raccolta dei saggi preparati per un convegno dell’Accademia di Studi luterani in Italia – svoltosi a Milano, alla Biblioteca Ambrosiana, nel settembre 2012 – è dedicato al rapporto tra il riformatore e la mistica. Curato da Franco Buzzi, Dieter Kampen e Paolo Ricca, pubblicato da Claudiana accanto alle Opere scelte di Lutero (avviate nel 1984 e ancora in corso), ospita testi di notevole interesse. Come le pagine di Karl-Heinz zur Mühlen che esaminano le sue frequentazioni non soltanto con la mistica medievale, tedesca o esegetica, ma anche quelle avute con le correnti dell’età di mezzo o con autori antichi che erano già dei classici per il genere (lo pseudo Dionigi Areopagita, per esempio). In tal caso si potrebbe aggiungere che Lutero consulta particolarmente codesto autore per l’esegesi di alcuni passi dei Salmi, anche se non desidera utilizzare eccessivamente la teologia negativa che caratterizza appunto il pensiero dello pseudo Dionigi.
Si potrebbe dire che Lutero intenda il Dio che abita in una luce irraggiungibile il medesimo celato nell’umanità di Cristo e, al medesimo tempo, lo concepisca come colui che si rivela nella parola del Figlio. Comunque, il problema della segretezza di Dio ci porterebbe lontano e Lutero – senza mai dimenticare il tema della fede - è attento a non perdersi nelle speculazioni dell’Areopagita, autore che frequenta abissi e vertigini, come prova la traduzione di Enrico Turolla di tutti i suoi scritti (il Corpus dionysiacum è stato integralmente riproposto da La Vita Felice)
Tornando alla raccolta di saggi della Claudiana Lutero e la mistica va aggiunto che Dieter Kampen si è occupato del «carattere mistico delle fede pura», che Sven Grosse ha approfondito La mistica in Bonaventura e in Lutero e che tra gli altri Franco Buzzi ha indagato su La fede di Abramo nelle Lezioni sulla Genesi di Lutero». Né mancano in appendice brani dello stesso riformatore tratti dalle prefazioni alle edizioni della Teologia deutsch del 1516 e del 1518. In esse si legge:«Oltre alla Bibbia e S. Agostino non ho trovato nessun libro da cui ho imparato di più cosa siano Dio, Cristo, uomo e tutte le cose».
Lutero e la mistica , a cura di Franco Buzzi, Dieter Kampen e Paolo Ricca, Claudiana, Torino, pagg 272, € 34,00