domenica 12 aprile 2015

Il Sole Domenica 12.4.15
Eatalyanità
Fenomenologia di Oscar Farinetti
di Gilberto Corbellini


Oscar Farinetti, ex mister Unieuro e oggi patron di Eataly, ha quasi preso il posto di Mike Bongiorno nell’immaginario collettivo del Paese. Come prototipo dell’italiano di successo. Per Umberto Eco, autore di un memorabile saggio sulla “fenomenologia” del grande Mike, questi incarnava con le sue memorabili gaffe la mediocrità dell’uomo medio, ed era questa la fonte del suo successo. Farinetti racchiude quel mix di presunzione disinformata, simpatica aggressività da piazzista, vittimismo di fronte alle critiche, furberia e intrallazzi politico-amicali che è la cifra dell’irresponsabilità del self made man italiota. Che si fa giustamente e bellamente gli affari suoi, ma vuole allo stesso tempo apparire un modello etico.
Intervistato da un Giovanni Minoli apparentemente perplesso e professionalmente incalzante, di fronte alla domanda se avrebbe preferito guadagnarsi gli 8mila mq di Expo attraverso una gara pubblica piuttosto che per assegnazione diretta come è avvenuto, ha risposto che gli va bene così. Cosa poteva dire? Non è colpa sua se qualcuno gli ha fatto un “regalo”.
Ora però egli preferirebbe non dover avere a che fare con le critiche che gli sarebbero mosse da persone erose internamente da un “rospo”, cioè dall’invidia per il suo successo. Che ci sia di mezzo una questione di legalità, nemmeno lo sfiora. Ovvero preferirebbe vivere in un altro Paese. Evidentemente in un paese ancora meno civile di questo. Perché dove la legge fosse davvero uguale per tutti, lui e molti altri non sarebbero riusciti a imporre a una politica incompetente di trasformare l’occasione unica di EXPO2015 in una patetica, nostalgica e tragicamente fallimentare fiera paesana – perché questo è il rischio che si sta correndo - che si propone come antitesi dell’innovazione.
Nel corso dell’intervista è riuscito anche a dire che si usa «troppa scienza e coscienza». Quindi, il suo sogno sarebbe di tornare al medioevo, all’età dell’ignoranza e dell’irrazionalità, o anche più indietro. Forse nelle sue fantasie di onnipotenza ci vede come sudditi da lasciar manipolare ai giullari e ciarlatani che ronzano intorno questuando prebende, cioè ai bravi narratori del vuoto che sembran dei cloni (altro che biodiversità). Quando mi capita di ascoltare o leggere Farinetti o simili capisco perché molti fra i giovani migliori a cui ho insegnato non sono più in Italia e perché, se non cambia rapidamente qualcosa, probabilmente molti altri non vorranno trascorrere qui la loro vita.