sabato 4 aprile 2015

Il Sole 4.4.15
Urne ed economia
Il test di primavera di Renzi
I primi dati economici incroceranno il voto regionale
di Lina Palmerini


La prova della verità per il premier è subito dopo le vacanze pasquali. E incrocia – forse pericolosamente – i primi risultati economici dell’era Renzi con l’appuntamento delle regionali.

La prova della verità per Matteo Renzi non è solo quella fatta a uso e consumo degli equilibri interni del Pd, cioè la battaglia sulla legge elettorale. Piuttosto ce n'è un'altra che è tutta fuori dal Parlamento e che interessa molto di più gli elettori di quella, minoritaria, sui capilista bloccati. Un test che attraverserà la campagna elettorale di primavera e il voto delle regionali. Parliamo dei risultati economici, i primi dell'era Renzi. È la prima legge di Stabilità firmata dal premier per l'anno in corso e, dunque, si vedrà l'effetto che fa. E se, davvero, incrocerà quelle previsioni di crescita, 0,7-0,8%, che cambiano verso alla recessione ma comunque restano piuttosto anemiche. E neppure sono scontate come dimostrano i dati altalenanti sull'occupazione o i numeri Istat sulla pressione fiscale arrivata al 50,3% (al netto del bonus 80 euro) o ai profitti delle imprese ai minimi dal 1999.
A guardare bene, l'unica cifra positiva arriva grazie all'Europa, grazie all'effetto di Mario Draghi, che si concretizza per noi in un risparmio della spesa sugli interessi del debito calcolato in 5 miliardi nel 2015. Il famoso spread che cala. Tutto il resto dei benefici del bazooka Bce è da vedere perché la nostra economia resta quella più pesante dell'area dal punto di vista fiscale e burocratico. Come ha fatto notare il Wall Street Journal qualche giorno fa indicando la bassa crescita dell'Italia come il vero nodo dell'euro, “l'elefante nella stanza”, cioè una verità evidente ma che viene finora minimizzata o coperta dal caso Grecia.
È con questa sfida che Renzi deve fare i conti, più della “trentina di kamikaze” della minoranza Pd pronti ad affossare la legge elettorale e anche il suo Governo. Turbolenze comunque da gestire come quelle in Ncd e – adesso - anche in Scelta civica che, vedendo le resistenze del partito di Alfano sul rimpasto, prova a fare lo stesso. E mette sul piatto quei 25 voti del gruppo alla Camera per spuntare posti al Governo o marcare una linea programmatica che non li schiacci da subito sul Pd renziano ma lasci una porta aperta sul post-berlusconismo.
Insieme alla messa a punto del rimpasto, la prossima settimana il Governo deve scrivere il Def, il documento di programmazione economica nel quale indicare le grandi linee di intervento per il 2016, e già in quel testo si troveranno alcune risposte. La prima riguarda quella sul possibile aumento dell'Iva e altre accise che vale 16 miliardi: dunque è caccia aperta a questi soldi per bloccare altre tasse. E certo questo sarà un argomento della campagna elettorale che inevitabilmente riguarderà le prime verifiche sullo stato dell'economia e dell'occupazione. Questo sarà l'epicentro dello scontro tra partiti: la verifica dei risultati o delle prime delusioni.
Se al voto si andrà a fine maggio, l'incrocio tra i primi dati e le urne sarà fatale. E verosimilmente vedrà Renzi impegnato in prima linea in tutte le piazze e in particolare in quelle del Veneto, della Liguria, delle Marche, regioni nelle quali il test per il Pd è più in bilico che nelle “rosse” Toscana e Umbria. E comunque in tutte le regioni, dalla Puglia al Veneto, i voti si prenderanno o perderanno solo se resta la fiducia nella ripresa. Non se i capilista saranno o no bloccati. O se Renzi avrà vinto il braccio di ferro con Bersani o Alfano.