Il Sole 30.4.15
La Cina taglia i dazi sul lusso
Lo State Council punta anche a ridurre il fenomeno dei viaggi all’estero per shopping
La riduzione, pensata per stimolare il mercato interno, scatterà entro luglio
di Rita Fatiguso
PECHINO Adesso che ha prevalso la linea dei consumi su quella del rigore, si dovrà capire quali saranno i settori più favoriti dall’annunciato taglio delle tariffe all’import varate dallo State Council cinese. Beni di lusso, abbigliamento e accessori, prodotti alimentari di qualità, in testa il vino d’importazione, beni di consumo prodotti all’estero entro la fine del mese di luglio potranno contare su una serie di tagli consistenti destinati a alimentare i consumi interni, ma anche a frenare il flusso di spesa in uscita dei turisti cinesi.
Per mesi si è temuto il contrario e cioè che lo State Council avrebbe inasprito le tariffe, penalizzando ulteriormente settori che l’anno scorso hanno registrato forti perdite rispetto ad anni di fatturato in crescita. Il mercato del “gift”, cioè degli oggetti donati in occasione di particolari ricorrenze ai pubblici dipendenti, è risultato particolarmente penalizzato, come ben sanno molti imprenditori del made in Italy. In Cina, invece, è diffuso il fenomeno dei viaggi all’estero ispirati esclusivamente dalla necessità di acquistare beni con il 30-40% di sconto rispetto ai prezzi del mercato interno. La maggior parte del sovrapprezzo al momento è legata in parte proprio alle tariffe doganali particolarmente alte per determinati beni. Si era diffusa anche una figura particolare per chi non poteva viaggiare, la persona di fiducia in grado di acquistare online prodotti scontati, oppure si utilizzavano connazionali all’estero per effettuare invii di merce.
L’altra novità riguarda il tax free. Dopo mesi e mesi di esperimenti – un duty free a Guangzhou qualche mese fa è stato letteralmente preso di assalto dai compratori – saranno attivate le procedure di rimborso fiscale, il tutto anche per frenare il fenomeno del contrabbando. Hong Kong e Corea erano finora le destinazioni asiatiche più popolari per questo tipo di viaggi, l’esperimento nell’isola di Hainan, con l’apertura di due duty-free è stata negativa, appena il 10% dei turisti ha acquistato prodotti prima di tornare a casa. All’estero invece – secondo i dati Cina national tourism association – i turisti cinesi spendono una media di circa 12mila yuan (1.934 dollari) a visita e 7mila yuan per lo shopping.
Inoltre, secondo un recente rapporto Hsbc, i turisti cinesi stanno comprando circa il 40% dei beni di lusso venduti in Francia e rappresentano il 35% di queste vendite in Italia e il 25% in Gran Bretagna. I numeri in percentuale e in assoluto non potranno che aumentare: entro il 2020, i cinesi prevedono di viaggiare in media 4,5 volte ogni anno, per un totale di 6 miliardi di visite , con una spesa complessiva di 5,5 miliardi di yuan (887 miliardi dollari).