Il Sole 2.4.15
Basta con l’embargo sui dati del lavoro
di Luca Ricolfi
Poco
per volta, la verità sull’andamento del mercato del lavoro sta venendo a
galla. I dati sulle assunzioni forniti qualche giorno fa dal Governo,
ad esempio, subiscono qualche precisazione: non si riferivano a tutte le
assunzioni perché escludono lavoro domestico e Pubblica Amministrazione
(che non possono beneficiare della decontribuzione); inoltre erano
provvisori, perché nel tempo i dati vengono ripuliti, depurati,
rettificati.
La scarsa confrontabilità fra dati provvisori e definitivi rende tutti un po’ più prudenti.
Su
richiesta del Sole 24 Ore il ministero del Lavoro fornisce anche i dati
sulle cessazioni, che purtroppo risultano in aumento. Quando poi
l’Istat pubblica i dati di febbraio su occupati e disoccupati
(tutt’altro che rassicuranti), diventa chiaro a tutti che ogni
trionfalismo era ed è fuori luogo.
È presto per fare un bilancio,
quindi non voglio aggiungere nulla ai dubbi che ho sollevato domenica
scorsa da queste colonne. Solo una preghiera: dato che l’andamento del
mercato del lavoro non è importante solo perché influenza il grado di
consenso al Governo, ma anche e soprattutto perché fornisce al Paese
informazioni preziose sull’andamento dell’economia e sull’efficacia
delle politiche messe in atto (a partire dal Jobs Act), potreste rendere
pubblici i dati di cui disponete?
Detto più crudamente: possiamo sperare che finisca l’embargo sui dati delle comunicazioni obbligatorie?
I
sindacati hanno più volte chiesto l’accesso ai microdati delle
comunicazioni obbligatorie, ma a quanto pare non hanno avuto successo.
Suppongo che anche diversi studiosi del mercato del lavoro abbiano fatto
richieste analoghe, o abbiano sperato di poter lavorare su quei dati.
Come mai quei dati non sono ancora pubblici? Perché si parla tanto di
trasparenza, di total disclosure, e poi quando si fa una richiesta a una
amministrazione pubblica si incontrano ogni sorta di ostacoli? Perché
il ministero del Lavoro non fa come l’Istat, che pubblica serie mensili e
concede l’accesso ai microdati delle comunicazioni obbligatorie? Perché
dobbiamo accontentarci di serie trimestrali, pubblicate con grande
ritardo e nonostante ciò soggette a modifiche e revisioni?
Ma veniamo al concreto: di quali dati avrebbero bisogno gli studiosi e gli operatori economici?
Il massimo, sarebbe l’accesso ai microdati, ovviamente schermati in modo da garantire il rispetto delle norme sulla privacy.
Ma
dato che il meglio è nemico del bene, e comunque il meglio si prende
sempre un sacco di tempo per scendere su questa terra, parliamo anche
del minimo.
Il minimo che occorrerebbe per ragionare seriamente di
mercato del lavoro è di ottenere dal ministero del Lavoro (non per il
Sole 24 Ore, ma per tutti, sindacati, associazioni, studiosi, cittadini)
le stesse identiche tabelle che già sono disponibili su base
trimestrale, ma con tre tipi di informazioni in più:
a) cadenza mensile anziché trimestrale;
b) serie provvisorie (tempestive) e serie definitive (fornite con tempi più lunghi);
c) dati al netto e al lordo dei settori in cui non è prevista la decontribuzione (lavoro domestico e Pubblica amministrazione).
In
più, non sarebbe male sapere, man mano che le assunzioni a tempo
indeterminato procedono, qual è l’importo medio dei contratti attivati, e
quindi l’entità della decontribuzione (non tutti gli assunti hanno un
livello retributivo che consente di usufruire dello sgravio massimo di
8.060 euro l’anno).
Grazie, a nome di tutti