Il Sole 2.4.15
Lavoro, i dati del rilancio che non c’è
A gennaio-febbraio trasformazioni di contratti da temporanei a stabili, ma occupati totali al palo
di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci
ROMA
Il ministero del Lavoro, sulla base delle comunicazioni obbligatorie,
nei primi due mesi dell’anno, al netto delle cessazioni, ha registrato
45mila contratti stabili in più rispetto a gennaio-febbraio 2014. Ma a
febbraio, rispetto a gennaio, il numero di rapporti attivati si è
comunque ridotto. Secondo l’Istat, poi, a febbraio, l’occupazione è
calata di 44mila unità rispetto al mese precedente, e nella media mobile
trimestrale, dicembre 2014-febbraio 2015, è rimasta sostanzialmente
stabile. Le comunicazioni obbligatorie degli ultimi tre mesi del 2014
evidenziano un graduale rallentamento delle attivazioni dei contratti
stabili che nel 2014 erano il 16% del totale delle assunzioni (circa il
70% sono contratti a termine).
Cosa ci dicono questi dati, in
apparenza contraddittori? Che il lavoro non è ancora ripartito, e che la
battaglia contro la disoccupazione è tutta da vincere. Un segnale lo si
può cogliere dalle comunicazioni obbligatorie, considerando che a
febbraio sono stati attivati 558.802 contratti di lavoro, contro gli
824.176 di gennaio (con una riduzione, quindi, di 265.374 attivazioni
pari circa al 30%). A frenare sono pure i contratti a tempo
indeterminato, scesi da 165.246 di gennaio a 138.402 di febbraio. Anche
le cessazioni a febbraio si sono ridotte rispetto al mese precedente. A
gennaio, poi, il saldo tra attivazioni e cessazioni è di 337.923
rapporti di lavoro. A febbraio rimane positivo, ma si riduce a 123.715. A
diminuire, su base mensile, sono praticamente tutte le tipologie
contrattuali: spicca la forte contrazione delle attivazioni dei
contratti di collaborazione (21.180 contratti attivati in meno in un
mese), a testimonianza della forte incertezza legata alla sorte di
questa tipologia negoziale in attesa del varo definitivo del Dlgs di
riordino dei contratti.
Il saldo positivo delle comunicazioni
obbligatorie nei due mesi dell’anno se rapportato al dato negativo
sull’occupazione evidenzia quindi che siamo in presenza, in larga parte,
di trasformazioni di contratti a termine: un segnale positivo, ma non
siamo di fronte alla creazione di nuovi posti di lavoro. Le
comunicazioni obbligatorie, infatti, indicano le attivazioni di
contratti da parte delle imprese(possono essere attivati anche più
contratti per una stessa persona), hanno natura di flusso, sono grezzi, e
vengono forniti su base trimestrale (questa volta il Governo ha voluto
dare un’anticipazione mensile). I dati Istat invece fanno riferimento
alle persone occupate e sono destagionalizzati.
Il quadro generale
pertanto non permette facili entusiasmi. Anche perché tutti questi dati
sono “provvisori” e soggetti a revisione nei prossimi mesi. E
potrebbero quindi cambiare. Ne è un esempio il dato trimestrale delle
comunicazioni obbligatorie 2014: nel rapporto pubblicato l’anno scorso
si indicava un totale di 441mila attivazioni di contratti stabili.
Sommando i dati mensili (gennaio, febbraio, marzo 2014) resi noti pochi
giorni fa si arriva 409.150 (con un gap di oltre 35mila attivazioni).
Del
resto, sul fatto che il 2015 sarà ancora un anno di assestamento
concordano quasi tutti. Lo stesso Governo nella nota d’aggiornamento al
Def ha stimato un tasso di disoccupazione 2015 al 12,6%. Bankitalia
nell’ultimo bollettino mensile ha evidenziato tutte le fragilità
dell’attuale mercato del lavoro, il centro di ricerche Ref ha indicato
il tasso di disoccupazione medio annuo al 12,8 per cento. Anche quando
scatterà la ripresa, in sostanza, bisognerà attendere del tempo prima di
avere effetti positivi sul mercato del lavoro.