Il Sole 27.4.15
A Milano sbarca la Cina: è caccia aperta agli affari
Nel mirino acquisizioni e accordi di distribuzione
di Micaela Cappellini
Dopo l’Italia è la Cina il più grande investitore di Expo 2015. Non uno, ma ben tre padiglioni battono bandiera di Pechino: quello nazionale, il padiglione della società di costruzioni Vanke e il China Corporate United Pavillon. Durante i sei mesi di Expo la Cina sarà anche il Paese che porterà a Milano il numero maggiore di delegazioni in visita: 17 quelle già ufficializzate, provenienti da altrettante province; dalla sola città di Shanghai ne sono in arrivo altre tre. E se chiedete alle autorità qual è il numero totale degli imprenditori cinesi in arrivo, vi risponderanno «diverse migliaia».
È tutta grandeur? No, c’è un disegno preciso. La Cina viene all’Expo per investire massicciamente in Italia: acquisizioni, partnership industriali, accordi di distribuzione. Un’opportunità irripetibile, per le imprese italiane. A patto che la si sappia sfruttare. Perché il valore più prezioso di Expo 2015 è tutto qui: non è lo sprint (pur atteso) che la manifestazione darà al turismo, e nemmeno il lascito infrastrutturale per Milano e la Lombardia (con tutti gli scandali che continua a portarsi dietro). L’atout più grande è l’occasione che Expo rappresenterà per attrarre capitali e fare affari.
La Cina, di tutto questo, non può che essere il primattore. Pechino, dal canto suo, ha un piano. E la sua chiave di lettura è proprio uno dei tre padiglioni, il China Corporate United Pavillon. Spiega Giuliano Noci, prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano: «Ospita 40 imprese ed è gestito direttamente dalla municipalità di Shanghai, la città a cui le autorità cinesi hanno affidato il compito di fare da propulsore all’innovazione economica del Paese. Non si tratta di un padiglione qualsiasi, ma di una vera e propria piattaforma per il business matching». Prova ne è che il Corporate Pavillon, una volta finito l’Expo, rimarrà e trasformerà Milano nell’hub di riferimento delle imprese cinesi che vogliono investire in Italia.
Quanto è importante il nostro Paese per la Cina? Molto: siamo il Paese europeo in cui Pechino ha investito di più nel 2014, vale a dire l’anno in cui - secondo l’agenzia di rating Dagong Europe - i capitali cinesi verso il Vecchio continente hanno raggiunto la cifra record di 18 miliardi di dollari. A Pechino sembra esistere un piano quinquennale sull’Italia: «Mi aspetto una crescita importante sia degli investimenti esteri cinesi, sia delle operazioni commerciali e delle partnership», sostiene Noci.
Nel mirino della Cina non ci saranno solo il food e le tecnologie per il settore agroalimentare. Ci sarà la logistica (porti e aeroporti), il turismo (catene alberghiere cinesi studiano lo sbarco nel nostro Paese), la farmaceutica, la sanità, le tecnologie per l’automazione industriale.
La distribuzione sarà un altro settore chiave. Le imprese italiane sono piene di prodotti adatti alla classe media emergente cinese, ma non sanno come raggiungerla: occorre loro un partner commerciale. Una buona occasione in questo senso, per gli imprenditori milanesi, sarà domani, quando arriveranno in città i vertici della piattaforma cinese di e-commerce Iluxday: con il supporto organizzativo di Promos, l’azienda speciale per l’internazionalizzazione della Camera di commercio di Milano, incontreranno le imprese dei settori agroalimentare e beni di consumo, alla ricerca di prodotti adatti a essere venduti sulla piattaforma.
Iluxday in sè è un pesce piccolo, ma il gruppo di cui fa parte no: Orient International Holding è una delle più grandi società statali nel campo della logistica. E guarda caso, è golden sponsor del China Corporate United Pavillon: «L’Expo è una grande occasione per tessere una collaborazione futura - ha detto al Sole 24 Ore Shengjun Ji, presidente di Iluxday e vicepresidente di Orient International Holding -: per oltre 40 anni ci siamo occupati di esportazioni e abbiamo già lavorato con molte aziende italiane. Ora però le necessità della Cina sono cambiate, abbiamo bisogno di prodotti stranieri per i nostri consumatori: per questo ora stiamo rifocalizzando il nostro business sui processi di importazione. Vediamo un grande potenziale economico nei prodotti italiani che hanno qualità e design e vogliamo lavorare con i vostri marchi. Non solo sulla piattaforma e-commerce: dopo quattro stagioni di sperimentazione dei prodotti sul sito, vogliamo diventare distributori a tutto tondo sul mercato cinese».
Oriental Holding è solo un esempio delle opportunità in arrivo. Come intercettare le altre? «Un buon modo è rivolgersi al Consolato cinese a Milano», suggerisce Noci, che il 21 maggio porterà il Politecnico di Milano a Xian (la tappa finale della Via della Seta) per avviare una collaborazione fra università ricca di ricadute per l’industria.
A Milano c’è anche un quarto padiglione cinese, in verità. Si trova in città, davanti alla stazione Centrale, e tra gli sponsor ha (guarda caso) la municipalità di Shanghai: è lo Shanghai Milano Fashion&Design Hub. È da tenere d’occhio: gli affari della moda passeranno da qui.