domenica 26 aprile 2015

Il Sole 26.4.15
La riforma elettorale. Scontro dopo l’ultimatum del premier su Italicum e governo
Martedì il voto sulle pregiudiziali e la decisione sulla fiducia
Da Bersani e Letta no agli «aut aut» di Renzi
Boschi: la maggioranza sarà ampia e compatta
L’ex premier: per andare lontano fare le cose insieme
di Barbara Fiammeri


Roma «Una pressione indebita», l’ha definita Pier Luigi Bersani. L’ex segretario Pd ce l’ha con Renzi, con l’annuncio del premier che in caso di mancata approvazione dell’Italicum il Governo non avrebbe più ragione di andare avanti e a lui non resterebbe che salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Ovviamente lo scenario successivo (anche se questo Renzi non l’ha detto) è il ritorno davanti agli elettori, insomma la fine della legislatura. Ecco la «pressione indebita» a cui fa riferimento Bersani, che rivendica l’autonomia dei parlamentari a esprimersi sui temi di carattere costituzionale, legge elettorale compresa.
Ma Renzi ha già risposto. L’Italicum è un punto fondamentale dell’azione politica dell’esecutivo e della stessa legislatura. Tant’è che il premier è pronto anche a chiedere alla sua maggioranza di rinnovargli la fiducia.
Un aut aut che la minoranza Pd respinge. Enrico Letta, nonostante l’annuncio di voler abbandonare il Parlamento, interviene ancora una volta per bacchettare il suo successore: «Se vuoi andare veloce corri da solo. Ma se vuoi andare lontano, se vuoi costruire, allora devi farlo insieme».
Renzi tira dritto. «Non molliamo, non molliamo», assicura il premier ai curiosi che ieri lo attendevano all’Altare della Patria, per le celebrazioni del 25 aprile assieme al Capo dello Stato Sergio Mattarella e al presidente del Senato Pietro Grasso.
Il primo test si avrà già martedì, in occasione del voto sulle pregiudiziali di costituzionalità, che avverrà a scrutinio segreto. A meno che il governo non decida di mettere subito la fiducia. Un’ipotesi estrema (anche se ci sono dei precedenti), che al momento non sembra essere presa in considerazione anche se la frase pronunciata da Renzi l’altro giorno («martedì decideremo sulla fiducia») non lo esclude.
La vera prova di forza ci sarà la settimana successiva. Fiducia o non fiducia , il voto sul testo finale dell’Italicum sarà segreto perché Fi ha già annunciato che ne farà richiesta a norma di regolamento, come peraltro già avvenuto sulle pregiudiziali di costituzionalità. Una scelta che invece non è sposata dal M5s che ha già detto non appoggerà la richiesta del partito di Silvio Berlusconi. I grillini da sempre sono contrari al voto segreto. E poi, in questo caso, va tenuto conto del rischio che qualcuno possa smarcarsi nel segreto dell’urna, votando a favore dell’Italicum, magari solo per non rischiare una crisi di governo al buio e l’avvicinarsi delle elezioni. Una prospettiva che il presidente del Senato sembra invece escludere. «Qualsiasi legislatura in Italia è a rischio nel momento in cui inizia. Credo però che spesso le cose provvisorie sono le più stabili. Sono certo e fiducioso che si possa lavorare bene e fino in fondo a questa legislatura», ha detto ieri Grasso dopo essersi a lungo intrattenuto con Renzi durante le celebrazioni della Liberazione.
Nel governo ostentano sicurezza. «Ci sarà una maggioranza ampia e compatta», prevede il ministro Maria Elena Boschi, che respinge al mittente le critiche di chi accusa il governo di voler andare troppo in fretta. «Sono appena 9 anni - ha ironizzato - che i cittadini aspettano una nuova legge elettorale». E alla critica dell’ex premier Letta di voler «fare da soli», la titolare delle riforme ricorda che il testo in votazione alla Camera era stato approvato al Senato anche da Fi «solo due mesi fa» .
Intanto nel Pd si fanno i conti. Il numero dei cosiddetti irriducibili, sarebbe al massimo di una ventina di deputati, meno di quanti furono in occasione del Jobs act. «Il Pd sarà molto più compatto di quanto viene descritto e lo si vedrà nel voto finale», assicura Ettore Rosato, attuale vicecapogruppo e che presto potrebbe essere eletto presidente dei deputati democratici.