il Fatto 5.4.15
F-35: visibili ai radar, misteriosi nei costi
Nonostante le promesse di riduzione, non si conosce né spesa né numero di aerei da prendere
Sicuri solo i 700 milioni buttati per la fabbrica a Cameri
di Daniele Martini
Volano ancora tra volute di fumo gli F-35. Tra annunci, smentite, ballon d’essai e mezze verità non si ferma la giostra sul numero di cacciabombardieri che alla fine l’Italia deciderà di acquistare dalla statunitense Lockheed Martin: forse 90, forse la metà oppure 75, chissà chi lo sa. Finora i velivoli comprati con un contratto definitivo sono 8. Altri 2 o 3 dovrebbero essere ordinati entro il 2015. Il numero totale dovrebbe infine essere tarato sulla base delle indicazioni del famoso Libro bianco della Difesa che però resta un mezzo mistero. Alcuni mesi fa sembrava che il numero giusto fosse 45 esemplari. Di recente, in concomitanza dell’avanzata dell’Isis in Libia, dal ministero hanno fatto trapelare la notizia di voler tornare a 90. Rimangiandosi, così, le precedenti promesse ndi riduzione.
LA MINISTRA Roberta Pinotti ha consegnato una bozza al nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il presidente della Repubblica se la sta studiando essendo anche il capo delle Forze armate in qualità di presidente del Consiglio supremo di difesa. Una volta esaminato e presumibilmente emendato, il testo passerà dal Quirinale al vaglio del Parlamento che almeno in teoria ha la parola finale su tutta la faccenda. Nel frattempo dovrebbero essere appostate nel Documento programmatico le somme destinate al finanziamento dei 72 grandi sistemi d'arma nei prossimi 3 anni, dai sommergibili agli elicotteri, dai carri armati alle fregate. F-35 compresi.
Nell’ambito delle incertezze c’è anche che a distanza di un quindicennio dall’avvio dell’operazione nessuno è ancora in grado di dire con precisione quanto costerà ogni singolo esemplare. Forse neppure gli Stati maggiori della Difesa, compresi quello dell’Aeronautica e della Marina che sono direttamente coinvolti nell'affare. Gli F-35 che l’Italia acquisterà non sono tutti dello stesso tipo. La maggioranza sarà di tipo A destinato all’Aeronautica e una parte di tipo B per la Marina, cioè a decollo corto per la portaerei Cavour. Il tipo A dovrebbe costare 150 milioni di euro circa, il B una ventina di più. Ma sono cifre indicative perché fino ad ora gli Stati maggiori hanno comunicato i fly away cost, cioè i costi di produzione che ovviamente sono ben diversi e inferiori rispetto al costo reale di acquisto. La mezza verità è servita a ingenerare l’equivoco che gli F-35 costino quanto gli Eurofighter, i cacciabombardieri di impianto europeo a cui anche l’Italia partecipa.
ALTRA INCERTEZZA totale è la caratteristica stealth, cioè l’invisibilità ai radar. Pare che questo grande e avveniristico vantaggio operativo, sbandierato come il punto davvero vincente dell’F-35, tanto da marcarne la superiorità verso tutti gli altri cacciabombardieri in circolazione, stia rapidamente passando di moda. Per il semplice motivo che i radar di nuova generazione, a cominciare da quelli russi, sono in grado di vederlo così come scritto da Aviation Week and Space Technology. Così come nessuno sa quantificare il ritardo accumulato nei piani di produzione a causa dei problemi di progettazione che insorgono a ritmo continuo.
Di davvero sicuro c’è un flop, quello dello stabilimento Alenia-Aermacchi (Finmeccanica) di Cameri, costato ai contribuenti italiani la bellezza di circa 700 milioni di euro. Scintillante, ultramoderno, adagiato sui prati del vecchio aeroporto di Novara su 550 mila metri quadrati, grande quanto un quartiere di città, lo stabilimento degli F-35 sta diventando una cattedrale nel deserto nell’operoso profondo nord. A Cameri si costruiscono le ali e si assemblano gli aerei destinati all’Italia e ad altre nazioni europee. Ma quanti? Dio solo lo sa. Per ora pochini: gli 8 italiani per cui sono stati siglati i contratti più forse altri 8 per l’Olanda, prima tranche di uno stock di 37. Alla fine di marzo doveva essere firmato un contratto con gli olandesi, ma l’incontro pare sia stato rimandato. Mentre la promessa di fare di Cameri il punto di manutenzione delle flotte europee dicono sia solo uno spot.
IL FATTO è che il Faco è stato costruito praticamente al buio. Senza certezze né sull’acquisto definitivo degli F-35 né tanto meno sul numero di esemplari che sarebbero stati ordinati (allora si parlava di 131 come cifra ottimale e inderogabile). Si sono comportati come chi compra la frusta prima del cavallo. L’impressione è che la costruzione del costosissimo impianto sia stata voluta per forzare la mano, per mettere tutti di fronte al fatto compiuto dal quale sarebbe stato impossibile tornare indietro. Tutto ciò è avvenuto a spese dell’Eurofighter, l’aereo europeo alla cui costruzione l’Italia partecipa sempre con Alenia realizzando parti ad alto contenuto tecnologico della delicatissima avionica. Con gli F-35 i tecnici Alenia sono invece relegati al semplice ruolo di assemblatori.