domenica 5 aprile 2015

Corriere 5.4.15
Pd al 35,7%, M5S torna a crescere La Lega resta davanti a Forza Italia
L’effetto inchieste incide sul risultato dei 5 Stelle (21,3%). Stallo al centro
di Nando Pagnoncelli


Le intenzioni di voto degli elettori italiani pur facendo registrare qualche variazione nell’ultimo trimestre non modificano lo scenario politico complessivo. Il Partito democratico si conferma al primo posto con il 35,7%, seguito dal Movimento 5 Stelle (21,3%). Rispetto a febbraio il Pd risulta in flessione (-0,9%) e il M5S in crescita (+1,5%). Al terzo posto la Lega di Salvini (13,7%) supera Forza Italia (13,5%), sia pure di poco e in misura statisticamente non significativa, e questa è l’unica novità degli ultimi due mesi. A seguire Fratelli d’Italia-An (4%) che precede Sel (3,6%), poi Udc (2,5%) e Ncd (2,2%) e infine Prc (1,5%). Tutti gli altri partiti si collocano al di sotto dell’1%.
Sulla base di questi dati, qualora l’Italicum venisse approvato i centristi supererebbero la soglia di sbarramento fissata al 3% solamente se confluissero in un unico soggetto politico.
Rispetto ai mesi precedenti, dal sondaggio odierno si possono trarre le seguenti indicazioni:
1) Nonostante la flessione (-5,1% rispetto al risultato ottenuto alle elezioni europee), dovuta alla fine della luna di miele degli elettori con il governo, alle difficoltà economiche patite da alcune categorie sociali che gli hanno voltato le spalle e alle tensioni interne che danno l’immagine di una scarsa coesione, il Partito democratico non ha avversari in grado di insidiare il suo primato. Si conferma un partito «pigliatutti» primeggiando tra tutte le componenti sociali, con l’eccezione degli elettori di 35-44 anni e dei disoccupati tra i quali prevale il movimento di Beppe Grillo.
2) Il centrodestra appare molto frammentato e in forte difficoltà: Forza Italia subisce un’ulteriore flessione e, dopo l’abbandono del patto del Nazareno, appare priva di una strategia politica e in balia di conflitti interni culminati nell’ultima settimana con la decisione di lasciare il partito da parte di uno dei simboli della ortodossia berlusconiana, Sandro Bondi.
Al contrario la Lega registra un consenso senza precedenti, basti pensare che in oltre 25 anni di storia solo due volte ha superato la soglia del 10%, in occasione delle Politiche del 1996 e delle Europee del 2009. Eppure, dopo la manifestazione di Roma, ha fatto segnare una flessione e allontanato una parte degli elettori più moderati. E, come abbiamo visto nel sondaggio della scorsa settimana, l’ipotesi di un’alleanza politica tra i due principali partiti del centrodestra divide nettamente entrambi gli elettorati.
3) Il Movimento 5 Stelle mantiene saldamente il proprio elettorato a dispetto delle defezioni di alcuni parlamentari e delle critiche alla propria azione politica, da molti giudicata sterile per l’indisponibilità a trovare punti di convergenza su riforme o provvedimenti importanti. E anche nonostante la competizione con la Lega sul fronte della protesta e dell’opposizione dura ed intransigente al governo. Tuttavia le indagini giudiziarie che si susseguono, dalle grandi opere a quella sulla metanizzazione di Ischia di questa settimana, rafforzano il posizionamento del movimento di Grillo, considerato il vero paladino della lotta alla corruzione della politica, nonché l’alfiere della battaglia contro i suoi privilegi e i suoi costi, rispetto ai quali non accenna a diminuire l’insofferenza dei cittadini.
4)I partiti di centro non riescono a decollare, approfittando delle gravi difficoltà in cui versa Forza Italia. Il partito di Alfano risulta in flessione (dopo le dimissioni di Lupi) e l’Udc in lieve crescita ma nell’insieme si collocano su valori in linea con i risultati delle Europee. Appaiono a metà del guado: il sostegno al governo e la titolarità di dicasteri importanti non sembrano favorirli più di tanto perché i riflettori sono puntati più sul premier che sui ministri. E, d’altra parte, andare all’opposizione sarebbe anche peggio in termini di consenso, sia perché rinuncerebbero a un forte tratto distintivo sia perché farebbero fatica ad emergere all’interno di un’opposizione variegata e più incline di loro ai toni forti.
In questo scenario potrebbe esserci spazio per nuovi soggetti politici, esempio Italia unica di Corrado Passera o Coalizione sociale di Maurizio Landini? È difficile rispondere: la frammentazione del centrodestra e lo scarso presidio dello spazio politico a sinistra del Pd sembrerebbero rappresentare un viatico, a condizione di saper aggregare alcuni dei soggetti politici esistenti ed attrarre gli elettori delusi, parcheggiati nell’area grigia dell’astensione che si mantiene elevata (35,2%).
Ma, in questa fase, la fluidità del rapporto tra cittadini e politica non aiuta i partiti esistenti e quelli nuovi: le appartenenze si sono indebolite, il voto di scambio sembra in declino per la penuria di risorse «da scambiare», il voto di opinione è minacciato dalla volatilità delle opinioni e l’erosione della fiducia nei leader attenua la portata del voto personale. Insomma, vita grama per i partiti e per i loro spin doctor.