domenica 12 aprile 2015

Corriere La Lettura 12.4.15
Segnali dell’umanità Le incisioni rupestri, le poesie del mondo
Ecco come sarà il Padiglione Zero di Expo
di Pierluigi Panza


Quarantamila anni fa, l’Homo sapiens migrò dall’Africa in tutti i continenti. Dopo questa migrazione, la mano anonima del primo artista graffiò nella roccia alcuni segni che divennero i primi pittogrammi della storia umana. Sono le mani incise nelle grotte dell’isola di Sulawesi, le rappresentazioni astratte delle grotte di El Castillo, i disegni sulla caccia e sulla pesca di Chauvet, Lascaux e di Altamira, i Camuni a nord di Brescia a fissare, per la prima volta, il desiderio dell’uomo di tramandare il senso della propria esistenza. Solo dopo questi segni vennero i Sumeri, che nella Mesopotamia del quarto millennio fissarono su tavolette d’argilla le prime forme di scrittura ispirandosi proprio ai primitivi pittogrammi; quindi gli egizi e le altre civiltà.
Quarantamila anni dopo, dopo cataclismi, alfabeti, dopo città, guerre e migrazioni... il Centro Camuno di studi preistorici della Valle Camonica ha selezionato decine di queste prime testimonianze su caccia, pesca, agricoltura e allevamento, che sono le prime quattro arti dell’uomo, per riproporle su uno dei lati esterni del Padiglione Zero. Il Padiglione Zero, curato da Davide Rampello e realizzato da Michele De Lucchi, è quello d’ingresso a Expo. «Sulla parete nord del padiglione realizzeremo una strip di un centinaio di metri, alta due, con alcuni graffiti da tutto il mondo riguardanti le prime quattro arti dell’uomo», anticipa Rampello a «la Lettura». «Questa è la prima delle due parti in cui consiste l’iniziativa “Montblanc racconta il mondo” che realizziamo sulle pareti del Padiglione Zero».
L’altra si ispira a un più avanzato stadio evolutivo dell’umanità. Quando l’uomo, già riunito in società attorno al fuoco inventò l’alfabeto, in Egitto (2700 a.C.), Cina (1200 a.C.) e Mesoamerica (600 a.C.), utilizzò le lettere per fissare le leggi e per comporre brevi versi a testimonianza del suo passaggio. Questi versi, dapprima rozzi inni al sole o alle divinità del cielo, si perfezionarono in quello che conosciamo come poesia. E proprio dei versi di poesia saranno fissati sull’altro lato del Padiglione Zero di Expo. «Sulla parete esterna sud — continua Rampello nella descrizione — saranno affissi i versi di dieci poesie provenienti da lirici dei diversi continenti, sempre sul tema delle quattro arti dell’uomo». Saranno versi di Dante, Esiodo, Virgilio, ma anche dell’africano Léopold Sédar Senghor, del cinese Bai Juyi, dell’arabo Imru’ al-Qays, del giapponese Miyazawa Kenji e dell’indiano bengalese Rabindranath Tagore. Poi due rappresentanti delle grandi potenze: Aleksandr Puskin per la Russia e Walt Whitman per gli Stati Uniti. «Le dieci poesie dei pannelli sono esemplificative del tema dell’Expo», racconta l’editore di poesia Nicola Crocetti, che ha collaborato all’iniziativa. Iniziativa che avrà un’appendice. «Realizzeremo un’antologia sull’argomento che si intitolerà Le opere dell’uomo. I frutti della terra. Antologia di poesie sulle arti per procurarsi il nutrimento . Uscirà ai primi di maggio e raccoglierà una settantina di autori sul tema della caccia, pesca, agricoltura e allevamento». Si andrà dall’ Inno al Nilo di oltre 3000 anni fa a Le opere e i giorni di Esiodo; e poi Virgilio, poeti cinesi, giapponesi, arabi, africani... tutti tradotti con testi a fronte. Anche questa iniziativa sarà sponsorizzata da Montblanc e sarà stampata in due-tremila copie dall’editore d’arte Lucini. Mille copie saranno con legatura pregiatissima e a cofanetto; le altre saranno sempre in edizione raffinata. Per la realizzazione del cinese è stato assoldato anche un calligrafo.
All’iniziativa saranno legate anche una serie di serate e appuntamenti che si svolgeranno all’interno del Padiglione. Montblanc Italia organizzerà sei serate di poesia, altrettante ne sta predisponendo il Fai (Fondo per l’ambiente italiano) con il teatro Franco Parenti. Saranno previsti anche spettacoli di mimi, canti e musica sempre sul tema delle quattro arti che ispirano l’intero Padiglione Zero, i cui lavori, in corso di rifinitura, hanno coinvolto centinaia di artigiani italiani.
«Passeggiare all’interno sarà come un viaggio nella storia dell’uomo che si è confrontato con queste quattro arti, ma anche un riflesso dell’attuale qualità dell’artigianato italiano», prosegue Davide Rampello. Il Padiglione, curato dallo scenografo Giancarlo Basili, interpreta il tema Alimentare il pianeta attraverso la storia dell’alimentazione. «È attraverso l’alimento che l’uomo crea linguaggi, simboli, alfabeti, poesie, commerci e costruisce città. Il cibo è stato il motore della cultura — conclude Rampello —. Nella rappresentazione del padiglione abbiamo tenuto conto della memoria, della biodiversità, degli strumenti per raccogliere, coltivare. E poi dei luoghi del consumo, fino ai problemi di oggi, dalle carestie all’obesità».
E ad Expo finita (non è ancora chiaro il destino dell’area e delle architetture costruite), il padiglione diventerà set di un film ideato da Mimmo Paladino. «Ho fatto un film su Don Chisciotte e da tempo pensavo di lavorare sul tema dell’ Inferno dantesco — racconta l’artista campano —. Quando ho visto il Padiglione Zero mi è parso proprio come una scenografia dantesca, uno spazio sospeso tra terra e cielo. È una architettura di memoria, fatta di animali terrestri e celesti, di depositi di cibi e materiali, di scorci adatti a rappresentare i gironi danteschi. Così ho chiesto a Davide Rampello che fine avrebbe fatto il padiglione e ho avanzato la mia proposta di trasformarlo in spazio cinematografico. L’arte è trasformazione, anche di oggetti d’uso quotidiano come ha mostrato Duchamp. E questi manufatti di artigianato italiano mi sembra possano suggerire un possibile set».