Corriere 7.5.15
Quel flirt di Le Pen per Antonio Gramsci e la sinistra se l’è fatto rubare
di Stefano Montefiori
«Gramsci è d’attualità come non mai», scrive su Le Point l’editorialista Franz-Olivier Gisbiert. È vero, e a metterlo al centro della vita politica francese c’è la personalità politica apparentemente più lontana, Marine Le Pen, sua assidua lettrice. Il flirt dell’estrema destra francese per il pensatore italiano non è recente, l’ideologo Alain de Benoist scrisse già nel 1978 che «con Gramsci siamo solo all’inizio», raccomandando ai suoi per prima cosa di conquistare le idee e l’immaginazione dei francesi. La novità è che l’operazione sembra compiuta, e la tesi gramsciana dell’egemonia culturale come viatico per il successo in politica trova conferma nei continui, ottimi risultati del Front National: scomodando Giovanna d’Arco e la minaccia di un’invasione islamica, Marine Le Pen fa campagna sui valori identitari, invoca la difesa della Francia eterna, afferma il suo no alla globalizzazione, e propone una vera idea di Stato, per quanto bislacca (in sostanza, il ritorno al Paese di cinquant’anni fa). Che cosa fanno i suoi avversari? Nicolas Sarkozy ha capito il gioco, la imita e vince così le ultime elezioni dipartimentali. Ma a sinistra, che ne è di Gramsci? Dimenticato. La gauche è smarrita, incapace di contrapporre i propri, di valori: balbetta di indicatori economici (che comunque non riesce a controllare) e di una poco travolgente riforma dei notai. Niente che abbia un respiro ideale. Alla fine, il Front National non è un partito come gli altri perché «è l’unico a condurre una lotta culturale, a imporre delle idee. Il solo, in definitiva, a fare politica», scrive Raphaël Glucksmann nel fortunato saggio «Génération gueule de bois» («Generazione post-sbornia»), che denuncia la complessiva resa intellettuale nei confronti del FN. «Hanno rapito Gramsci», è il grido di dolore.