Corriere 2.4.15
Una deriva che rischia di pesare sulle Regionali
Il timore inconfessato dei vertici Pd è di perdere Liguria e Marche
di Massimo Franco
I
veleni che continuano a scorrere dentro il Pd, e non solo, non saranno
smaltiti presto. L’irrigidimento delle minoranze nei confronti di Matteo
Renzi non sembra destinato a produrre uno sbocco: anche perché gli
obiettivi degli avversari del premier appaiono eterogenei. C’è chi tenta
un aggancio con il vertice del partito, proponendo uno scambio tra il
«sì» alla riforma elettorale e una modifica della riforma del Senato:
anche perché si tratta di un mutamento istituzionale che sottovoce molti
definiscono pasticciato. Ma nessuno è in grado di capire se Palazzo
Chigi accetterà una mediazione o andrà avanti come sempre.
Il
premier è convinto che l’ Italicum sarà approvato prima dell’estate,
senza o con la richiesta di fiducia; che i «no» alla fine saranno pochi;
e che a quel punto la possibilità di minacciare il voto anticipato sarà
ancora più concreta. Le incognite sono altre, e tutte esterne: per
questo impensieriscono Renzi. Riguardano un andamento altalenante
dell’economia, rischioso per un governo che esalta ogni piccolo segnale
di ripresa; e inchieste giudiziarie nelle quali rimangono impigliati
dovunque dirigenti del Pd.
Sta emergendo una tentazione
preoccupante: quella di agganciare la magistratura per mettere in mora
gli avversari. È come se la fine del dialogo politico spingesse a
estendere il conflitto sul piano giudiziario. È istruttivo quanto è
avvenuto ieri. Il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, del
Movimento 5 Stelle, ha annunciato per oggi un incontro a Napoli col
magistrato che indaga sullo scandalo delle tangenti a Ischia: quello che
ha portato alle dimissioni del sindaco.
Nel pomeriggio, al
Senato, è avvenuto un episodio a parti invertite. Il presidente, Pietro
Grasso, anche su pressione dei capigruppo ha fermato una denuncia di
alcuni esponenti della maggioranza contro i senatori del M5S, accusati
di avere bloccato i lavori. «Ho scritto al procuratore della Repubblica
per affermare il difetto assoluto di giurisdizione della magistratura
ordinaria sui comportamenti dei senatori nell’esercizio delle loro
funzioni», ha spiegato, evitando un altro focolaio di tensioni. Ma i
rapporti sono quasi fuori controllo. Lo scontro in Parlamento porta i
partiti a mettere in mora gli avversari con ogni mezzo.
Il
problema è se e come questa deriva peserà sulle regionali di fine
maggio: anche se proprio ieri il Senato ha approvato, seppure con numeri
risicati, la legge anticorruzione. È chiaro che un risultato elettorale
in chiaroscuro accentuerebbe lo scontro; e porrebbe nuovi ostacoli alle
riforme. Il timore inconfessato dei vertici del Pd è di perdere Liguria
e Marche, roccaforti storiche del centrosinistra. Per questo, in modo
un po’ prematuro, si ricomincia a parlare di voto anticipato nel 2016.
In realtà, nessuno è in grado di prevedere che cosa avverrà di qui
all’estate.