Corriere 2.4.15
Caso Italicum nel Pd
Guerini non esclude di sostituire i ribelli in Commissione
di Monica Guerzoni
ROMA
«Andremo dritti, senza ombra di dubbio... Non possiamo fermarci per i
capricci di Bersani». Nelle parole di Orfini è condensato lo stato
d’animo con cui, da Palazzo Chigi, Renzi guarda alla battaglia sulla
legge elettorale. Procedere spediti verso la meta, è l’indicazione del
premier. Anche se Bersani non lo voterà e prova a fermare il treno in
corsa gettando il Mattarellum sui binari dell’Italicum. «Io falsità non
ne dico, i numeri per approvarlo ci sono e se si vuol fare il
Mattarellum io ci sto» è la replica dell’ex segretario ai renziani, che
lo attaccano con furia per l’intervista a Repubblica .
I dem hanno
i nervi tesi come cavi elettrici e questa volta il Pd rischia la
scissione davvero. Al Nazareno si rafforza l’idea di sostituire in
commissione Affari costituzionali gli undici esponenti dell’opposizione
interna, a cominciare da Bindi, D’Attorre, Cuperlo e dallo stesso
Bersani: il quale potrebbe dimettersi prima di essere rimpiazzato. «Io
certo non chiederò di essere sostituita» è la reazione di Rosy Bindi. La
presidente dell’Antimafia presenterà emendamenti contro «una legge che
porta al partito unico della nazione e al consociativismo» e spera che
Renzi rinunci a blindare l’Italicum: «Se la scelta di sostituire i
membri della Commissione, per quanto grave, troverebbe una spiegazione
regolamentare, porre la fiducia sarebbe un grave vulnus costituzionale».
Il vicesegretario Guerini non nega che il premier ci stia pensando:
«Sostituirli? Vedremo... Il percorso in Commissione va gestito e
presidiato, se ne discuterà nella riunione con Speranza». Il capogruppo,
che respinge come «ingenerosi» gli attacchi a Bersani, prende tempo: «È
prematuro parlarne, ancora non si è incardinato il provvedimento». Ma
la minoranza è in rivolta. Boccia teorizza che bisogna porgere a Renzi
l’altra guancia e al tempo stesso sferza: «È bullismo politico
sostituire chi non la pensa come te e comunque — aggiunge riferendosi al
suo ruolo di presidente della commissione Bilancio — per cacciarmi ci
vogliono i voti».
Per Bersani, sulla legge elettorale Renzi
rischia brutto. E Pippo Civati evoca la caduta del governo: «I renziani
alla Camera non fanno che contare quanti sono i kamikaze... Venti?
Trenta? Forse non hanno capito che, se si spacca il Pd, non c’è più la
maggioranza. Noi abbiamo parecchi amici al Senato e se alziamo il
telefono, Renzi dovrà salire da Mattarella...». Cuperlo invita i
colleghi a impugnare «gli estintori», per scongiurare un incendio che,
in giorni di rimpasto, rischia di contagiare gli alleati. «Se Pd e Area
popolare si muovono come se la maggioranza fosse a due — minaccia
Mariano Rabino di Scelta civica — ogni qual volta un provvedimento non
ci piacerà, questa sarà anche la nostra linea».