domenica 26 aprile 2015

Corriere 26.4.15
Il segretario e «i vecchi leader»: non ci faranno tornare al passato
Renzi convinto che Bersani e D’Alema vogliano fermare i giovani
di Maria Teresa Meli


ROMA «Mi pare che l’abbiamo spiegato bene l’altra sera: se si va sotto sull’Italicum, tutti a casa». Matteo Renzi non demorde, nonostante le polemiche di Bersani, che lo ha accusato di voler fare «pressioni indebite» sul Parlamento per condizionare il voto dei deputati sulla riforma elettorale. Per il premier, in caso di fallimento, ci sono solo le urne.
In questo 25 aprile (che aveva cominciato a festeggiare in anticipo, andando a Marzabotto, mercoledì scorso) il presidente del Consiglio non sembra voler deludere i cittadini che in mattinata, mentre accompagnava Sergio Mattarella all’altare della Patria, gli hanno gridato: «Rottamali tutti». A loro ha risposto con le stesse parole che è solito ripetere in questi giorni per dimostrare «che l’Italicum va assolutamente approvato»: «Non mollo». Del resto, Renzi lo ha ribadito più e più volte: «La legislatura ha un senso solo se si fanno le riforme». Lungi da lui l’idea del «tirare a campare» di andreottiana memoria.
Il premier è comunque conscio dei diversi movimenti attorno al suo governo. Sa che non sono pochi quelli che, anche nel centrosinistra, vorrebbero vederlo cadere. Enrico Letta e Romano Prodi, per esempio, lo hanno preso di mira da qualche giorno. E, appena possono, non gli risparmiano frecciate, dirette o o indirette. Sembrano quasi voler contrapporre al Partito democratico versione Renzi l’Ulivo del tempo che fu. Quella, però, è un’esperienza, seppur bellissima, di «venti anni fa», ha tenuto a sottolineare il presidente del Consiglio venerdì sera a «Otto e mezzo», ospite di Lilli Gruber. E quindi ora «bisogna andare avanti».
Ma Letta e Prodi, nonostante le loro punzecchiature continue, «non preoccupano», ha confidato il premier ai fedelissimi. «L’avremo vinta su chi vorrebbe vedermi cadere», spiega il presidente del Consiglio, il quale è convinto che il governo non si schianterà nemmeno sullo scoglio della situazione economica, come paiono pensare i suoi critici. «Nei prossimi dodici mesi — sostiene sicuro Renzi — l’economia crescerà».
Quanto all’Italicum, che è il prossimo appuntamento importante per il governo, l’inquilino di Palazzo Chigi è convinto che su quella legge, alla fine della festa, avrà «una maggioranza blindata». Anche perché «la minoranza non è compattissima e la linea oltranzista non la seguiranno in molti». Ma quella è la linea sposata da personalità di peso del Partito democratico. Come Bersani. O come D’Alema, il quale avverte: «Sono irrottamabile». I due ex leader pd, però, secondo Renzi, «non riusciranno a farci tornare al passato».
Ora D’Alema e Bersani, ad avviso di Renzi, sono impegnati in una battaglia interna alla componente di minoranza del partito: «Loro vogliono contare ancora, fermando i giovani e influenzandoli», spiega ai più stretti collaboratori. E a suo giudizio è proprio alla cattiva influenza dei vecchi leader che si devono le dimissioni di Roberto Speranza da capogruppo, in polemica con l’Italicum .
Italicum su cui, sebbene il premier non lo dica esplicitamente, il governo ha praticamente già deciso di porre la fiducia. Sulla legge, ma non sulle pregiudiziali di costituzionalità. Su quelle Renzi e i suoi sono molto più cauti e alla fine dovrebbe prevalere l’idea di non mettere la fiducia. Come potrebbe farsi strada l’ipotesi di un mini rinvio delle votazioni dell’Italicum nella prima settimana di maggio. Si tratterebbe di uno slittamento tecnico, dovuto al fatto che in questo ultimo scorcio di aprile il regolamento della Camera dei deputati non prevede il contingentamento dei tempi.
Una volta conclusa la battaglia sulla riforma elettorale, Renzi tornerà a tendere la mano alla minoranza. Sul disegno di legge costituzionale che prevede la modifica dell’attuale bicameralismo, per esempio. Ma non è solo per i numeri ballerini dell’assemblea di Palazzo Madama, dove quel ddl verrà prossimamente esaminato, che Renzi medita di aprire a radicali cambiamenti: «Al Senato ho la fila di quelli che vogliono stare con noi», sostiene infatti il presidente del Consiglio. È una questione di strategia più ampia, la sua. D’altra parte, alla minoranza non dispiacerà nemmeno l’intenzione del premier, anche quella già annunciata, di procedere con i diritti civili (unioni di fatto e ius soli). Ma è inevitabile che il secondo dei due argomenti, che si incrocia necessariamente con l’emergenza immigrati, verrà affrontato seriamente solo dopo l’appuntamento elettorale del 31 maggio .