lunedì 20 aprile 2015

Corriere 20.4.15
Pochi e strategici. Gli emendamenti trappola dei ribelli
Esponenti del Pd alleati a M5S e FI
Il rischio di agguati su apparentamento e capilista
di Dino Martirano


ROMA Appena 20 emendamenti dei grillini, 27 di Sel, 7 della minoranza Pd (Bindi e D’Attorre, per ora), nessuno dei centristi di Alfano (esclusa la Di Girolamo), una ventina di Forza Italia e poca roba anche da Scelta civica, Fratelli d’Italia e Lega. Stando ai numeri delle proposte emendative alla legge elettorale depositate in commissione alla Camera, il premier Matteo Renzi e il ministro Maria Elena Boschi potrebbero dormire sonni tranquilli. Ma, si sa, il diavolo si annida nei dettagli. E all’Italicum 2.0, ormai arrivato in dirittura di arrivo, basterebbe una virgola in più, o in meno, per rimpiombare in quella che il segretario del Pd chiama «palude» del Senato e che minoranza dem e opposizioni si ostinano a definire libera dialettica parlamentare. Sul potenziale attrattivo degli emendamenti (che in aula alla Camera verrebbero votati a scrutinio segreto, se il governo non spazza via tutto con la fiducia) la maggioranza ha già alzato le antenne alla ricerca di «scudi» per probabili agguati trasversali.
II tema più sensibile è quello che abbraccia un arco trasversale davvero ampio. Proposto dalla minoranza del Pd (Bindi e D’Attorre), da Forza Italia, da Sel, da Scelta Civica — e soprattutto appoggiato dai grillini — c’è l’emendamento che punta a scardinare il bipartitismo con l’introduzione dell’apparentamento tra partiti al ballottaggio e, dunque, anche del premio di maggioranza alla coalizione. Spiega Danilo Toninelli (M5S): «Non abbiamo presentato l’emendamento perché lo hanno fatto gli altri. Ma lo voteremo, di sicuro...».
Secondo tema, in termini di pericolosità per il governo, il ridimensionamento dei capilista bloccati nei 100 collegi. D’Attorre (Pd) propone che ai capilista con il miglior risultato venga riservato il 25% dei seggi mentre tutti gli altri si giocano il posto con le preferenze. Analoga la proposta del costituzionalista Roberto Zaccaria che Area riformista (Bersani, Giorgis, Agostini) proporrà in aula. I grillini spingono nella stessa direzione, Scelta civica non è insensibile, Sel è d’accordo ad eliminare i nominati e Nunzia Di Girolamo (Ap) ha presentato un emendamento per «far correre tutti con le preferenze».
Terzo tema, con un occhio di riguardo alla Consulta, quello delle pluricandidature volute da Alfano. La proposta di Giorgis (Pd) mira a far scattare un automatismo: il pluricandidato dovrà optare per il collegio in cui ha riportato la più alta percentuale di voti. Per Scelta civica, invece, il seggio scatta laddove il capolista ha riportato il minor numero di voti. Interessante, poi, il meccanismo individuato da Giuseppe Lauricella (Pd) che «probabilmente» verrà presentato in aula: il pluricandidato opta per il collegio in cui il secondo arrivato (con le preferenze) riporta il peggior risultato: «Questo per evitare che venga escluso un candidato che ha preso 30 mila voti e venga ripescato uno che ne ha ottenuti solo 3 mila».
Ma sono insidiosi per il governo anche altri emendamenti «fuori tema»: abolizione del ballottaggio (Sel in commissione, Lauricella in preparazione per l’Aula), soglia minima di partecipazione per la validità del ballottaggio (Giorgis, Pd, per l’aula), cancellazione del nome del capo del partito dalla scheda (D’Attorre), divieto di ingresso in Parlamento per gli inquisiti (M5S), allineamento della vigenza dell’Italicum e della riforma costituzionale (Lauricella), incremento della soglia dal 3% al 4,5% (Sel).
I grillini, poi, hanno presentato emendamenti neutri che potrebbero risultare pericolosi per la maggioranza. Come quelli che chiedono di installare «urne trasparenti di plexiglass» o di eliminare le tendine dalle cabine (per evitare scambi di schede) o di scegliere per sorteggio gli scrutatori.
Si inizia oggi in commissione ma il Pd, in vista dei voti di domani, stasera formalizzerà l’avvicendamento dei 10 «ribelli» che non sono disposti a votare la legge senza correzioni come ha chiesto Renzi. Poi il secondo tempo, decisivo, si giocherà in aula. A maggio.