mercoledì 15 aprile 2015

Corriere 15.4.15
La guerra mondiale ultima paura di Günter Grass
di Antonio Carioti


L’ultimo messaggio di Günter Grass è una messa in guardia dai toni molto allarmati sui rischi insiti nell’attuale situazione internazionale: «C’è la guerra dappertutto. Corriamo il pericolo di fare gli stessi errori di prima. Senza rendercene conto, come dei sonnambuli, potremmo finire in una nuova guerra mondiale», aveva dichiarato il premio Nobel nella sua ultima intervista concessa il 21 marzo al quotidiano spagnolo «El País», che l’ha pubblicata ieri postuma. Parole che non a caso richiamano il titolo del libro dello storico australiano Christopher Clark sulle origini del primo conflitto mondiale, I sonnambuli (Laterza), che lo scorso anno ha ottenuto un grande successo di vendite in Germania.
Lo scrittore tedesco faceva un lungo elenco di crisi irrisolte: l’Ucraina, il conflitto israelo-palestinese, l’Iraq (dove «gli americani hanno lasciato un disastro»), le atrocità dell’Isis e il problema della Siria («che è quasi scomparso dalle notizie, nonostante le persone continuino a uccidersi lì»). Il tutto per concludere che da questo complesso di questioni irrisolte, anzi incancrenite, potrebbe scaturire una conflagrazione globale. Insomma, fino all’ultimo Grass ha dimostrato di essere lo «scrittore pugnace», sempre pronto a «intervenire nel pubblico dibattito con veemenza» e «incline alle dichiarazioni radicali», ma propenso ad autoassolversi per il suo passato nelle Waffen-SS, che «Der Spiegel» ha descritto nel suo articolo in ricordo del Nobel scomparso lunedì 13 a 87 anni. Un testo nel quale peraltro il settimanale ha reso omaggio a Grass come «figura chiave del XX secolo» tra i grandi scrittori della Germania, superiore a Bertolt Brecht e paragonabile a Thomas Mann. Secondo «Der Spiegel», Oskar Matzerath, il protagonista del romanzo Il tamburo di latta , si colloca accanto a Faust e a Madre Coraggio come «uno dei più memorabili e famosi personaggi della letteratura tedesca».
Proprio a Oskar, stimolato dall’intervistatore, Grass faceva riferimento nella sua ultima intervista: oggi a suo avviso «sarebbe un’altra persona» e si troverebbe di fronte altre brutture. Forse «sarebbe un hacker, o qualcosa del genere». Sempre un ribelle comunque, così come il suo creatore si mostrava insofferente verso la politica occidentale. Ad esempio circa la crisi ucraina, nell’intervista uscita su «El País», Grass invitava a comprendere le ragioni di Mosca: «All’Ucraina viene promesso l’ingresso nell’Ue e dopo nella Nato, è semplicemente logico che la Russia reagisca con nervosismo».
Secondo Grass, che a suo tempo aveva criticato duramente anche la riunificazione tedesca a tappe forzate voluta tra il 1989 e il 1990 dal cancelliere Helmut Kohl, dopo la fine del blocco sovietico e della stessa Urss sarebbe stato necessario trovare una forma di cooperazione con Mosca nel campo della sicurezza. E invece a suo avviso l’Europa si è mostrata e continua a mostrarsi troppo disposta a farsi guidare dagli interessi degli Stati Uniti, un atteggiamento che ha finito per trascinarla su una china molto pericolosa.