Corriere 15.4.15
«Non romperemo ma serve rispetto. Mettere la fiducia sarebbe gravissimo»
intervista di M. Gu.
ROMA Anche un bersaniano come Davide Zoggia, considerato fino a poche settimane fa un antirenziano dell’ala dura, si è convertito alla causa del dialogo «fino all’ultimo minuto utile». La rottura fa paura e il deputato veneziano — che è stato responsabile degli Enti locali nella segreteria di Bersani e capo dell’Organizzazione in quella di Epifani — chiede al premier di aprire uno spiraglio alla minoranza. Se non nel merito della legge elettorale, almeno sul piano della «dignità politica».
Renzi ha detto che la legge elettorale non si tocca. Perché Area riformista non si adegua alla linea del gruppo?
«Io riconosco la leadership di Renzi, l’ho già detto e lo confermo. La nostra posizione, uscita dalla riunione nella sala Berlinguer, è chiara. Al segretario chiediamo rispetto, ma non rompiamo».
All’assemblea del gruppo voterete no, e dopo? C’è la commissione e poi c’è l’Aula...
«Saremo corretti, trasparenti e determinati. La lealtà deve essere reciproca. Noi non faremo filibustering in commissione e giocheremo a viso scoperto in Aula, senza furbizie tattiche. Però il segretario non deve calpestarci, come fossimo una banda di masnadieri disperati. Deve riconoscere, almeno, che la nostra posizione ha cittadinanza nel partito».
Vi siete arresi, non chiedete più modifiche all’Italicum?
«Noi non caliamo le braghe, anzi. Nell’assemblea del gruppo voteremo no, dimostrando che un centinaio di deputati di Area riformista tengono il punto. Qui non pesa solo il merito, conta molto anche l’atteggiamento di Renzi. Noi abbiamo il compito di tutelare Roberto Speranza. Ha avuto coraggio e gli dobbiamo il massimo supporto. Il documento promosso dal capogruppo, che ha raccolto novanta firme, era un appello accorato, rimasto senza risposta».
È d’accordo con il «lodo» proposto da Francesco Boccia?
«Il combinato disposto tra legge elettorale e riforma del Senato non regge e credo che questo sia sotto gli occhi di tutti, anche di Renzi. E per questo mi aspetto delle aperture».
La scissione vi fa paura?
«Scissione per andare dove? Nessuno di noi la vuole. Non poniamo aut aut, però chiediamo dignità. Anche i renziani dovrebbero abbassare un po’ le difese».
Voterà gli emendamenti della minoranza?
«Se arriveranno in Aula emendamenti non tattici, che tendono a migliorare il merito della legge elettorale, io per coerenza li sosterrò».
E se c’è la fiducia?
«Sarebbe uno strappo gravissimo. Solo nel 1923 e nel 1953 la legge elettorale fu approvata col voto di fiducia e non furono bei periodi quelli che seguirono. Sono convinto che, per rispetto del Parlamento, la fiducia non verrà messa».
Se invece Renzi si vedesse costretto a porla?
«In quel caso si potrebbe anche ottenere il voto di fiducia sull’Italicum, ma si metterebbe a repentaglio il provvedimento».