domenica 12 aprile 2015

Corriere 12.4.15
Perché è difficile spiegare La Guerra delle due rose
risponde Sergio Romano

Ricordo ancora che agli esami i docenti mi chiesero di parlare della «Guerra delle rose» fra le casate di York e Lancaster. Poiché non credo che tutti i lettori la conoscano, vuole
parlarcene?
Carlo Torriani

Caro Torriani,
Il 27 marzo, un giornale americano ha pubblicato la fotografia di due giovani donne che assistevano al grande corteo funebre per la traslazione dello scheletro di Riccardo III nella cattedrale di Leicester, dove sarebbe stato sepolto accanto all’altare maggiore. Entrambe avevano nelle loro mani una rosa bianca, simbolo di una delle due casate inglesi, York e Lancaster, che si erano contese il trono per trent’anni sino al giorno del 1485 in cui Riccardo, re d’Inghilterra e duca di York, aveva perduto il trono e la vita combattendo contro Enrico, duca di Lancaster. Ciascuna delle due famiglie aveva nel proprio stemma una rosa: bianca quella di York, rossa quella di Lancaster. Dovemmo supporre, quindi, che le giovani donne della fotografia fossero partigiane della casa di York. Ma è probabile che se qualcuno le avesse interrogate sulle ragioni della loro lealtà, non avrebbero saputo rispondere.
La Guerra delle rose non fu, come nella maggior parte delle guerre civili, un duello fra ideali politici o religiosi contrapposti. Fu una lotta per il potere tra signori feudali, una guerra di successione all’interno di una famiglia in cui tutti erano zii e cugini. Per addentrarsi in questa labirintica foresta di prìncipi e duchi occorre un albero genealogico, grande quanto una intera parete, e una memoria di ferro. Resta da capire, quindi, perché un episodio collegato a una faida lontana e così difficilmente riassumibile, abbia avuto in Inghilterra una tale risonanza. Le ragioni sono probabilmente tre.
La prima è Shakespeare. Riccardo III è uno dei più memorabili personaggi del teatro shakespeariano, e la tragedia che porta il suo nome basterebbe da sola a preservarne la memoria. Ma vi sono almeno altre quattro tragedie (Riccardo II, Enrico IV, Enrico V, Enrico VI) in cui Shakespeare ha evocato la Guerra delle rose.
La seconda ragione è storica. La Guerra delle due rose segna il passaggio da un’Inghilterra medioevale e feudale a un’Inghilterra che sarà maggiormente attraversata dai fermenti della modernità e diverrà la sempre più temibile antagonista di Francia e Spagna. La terza, infine, è lo straordinario amore degli inglesi per il loro passato, soprattutto quando permette di mettere in scena uno spettacolo fatto di pompa e sfarzo. Aggiungo, caro Torriani, che il seppellimento dello scheletro di Riccardo III ha avuto l’effetto di avvicinare la Chiesa anglicana alla Chiesa cattolica. Riccardo morì prima dello scisma e la cerimonia religiosa in suo onore doveva essere, in linea di principio, cattolica. È stata invece celebrata in una cattedrale anglicana dall’arcivescovo di Canterbury. Ma in questa stessa cattedrale il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e Primate cattolico d’Inghilterra, ha pronunciato per l’occasione un interessante sermone sull’esercizio del potere nel XV secolo.