Corriere 11.4.15
«Non va». «Serve lealtà» Tra Bersani e Boschi duello a cena sull’Italicum
di Massimo Rebotti
CREMONA Lui arriva da solo, le mani in tasca e dice «idea simpatica, non frequente», lei lo raggiunge poco dopo, sorridente: «Alla fine questo partito trova sempre una sua unità». Nel Pd di questi tempi le cose sono un po’ più complicate di una cena di autofinanziamento. Ma l’iniziativa della federazione di Cremona, nei giorni dello scontro più duro sulla legge elettorale, per certi versi è simbolica: Pier Luigi Bersani, l’ex segretario molto amato da queste parti («abito a un tiro di schioppo, ho solo dovuto attraversare il Po») allo stesso tavolo del ministro Maria Elena Boschi, «il volto del governo» come la definisce Luciano Pizzetti, sottosegretario alle Riforme insieme a lei, cremonese, che ha avuto l’idea: «All’inizio erano un po’ spiazzati, tutti e due. Ma hanno accettato subito». A cenare con loro oltre duecento persone, non solo militanti ma anche imprenditori della zona: si pagano 50 («sostenitore») o 100 euro («super sostenitore»). Proprio ieri Matteo Renzi sottolineava di preferire «che i partiti siano finanziati da chi va alle Feste dell’Unità e alle cene che non da tutti i cittadini». Mentre, davanti ai commensali di Cremona, l’ex segretario affermava tutt’altra idea: «Qui continuiamo a mangiare per tirar su i soldi ma in tutto il mondo democratico da Atene in poi, la politica è stata finanziata. Altrimenti vincono solo i ricchi».
Nonostante il tintinnio dei bicchieri, le crespelle al radicchio e il clima di festa, Bersani su quello che succederà nei prossimi giorni a proposito della legge elettorale ha l’aria grave: «Qui si tratta di democrazia, del futuro dei nostri figli, mica di noccioline: non sono nelle condizioni di votare un testo così». Poco distante il ministro, sul tema, ribadisce: «Alcune proposte della minoranza sono state accolte: il tempo della discussione è finito, ora è il momento della decisione e mi aspetto lealtà rispetto a ciò che decideremo nei gruppi parlamentari».
Entrano insieme nella sala all’interno dei padiglioni della fiera di Cremona, «siamo rivali per modo di dire» dice Bersani per rendere più calda l’atmosfera, i militanti applaudono e a occhio manca l’età di mezzo: tanti sono coetanei di Bersani, parecchi i trentenni come il ministro. Prima che si parta con gli antipasti l’insolita coppia si rivolge per un breve intervento ai commensali che intanto scattano con i telefonini: l’ex segretario parla solo del partito, il ministro esclusivamente del governo. «Il Pd ha solo 8 anni, è come un bambino, va curato». Si rivolge ai militanti di più lunga data: «Riconosco a Renzi di aver allargato il campo, ma non perdiamo le radici, per carità». La sala applaude.
Il registro del ministro non potrebbe essere più diverso, elenca i risultati del governo e descrive il partito come se fosse tutt’uno con l’esecutivo «siamo il Pd che riduce le tasse, aiuta i meno abbienti, grazie al quale le persone della mia età ora hanno un contratto a tempo indeterminato». Altro applauso, di uguale intensità. «Non è la serata per scannarsi» sorride un militante. E infatti non lo è, anche se la mediazione sull’Italicum pare quasi impossibile: «Ma io sono sempre ottimista — risponde Boschi — con i tanti amici del Pd si può trovare una convergenza».
Il ministro non dice che Bersani può essere l’ultimo ponte che rimane con la minoranza («Rispetto le sue posizioni»), ma la serata cremonese simbolicamente pare questo. Se c’è ancora spazio per la ricomposizione è a lui che si guarda. Ma l’ex segretario ha preoccupazioni più generali. Sostiene che non ci sia la consapevolezza del momento: «Qui si parla di argomenti di rilevanza costituzionale con una tale leggerezza…mi riferisco a tutti, eh, la politica, la stampa». Ma non è la serata, appunto. Maria Elena Boschi conclude: «Andiamo avanti con il sorriso e con determinazione». E il vecchio segretario sussurra: «Ma sì, la nostra comunità tiene… ».