Repubblica 11.4.15
Italicum, sinistra a Renzi “Almeno evita la fiducia” Bersani: “Sostituitemi”
L’ex segretario non vuole votare in commissione. Mercoledì la conta nel gruppo Pd. Anche Fi chiede modifiche sui capilista
di Giovanna Casadio
ROMA «In commissione Affari costituzionali è meglio che mi sostituiate». Pier Luigi Bersani, l’ex segretario del Pd, lo chiederà formalmente nella riunione dei deputati dem, mercoledì prossimo. L’assemblea sull’Italicum sarà la definitiva resa dei conti tra i democratici. Renzi rilancerà la sua linea, quella passata a maggioranza nella Direzione del partito, e alle minoranze chiude la porta: «Niente modifiche, ne sono state già fatte, la legge elettorale va approvata così com’è». E chiederà il voto in assemblea, soppesando così la reale consistenza del fronte del no, se cioè sono davvero un centinaio (su 309, un terzo) i dissidenti.
Ma la sinistra dem ha un piano d’attacco. Vogliono innanzitutto inchiodare Renzi a un impegno preciso, cioè escludere la fiducia sull’Italicum. «Almeno dacci l’assicurazione di non mettere il voto di fiducia», sarà la richiesta di Sinistradem, la corrente di Stefano Fassina e di Gianni Cuperlo, di Pippo Civati e della stessa “Area riformista” che è guidata dal capogruppo del Pd a Montecitorio, Roberto Speranza. Cuperlo è convinto: «Credo che non solo le sinistre bensì una larga parte del gruppo porranno questa questione».
Se si andasse al braccio di ferro, l’epilogo potrebbe essere uno strappo da parte di Speranza che metterebbe a disposizione il proprio posto di capogruppo. Del resto lo ha già fatto in direzione e nell’assemblea nazionale di “Area riformista” a Bologna. Per ora tuttavia i “trattativisti” cercano di tenere i toni bassi e Speranza invita a «evitare tensioni e spaccature». Getta acqua sul fuoco: «Sulla fiducia la discussione è prematura». Una riunione di corrente è stata però organizzata martedì, alla vigilia della resa dei conti nell’assemblea del gruppo. Invitati sono i settanta deputati che hanno sottoscritto l’appello a Renzi, proponendo un unico cambiamento all’Italicum: ridurre il numero dei parlamentari nominati per i partiti che non prendono il premio di maggioranza. Nell’assemblea di mercoledì, “Area riformista” si presenterà con una decisione precisa.
La tensione cresce ancora. Civati parla di provocazione vera e propria se fosse messo il voto di fiducia sulla legge elettorale e cita la possibilità, con tanto di parere dell’esperto, che possa essere segreto il successivo voto definitivo. «Io sono uno che esprime il suo dissenso a viso aperto, ma non so come andrebbe a finire con un voto segreto sull’Italicum... Con la minaccia della fiducia, il quorum pure sarebbe a rischio». Nella prima riunione della commissione Affari costituzionali, Scelta civica ha fatto sapere che chiede modifiche. Luca Lotti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e braccio destro di Renzi, afferma che il ricorso alla fiducia non è escluso: «Decideremo mercoledì all’assemblea del gruppo alla Camera». Il livello dello scontro è così alto che dalla minoranza trapela l’aut aut: se l’Italicum non sarà modificato, potrebbero mancare i voti in Senato sulla riforma costituzionale. E a Montecitorio Forza Italia pone sul tavolo le stesse richieste di modifica all’Italicum della minoranza dem. Giovanni Toti, il consiglio politico di Berlusconi, spariglia, lascia intravedere la possibilità di un sì forzista se venissero accolti alcuni emendamenti: «Si può aprire una riflessione sui capilista e le preferenze e sul premio di maggioranza o almeno dare la possibilità di apparentarsi al secondo turno». Insomma un asse tra sinistra dem, forzisti, Lega e Sel potrebbe saldarsi.
«Sarà già mercoledì un passaggio delicatissimo - riflette Alfredo D’Attorre - Do per scontato che il governo non metta la fiducia sull’Italicum, Renzi deve sgombrare il campo da questa ipotesi. Dal mio personale punto di vista, un governo che mettesse la fiducia sulla legge elettorale non merita la fiducia ». Nella partita politica sull’Italicum, lo spauracchio della fiducia compatta le minoranze, in genere divise sulle strategie e spaccate tra “trattativisti” e “oltranzisti”. La ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi e i renziani negano la volontà di forzature e però ritengono che non ci sia ormai altro tempo da perdere e che soprattutto l’Italicum non debba tornare al Senato per ulteriori ritocchi ma avere il via libero definitivo della Camera. Matteo Richetti, renziano, avverte: «Io credo che si debba fare di tutto per evitare la fiducia. Ma, se l’alternativa è voto di fiducia o rinunciare alla legge elettorale, si deve sceglie la prima opzione».