Aprileonline.info 26.10.06
Sinistra Europea, un'alleanza plurale
di Alessandro Cardulli
Della fase costituente della S.E. nazionale, caratterizzata da dibattiti, iniziative e incontri con le associazioni nate quest'anno, e del progetto delle forme dell'agire politico a cui è legata la nuova formazione, abbiamo parlato con Walter de Cesaris, coordinatore della segreteria nazionale di Rifondazione e del gruppo di lavoro nominato dalla Direzione del partito
Fase costituente della "Sinistra europea": un percorso fatto di iniziative, dibattiti nel territorio in particolare, incontri con tante associazioni nate in questo anno. A Roma già si sta organizzando un "tavolo comune" fra Rifondazione e le associazioni, a partire da "Sinistra romana," che aderiscono alla fase costituente. Il 27, sempre a Roma alla Casa delle Culture, forze politiche di sinistra, associazioni, movimenti anche non aderenti al progetto "sinistra europea", si propongono di costruire una "casa delle sinistre". Lunedì prossimo nella capitale si terrà una tavola rotonda con Oskar Lafontaine e Gregor Gysi, Capigruppo Die Linke al Parlamento tedesco, e Franco Giordano, segretario nazionale del Prc: parleranno dell'esperienza unitaria che li vede protagonisti in Germania. Sabato 25 novembre sarà la volta dell'assemblea nazionale di "Uniti a sinistra". Con Walter De Cesaris, coordinatore della segreteria nazionale di Rifondazione e del gruppo di lavoro nominato dalla Direzione del partito, facciamo il punto della situazione.
Una critica che viene fatta riguarda una certa astrazione del progetto. Allora partiamo da qui, visto che la riunione della vostra Direzione ha impresso un'accelerazione al processo costituente ed ha precisato i vostri orientamenti.
Noi pensiamo alla costruzione della Sinistra Europea in Italia come a un esperimento nella direzione dell'innovazione delle forme dell'agire politico, come una risposta da sinistra alla crisi della politica, sia rispetto alla dimensione generale di questa crisi provocata dal neoliberismo sia alla forma specifica che questa assume come crisi del sistema politico italiano.
Pensiamo al superamento dell'idea che una soggettività politica nuova si costituisca per scioglimento di quelle esistenti o come semplice cooptazione dentro la forza più grande e pensiamo al superamento della divisione in compartimenti stagni tra la politica e il sociale, tra partiti e movimenti.
Lavoriamo alla costruzione di una soggettività politica nuova, in cui Rifondazione Comunista entra con la sua autonomia politica e culturale assieme ad altri soggetti, altrettanto differenti e autonomi, dentro una alleanza di carattere confederale. Una struttura a rete in cui si intrecci una maglia verticale, costituita dalle reti nazionali che aderiscono alla Sinistra Europea e una maglia orizzontale: le reti locali, costruite attraverso il rapporto di internità che si stabilisce tra associazioni, comitati, realtà di base.
Un processo vero e coinvolgente, come una vera inchiesta sul Paese e sulle energie che si battono per l'alternativa.
Oggettivamente il progetto che dovrà portare alla nascita della sezione italiana della Sinistra europea incrocia il dibattito sul Partito democratico, entra in contatto con la sinistra Ds. A Rifondazione si pone un interrogativo che riassumo così: Sinistra europea è un progetto chiuso, statico o aperto e dinamico?
Sinistra Europea e Partito Democratico sono due progetti alternativi dentro la sfida di lungo periodo sull'idea di società e sul futuro della sinistra. Sfida che non esclude una collaborazione e anche fasi di alleanza dentro lo scontro frontale con le destre.
La discussione aperta dentro la sinistra ds, e mi sembra dentro un campo più vasto e che riguarda settori e intellettualità della sinistra larghi, è molto importante.
Noi guardiamo con rispetto e interesse a questo dibattito, senza alcuna pretesa di interferire su di esso. Siamo interessati a un confronto con tutti coloro che si pongono domande analoghe alle nostre, anche al di là delle risposte che possono essere date. Penso, per esempio, all'importante riflessione che l'Ars, assieme alle altre associazioni, sta portando avanti.
Pensiamo alla Sinistra Europea come a un'alleanza plurale in cui culture ed esperienze differenti entrino in relazione, mantenendo l'autonomia del proprio profilo culturale. In questo senso, l'autonomia di un'esperienza politica che si riferisca alla cultura del socialismo europeo per rinnovarla, è un elemento costitutivo di questa prospettiva.
Il prossimo lunedì 30 ottobre saranno a Roma Gisy e Lafontaine: quello tedesco è, dentro il processo innescato dalla Sinistra Europea, un esperimento importante da cui vogliamo imparare anche per ciò che attiene l'incontro tra culture differenti dentro il movimento operaio per riattualizzare il tema arduo della trasformazione.
Un problema non facile da affrontare è quello delle forme organizzative, trattandosi di far incontrare forze diverse per formazione, culture, percorsi. A che struttura pensate e con quali tempi?
Noi pensiamo di svolgere entro la prossima primavera una prima assise di costituzione della Sinistra Europea con tutte le reti nazionali che si sono disposte in questo cammino. Tutti saranno pariteticamente rappresentati e il consenso sarà il metodo di lavoro di tutta questa fase.
Pensiamo che la fase costituente non sia chiusa lì ma che prosegua, sia attraverso i territori per la costruzione di coordinamenti unitari e la costruzione di quelle che chiamiamo "case della sinistra europea", sia a livello nazionale con un nuovo appuntamento generale entro il 2008.
Repubblica 26.10.06
Esce uno strano thriller intitolato "Critica della ragion criminale"
L'autore Michael Gregorio reinventa il grande filosofo in modo molto originale
di Piergiorgio Odifreddi
Il mistero dei ponti della città di Königsberg
sublimi omicidi a sangue freddo
La Seconda Guerra Mondiale iniziò formalmente il primo settembre 1939, quando la Germania invase la Polonia perché questa non aveva concesso a Hitler il «corridoio di Danzica», che gli avrebbe permesso di collegare la Prussia occidentale a quella orientale: cioè, a Königsberg, il porto sul mar Baltico che dopo la sconfitta dei nazisti fu assegnato dalla Conferenza di Postdam all´Unione Sovietica e assunse il nome di Kaliningrad, che conserva tuttora.
Ai filosofi il nome di Königsberg ricorda quello di Immanuel Kant, che vi nacque, studiò, insegnò, morì e fu sepolto, senz´essersi mai allontanato dalla città per più di cinquanta chilometri in tutta la sua vita. Per i matematici il nome è invece inevitabilmente associato al famoso problema dei sette ponti, che gli abitanti della città si erano posti fin dal Seicento: il percorso del fiume Pregel forma infatti un isolotto e divide il territorio in quattro parti, collegate fra loro da sette ponti, che nessuno era mai riuscito a percorrere tutti di seguito senza passare almeno due volte su qualcuno di essi.
Ai tempi di Kant il problema non si poneva più, perché era ormai stato risolto nel 1736 da Leonardo Eulero: un matematico cieco che aveva comunque visto, con gli occhi della mente, che se si vuole arrivare in ciascuna località per una strada e ripartirne da un´altra senza mai passare due volte per la stessa via, il numero di strade che confluiscono in ciascuna località dev´essere pari.
Purtroppo, questo non avviene non solo per qualcuna, ma per nessuna delle quattro località che i sette ponti di Königsberg collegano: dunque, il problema non ha nessuna soluzione.
Naturalmente i filosofi non badano alle dimostrazioni, e può succedere che ancor oggi uno di essi scriva che «prima di morire il grande matematico Eulero si chiese se fosse possibile percorrere una strada attraverso Königsberg che passasse per i nove ponti sul Pregel senza mai usare lo stesso ponte più di una volta», e che Kant avrebbe affermato: «Quando cominciai ad insegnare all´Università vinsi una scommessa con un collega che era stato molto amico del matematico. Mi disse che in realtà lo stesso Eulero non conosceva la risposta! Ebbene, ho trovato due soluzioni al problema».
Fortunatamente il filosofo in questione, che ha fatto in un solo paragrafo tre errori e si chiama Michael Gregorio, si è dato alla letteratura e ha scritto queste cose in un romanzo su Kant, che tratta la filosofia allo stesso modo della matematica.
Costringendo, cioè, il lettore all´accettazione di una finzione in cui Kant abiura la sua fede nella Ragione e nella Logica e si lascia sedurre dalla parte più sinistra del suo emisfero destro, arrivando a teorizzare il piacere di uccidere in una Critica della ragion criminale, di cui l´omonimo romanzo (Einaudi, pagg. 500, euro 15) riporta soltanto questo frammento: «Le leggi della natura subiscono un capovolgimento quando si esercita su un altro essere umano il potere che è di Dio. L´assassinio a sangue freddo apre la via d´accesso al sublime. E´ un´apoteosi senza uguali».
Nell´attribuire queste frasi e questi propositi a Kant, Gregorio non fa che adottare la «tecnica dell´anacronismo deliberato e delle attribuzioni erronee» che Borges aveva proposto nel Pierre Menard, autore del Chisciotte come ausilio al lettore per popolare di avventura i libri più calmi: istigandolo, ad esempio, a leggere l´Imitazione di Cristo come se fosse scritta da Louis-Ferdinand Céline o da James Joyce, per rinnovare inaspettatamente quei tenui consigli spirituali.
Puntualmente, dunque, nel romanzo vediamo addirittura Kant correre a casa: proprio lui, che era noto per passare tranquillamente ogni giorno alla stessa ora negli stessi posti, tanto che si diceva che gli abitanti di Königsberg regolassero su di lui i loro orologi. E lo vediamo scrivere apocrifamente su un album di autografi: «Due cose mi riempiono la mente di meraviglia: il cielo stellato sopra di me e le tenebre in fondo alla mia anima», parodiando l´analogo aforisma che oggi funge da epigrafe sulla sua tomba, e che contrapponeva invece il cielo stellato alla legge morale. Ma, soprattutto, lo vediamo riassumere in gran segreto il fedele servitore che aveva licenziato dopo una vita di fidata collaborazione, con una decisione tanto drammatica che nella realtà lo spinse a tenere ben in vista sulla scrivania, come promemoria a se stesso, il paradossale memento: «Ricordarsi di dimenticare Lampe».
La figura di un servitore che per decenni seguì Kant come un´ombra nelle sue passeggiate, doverosamente un passo indietro, e gli organizzò la vita come un meccanismo a orologeria, anche contro l´apparente riluttanza del padrone, solletica la fantasia dei letterati, che nella completa abnegazione di Lampe (e di tanti altri «segretari particolari», ad esempio quelli dei papi) evidentemente ritrovano i segni di una personalità deviata. Cosí, nel romanzo «Kant e la critica del servitore impuro» di José De Juan (Robin, 2001), dieci giorni dopo essere stato allontanato di casa Lampe rientra di soppiatto in cucina e uccide l´ex padrone.
Nella Critica della ragion criminale, invece, egli diventa lo strumento di cui Kant si serve per stimolare quei delitti che testimoniano l´assunto centrale della sua supposta nuova filosofia: il fatto, cioè, che come la razionalità può essere completa solo al prezzo di essere inconsistente, così la criminalità può essere perfetta solo a patto di essere gratuita.
In tal modo, Gregorio giustifica filosoficamente il suo riferimento alla Critica della ragion pura e alla Critica della ragion pratica kantiane, che era soltanto un ammiccamento in opere quali la Critica della ragione dialettica di Jean-Paul Sartre o la Critica della ragione economica di Daniel Kahneman, Daniel McFadden e Vernon Smith (Saggiatore, 2005), e una semplice citazione pretestuosa in innumerevoli altre: una ricerca su Google alla voce «Critica della ragion» rivela infatti opere che completano il titolo con aggettivi che, nelle sole prime cento voci, comprendono la ragione berlusconiana, dura, laica, mercantile, non profit, poetica, pubblica, storica, tecnologica, umanitaria, e via dicendo.
Il titolo di un romanzo è naturalmente una parte integrante del suo marketing: paradossalmente, infatti, quando un lettore sceglie di comprare o di leggere un libro non può farlo in base al contenuto interno, visto che non lo conosce ancora, e deve dunque basarsi su fattori esterni, quali appunto il titolo o la copertina. Ma anche sulle note del retro, che hanno la funzione di solleticargli la curiosità: e non c´è niente di più facile che provare a farlo appellandosi a parole, magari scritte in rosso come il sangue, quali «delitti atroci e inspiegabili», «verità sconvolgente» e «ossessione del Male», senza tralasciare qualche riferimento, magari scritto in nero come il carbone, al Diavolo e ai negromanti.
Il potenziale lettore è dunque avvisato: la Critica della ragion criminale è un buon thriller, che inizia con quattro morti già ammazzati e finisce con la sistematica eliminazione di quasi tutti i protagonisti, passando per agghiaccianti obitori e taverne malfamate. Ma è un thriller nel quale Kant viene tirato per i capelli, in maniera puramente strumentale. L´idea di usare un famoso filosofo come investigatore non è nuova, come dimostra la mezza dozzina di libri della serie di Aristotele detective di Margaret Doody pubblicati in Italia da Sellerio. Meno convincente è il voler mettere insieme il Diavolo e l´acqua santa, facendo di Kant non solo il detective ma anche l´assassino: o, almeno, il promotore sia dei delitti che delle indagini.
Anche perchè la tensione fra la reale razionalità del filosofo con una sua fittizia irrazionalità finisce per sfociare in una sistematica denigrazione della prima, che si palesa in affermazioni quali: «la Logica non ha spazio nelle faccende umane», o «l´espressione sublime della volontà, l´atto che va oltre la Logica e la Ragione, oltre il Bene e il Male, è l´assassinio senza motivo». Non esattamente ciò di cui si ha bisogno in questo mondo, che già enuncia per conto suo questi princípi e avrebbe dunque bisogno di qualcuno che proclamasse, nella finzione ma soprattutto nella realtà, il loro esatto contrario.
La Tomba dell'Orco, da A. Stenico, La pittura etrusca e romana, Mondadori:
Prima tomba dell'Orco (fine del IV sec. a.C. ): la fanciulla è Velia, sposa di Arnth Velcha... volto nobile e nitido preso di profilo, capelli liberi davanti e decorato da riccioli ai lati, fermati da una corona di verdi foglie e da un nastro sopra la nuca... porta i suoi gioielli (due collane e orecchini pendenti), sguardo di assorta malinconia, accentuata dalla bocca semichiusa... si staglia sulla caligine dell'oltretomba del fondo, rischiarata a bordo del volto... sulla parete di fronte una mostruosa figura, Charu (che sarà poi il caronte dantesco! ) livido di carnagione, dal naso a becco, anguicrinito, con grandi ali e munito di martello. Un serpente crestato si snoda davanti al livido volto. E' la prima volta che nella pittura etrusca incontriamo uno di quei mostri cho poi ebbero larga diffusione, con accentuazione di quei caratteri spaventosi che i Greci certo non amarono veder figurati neppure per ragioni religiose...
Seconda tomba dell'Orco (fine del III sec. a.C. ): a fianco, nella tomba più recente, le pitture rappresentano l'oltretomba ellenico, nel quale è mischiata la demonologia etrusca. I due signori dell'Oltretombam Aita (Ade) e Phersipnai (Proserpina) sono rappresentati con caratteri paurosi, pelle di lupo sul capo l'uno, verdi serpentelli tra le chiome l'altra... tra eroi maestosi degli Inferi greci, vediamo un albero in cui si arrampicano le figurine scure delle anime... e spicca la figura mostruosa di Tuchulcha, assai simile al terrificante Charu della prima tomba...