Liberazione, 14.12.05
Continua il viaggio ufficiale di Rifondazione nel paese asiatico. Visita guidata alla Yutong officina che produce 20mila pullman l’anno.
L’analisi di Bertinotti: «E’ un modello che prevede salari bassi e relazioni industriali simili al sistema tedesco, nella totale assenza di conflitti»
Cina, nella fabbrica-dormitorio dove il sindacato lo fa il padrone
di Simonetta Cossu
Zhengzhou [nostra inviata]
Negli incontri con i rappresentanti del governo e del partito comunista cinese ti senti ripetere sempre tre parole: Armonia, Sviluppo, Industrializzazione. Sono la chiave della riforma che Deng Xiaoping lanciò 27 anni fa e su cui fa perno il “socialismo cinese”. Tre semplici regole su cui punta la Cina per governare la globalizzazione.
A starli a sentire mentre snocciolano i loro dati del Pil e del commercio estero pensi che forse questi loro obbiettivi non siano totalmente irraggiungibili. Ma quando si passa dalle parole alla realtà il significato di quei termini si perde.
La visita in Cina della delegazione del Prc porta Fausto Bertinotti ancora una volta in fabbrica. Stavolta non entra da sindacalista, né da politico ma quasi da studioso per cercare di capire e vedere cosa succede in un processo di sviluppo che pare inarrestabile. La fabbrica Yutong appare linda e pulita.
Ad accogliere il piccolo drappello di italiani si presenta un vice presidente, anzi come sta scritto sul bigliettino da visita che consegna, un vice manager. Forse anche la parola inglese fa parte del nuovo processo di modernizzazione del Paese. La fabbrica produce pullman. Quelli grossi che circolano nelle città di tutto il mondo. Il nostro tour in fabbrica avviene proprio su un modello ancora tutto impacchettato ed incelofanato probabilmente già destinato ad un acquirente.
Stando ai dati la fabbrica è tra le primi produttrici in Cina, quest’anno ha sfornato 18mila pullman, ma per il prossimo già si annuncia un nuovo record di 20 mila. Oltre alla grandi capacità produttive, la Yutong copre nove aree di mercato cinesi e conta ben 30 punti vendita. Senza contare l’export, quasi tutto verso paesi in via di sviluppo tra questi Cuba, Cile e altre trenta nazioni. Queste le cifre. Ma chi produce? Stando alla hostess che ci accompagna ci sono in tutto 3mila operai impiegati. Un numero che appare un po’ esiguo, ma il drappello italiano per il momento soprassiede. Poi la gentile accompagnatrice spiega che all’interno della fabbrica naturalmente si trova anche un dormitorio. Un dormitorio? Sì, per gli operai.
Fausto Bertinotti di fabbrica ne ha vista molta. Così prende in mano la situazione da “sindacalista” incalzando il restio vice manager con domande precise. Quanti sono gli operai a tempo inderteminato? Quanti a contratto? Quanti fanno parte dell’amministrazione? Alla fine la verità viene a galla. Gli operai addetti alla produzione sono 4mila, di questi 2mila a contratto fisso, altri 2mila a tempo determinato con contratti di un anno. Nei picchi di produzione sono previsti assunzioni “fluttuanti”, a breve termine insomma. Il dormitorio è a disposizione degli operai single, quelli senza famiglia, sia fissi che a tempo indeterminato. Casa e lavoro, per chi non può permettersela. Ma anche un facile sistema di controllo e di coptazione.
L’orario è fisso, sette ore e mezza, senza turni notturni. Il salario è all’incirca di 2mila euro all’anno, il che significa 166 euro al mese. Parranno pochi agli occidentali ma per la Cina sono paghe alte, in pratica il doppio del pil pro capite.
E poi c’è la produzione. L’accompagnatrice porta la delegazione italiana nella zona di assemblaggio finale. Dove i pulman vengono rifiniti prima della consegna. Ma i pullman non sono costruiti alla Yutong. Infatti l’azienda cinese lavora su ordinazioni. Il cliente può scegliere il tipo di telaio, il motore, gli accessori tutti su un catalogo.
Sta poi all’azienda ordinare i pezzi e poi assemblarli. L’unica cosa che si produce è il rivestimento. La parte sicuramente più semplice da fabbricare, dopo l’assemblaggio.
La visita avviene mentre gli operai sono a mensa, si intravedono nel viale dell’officina mentre in fila aspettano il loro turno. Sono giovani, tutti vestiti in tuta e guardano con curiosità questi occidentali che si aggirano per la loro fabbrica.
Bertinotti chiede: «E il sindacato? » Il vice manager sorride e dice di essere anche il presidente del sindacato. Ma al consiglio di amministrazione c’è un rappresentante degli operai? Sì, si premunisce il manager. E’ un operaio eletto dagli altri. Ma non si riesce a saperne di più. Trenta minuti in una fabbrica cinese, non bastano. Molta cortesia ma porte chiuse su cosa veramente accade all’interno. In serata la delegazione del Prc, che oltre a Fausto Bertinotti comprende Gennaro Migliore e Alfonso Gianni, commenta la visita. «E’ una azienda di assemblaggio. Non è un “just in time” al solo fine di eliminare lo stoccaggio come esiste nei grandi produttori, è un Just in time estremo perché dipende dal committente.
Un sistema di produzione che risponde direttamente alla domanda » dice Fausto Bertinotti. «Ci troviamo di fronte a salari cinesi e a relazioni industriali rimodellate sul sistema tedesco, con una totale assenza di conflitti. Le retribuzioni invece rappresentano, almeno per la Cina, un tentativo di dare vita ad una aristocrazia operaia. Se un operaio - prosegue il segretario del Prc - guadagna quanto un laureato impiegato nel pubblico impiego nella capitale mi pare di poter dire che siamo di fronte ad una operazione che attraverso la remunerazione mette in atto un processo di cooptazione della parte più esposta e più coinvolta nel processo di evoluzione industriale dentro al sistema». Un modello di fabbrica modernamente a-conflittuale.
Se l’Europa e l’Italia vorranno competere dovranno decidere come e cosa produrre, modificando i loro assetti economici, altrimenti la partita appare ormai persa. Intanto l’Armonia cinese a noi appare molto lontana.
Liberazione, 14.12.05
In una sua canzone Fabrizio De Andrè cantava di quando “l’amore non era adulto, e ti lasciavo graffi sui seni”
Quei morsi sulla ragazza, inferti dai maschi in attesa
di Monica Lanfranco
Non è la prima volta, e non certo l’ultima, che si viene a conoscenza di un fatto di violenza sessuale e si inorridisce, cala addosso e dentro un cupo senso di frustrazione, di orrore, di impotenza e tristezza. Ti senti sola, anche se stai ascoltando la radio o la tv, o leggi il giornale in casa tua, al riparo, al caldo, per fortuna. Eppure, questa volta, c’è qualcosa in più che ti ferma il respiro; questa cosa l’hai già sentita, c’è un senso di allarme simile solo a quando, anni fa, si seppe dei fatti del Circeo. Izzo, Ghira, Rosaria Lopez. La prima, scioccante trasmissione tv del processo, Tina Lagostena Bassi, allora l’avvocata delle donne, incredula e battagliera mentre ascolta le madri dei violentatori che difendono i loro figli e accusano le puttanelle. La notizia della violenza di gruppo di venti anni dopo, quella degli adolescenti di Lanciano, oltre alla cronaca dello stupro, parla di quei morsi, inferti dai ragazzi in attesa che quello che stava dentro al corpo della loro coetanea finisse la penetrazione, in attesa che arrivasse il loro momento.
Per riempire lo spazio in vista del turno successivo, per avere il pezzo di carne che loro spetta, come i non dominanti in un branco affamato che sbocconcella, sbrana la vittima. Rispettando le gerarchie. Il pasto, dunque: ferino e se volete feroce, ma secondo la legge di natura istintuale per i carnivori l’unico modo di nutrirsi, procacciare il sostentamento a sé e ai cuccioli. Terribile, ma non si tratta di cattiveria, si tratta di sopravvivenza. Qui, rispetto al Circeo, due degli stupratori sono più giovani, sono ragazzi rom, più giovane è la vittima; la narrazione dell’impresa non passa solo di bocca in bocca ma è in internet appena qualche ora dopo l’aggressione, tutto il mondo può leggerla nei dettagli, la si condivide, compresi i morsi, tutto diventa interconnesso. Si ri-stupra, virtualmente, quasi a reiterare quel brivido, quella emozione. E tra i dettagli descritti ci sono, appunto, i morsi. In una sua canzone, struggente e appassionata, Fabrizio De Andrè cantava di quando “l’amore non era adulto, e ti lasciavo graffi sui seni”.
Che il sesso non sia solo carezze e tenerezza è noto, è giusto, è bello: infinite e soggettive sono le variazioni e le sensazioni che reciprocamente sono scambiate dai corpi nella passione. Ma qui, accanto alla ferocia tutta umana e solo umana dello stupro, (perché le bestie non stuprano, né mentono, né rubano, giova ricordarlo sempre, quando si fanno paragoni) c’è l’aggiunta concreta della ferinità che unisce alla violenza carnale quella della oggettivazione del corpo violato che diventa, anche, pasto.
Qui il corpo della femmina è il luogo del soddisfacimento di più pulsioni: il possesso, il piacere sessuale e, seppure a livello simbolico limitatamente al livido, il nutrimento antropofago. Che è successo nella mente di quei ragazzi? Quasi certamente le loro condizioni di vita sono più dure di quelle della maggioranza dei loro amici, ma basta questo a decifrare il loro atto violento? Sono mostri, eccezioni impazzite nelle moltitudine equilibrata degli adolescenti di oggi?
Con che parole, immagini, fantasia e rappresentazioni simboliche stanno crescendo i nostri figli e le nostre figlie rispetto alla sessualità, all’amore, alle relazioni, con l’invasione ormai assodata di tronisti, veline, pezzi di carne disponibile, che nulla ha più a che fare con la bellezza e la gratuità del dono di sé, del libero scambio di piacere, del gioco amoroso che arricchisce e fa crescere e dispone alla condivisione della vita? Che adulti avremo al fianco, quando saremo vecchie e vecchi noi che siamo vissute ponendo, senza ancora oggi avere risposte chiare né nel sociale né nel privato, il conflitto tra i generi come centrale in politica come nella vita privata? Il mio figlio più grande ha ormai quindici anni. Lo osservo, cerco di capire qualcosa in più rispetto a quello che ci diciamo, che sento dire da lui su questi argomenti. So che ogni persona ha i suoi lati d’ombra, mi auguro non di oscurità fitta; fa male ammetterlo, ma a volte ho paura. Come adesso. Mentre leggo di questo stupro non posso evitare di pensare che quei ragazzi hanno l’età di mio figlio; sono nostri figli, se ancora ha un senso pensare alla generazione che stiamo crescendo non solo come a un concetto anagrafico e statistico, ma come ad una nostra responsabilità, individuale e collettiva.
Una minaccia al mio genere sto allevando? Un potenziale pericolo per una giovane donna? Lo guardo, mi sento sola, vorrei uno spazio pubblico per discutere, con altre donne e uomini che sentono il peso e l’importanza della funzione politica della genitorialità consapevole.
La politica è lontana da qui. E quei morsi li sento addosso, troppo vicini.
Liberazione, 14.12.05
Al via l’indagine conoscitiva sulla 194 voluta fortemente dall’Udc. Valpiana
(Prc): dalla Cdl nessun intento conoscitivo solo propaganda elettorale
Aborto, oggi l’audizione di Storace nizierà con l’audizione del ministro della Salute Francesco Storace, in programma per oggi, l’indagine conoscitiva della commissione Affari sociali della Camera sull’applicazione della legge sull’aborto. Ancora nulla di stabilito sul prosieguo dei lavori, vale a dire sulle date delle sedute successive e sugli altri soggetti da ascoltare, considerando che l’indagine dovrà concludersi entro il 31 gennaio. Oltre a quella di Storace, sono state anche decise le audizioni del ministro della Giustizia, Roberto Castelli; di rappresentanti della conferenza delle Regioni e delle strutture sanitarie dove si pratica l'interruzione volontaria di gravidanza; di associazioni di medici e operatori dei consultori; dell’Associazione medici cattolici italiani; della confederazione italiana consultori familiari; del Movimento per la Vita, dell’Aied; dell'associazione Luca Coscioni e dell’Unione centri educazione matrimoniale e prematrimoniale. Ma proprio la calendarizzazione delle audizioni è stato l’oggetto di un vero e proprio scontro politico tra le forze di maggioranza e opposizione per un’indagine che suona solo e ancora come una mera propaganda eletto- I rale, voluta - senza il consenso delle opposizioni - e fortemente solo dagli ex dc. Ieri doveva essere appunto predisposto l’elenco delle associazioni da audire per l’indagine. E quello proposto dalle opposizioni - nota Tiziana Valpiana (Prc) - «non ha davvero alcun intento ostruzionistico, vuole essere - continua - un vero contributo informativo di tutti coloro che da anni lavorano su questo tema e hanno conoscenza dei reali problemi che ogni donna deve affrontare». Ma evidentemente la maggioranza non la pensa così se nelle sue intenzioni vi era solo il fatto di inserire quelle associazioni volute fortemente e solo dalla maggioranza in particolare di quella schierata sulle forti posizioni “ecclesiali” sostenute dai paladini della causa vaticana. «Purtroppo – commenta ancora la deputata Prc - gli esponenti della Casa delle libertà non hanno alcuna idea di come in questi anni di
come sia stata applicata, in ogni sua parte, la legge 194, e continuano a stupirsi del vasto numero di operatori che sono stati esecutivi sul territorio e che dovrebbero essere le fonti principali di una indagine seria. Il movimento femminista - spiega Valpiana - si occupa da trent’anni della salute riproduttiva delle donne, ed ha contribuito a costruire un percorso di conoscenza e prevenzione.
Respingere la richiesta di audire queste donne, dopo aver chiesto a gran voce l’istituzione di una commissione che non era necessaria, è un chiaro sintomo di mancanza di responsabilità».
Del resto proprio la mancata intenzione da parte della maggioranza di ascoltare le tante associazioni e i tanti operatori che da anni si occupano della materia non ne è che un sintomo evidente.
Vale a dire - conclude - che proprio la conoscenza, lo scopo principale dell’indagine conoscitiva, «non corrisponde evidentemente al fine ultimo della Casa delle libertà che sta solo cercando di avviare una campagna elettorale ». E sulla pelle delle donne.
CM
Repubblica.it, 14.12.05
Scoperta per caso in Guatemala. Una volta decifrati, i disegni ci diranno come quella civiltà vedeva la creazione dell'universo
Ecco la 'Cappella Sistina' dei Maya, svelerà i misteri di quel popolo
di LUIGI BIGNAMI
MILANO - E' la 'Cappella Sistina' dei Maya. Lì è scritta, molto probabilmente, la storia della nascita del "mondo" e la storia dei primi Re Maya. L'eccezionale scoperta è stata realizzata - vicino a San Bartolo, in Guatemala - da William Saturno, un archeologo che lavora per la National Geographic Society. Il dipinto è venuto alla luce quando l'archeologo ha scrostato un muro che nascondeva da oltre 2.000 anni quel tesoro.
"Il dipinto copre la parete ovest di una stanza attaccata a una piccola piramide. Le raffigurazioni sono così ben conservate che sembrano essere state disegnate ieri", ha spiegato Saturno. I colori dell'affresco infatti, sono ancora ben conservati nelle loro tonalità primitive. La storia che i disegni raccontano, quando verranno completamente decifrati, spiegheranno come i Maya vedevano la "creazione" dell'universo a loro conosciuto.
L'affresco è stato realizzato nel 100 prima di Cristo, forse da un'unica persona, ma dopo qualche decennio venne misteriosamente ricoperto perché la stanza venne adibita a deposito o a qualcosa del genere. Secondo gli esperti del National Geographic questi affreschi risultano essere i più antichi "murales" dei Maya così ben conservati. Prima d'oggi nessuno sapeva che questa popolazione dell'America Meridionale fosse in grado di avere una così elevata capacità artistica.
La scoperta di questa stanza ha il sapore del romanzo. Saturno, infatti, la identificò per caso nel 2001 quando si rifugiò per riposare in quello che sembrava un antro. Capì di trovarsi all'interno di una camera artificiale e lentamente la riportò alla luce fin quando scoprì che la copertura del muro della parete ovest non era quella primitiva. Dopo averla scrostata è venuto alla luce l'eccezionale dipinto. Che va letto come se fosse un libro. Su di esso appaiono quattro figure, che sono poi la stessa persona che rappresenta il figlio del dio dei raccolti. Saturno li ha così spiegati: "La prima divinità sta nell'acqua e sacrifica un pesce, a indicare la nascita degli oceani. Il secondo sta sulla terraferma e sacrifica un cervo, a indicare la nascita delle terre emerse. Il terzo sta nell'aria ad simboleggiare la nascita dei cieli e il quarto in un campo di fiori ed indica la formazione del Paradiso".
Tuttavia molti degli scritti che si vedono sono ancora da decifrare perché la scrittura è molto antica e diversa da quella che si conosceva finora. Il periodo classico infatti, va dal 250 dopo cristo al 1.000 dopo Cristo. Prima del 250 le conoscenze sono ancora oggi, molto scarse.
A coronare questa eccezionale scoperta c'è anche quella della più antica tomba di un Re Maya. Secondo la datazione essa dovrebbe risalire al 150 Prima di Cristo. La piccola piramide lì vicino è stata anch'essa esplorata e sono venute alla luce ceramiche e ossa di un uomo con alcuni monili di giada, simbolo della regalità Maya.
il Manifesto, 14.12.05
Anticipazione da un inedito di Otto Gross
Nel testo qui anticipato una esemplificazione del pensiero di Otto Gross, secondo il quale la causa dei disagi psichici va ricercata in un ordinamento sociale fondato sull'introiezione, fin dalla prima infanzia, di modelli aberranti. E i pochi che resistono, evitando di adattarsi, pagano il prezzo di un permanente conflitto interiore che si traduce in sofferenza psichica
Il testo di Otto Gross titolato Sul simbolismo della distruzione, che qui anticipiamo parzialmente, fa parte del volume Scritti di metapsicologia, curato da Michele Ranchetti, che uscirà il 15 dicembre nella nuova collana di dieci tomi, appena varata dalla Bollati Boringhieri con il titolo Sigmund Freud. Testi e Contesti, ideata dallo stesso Ranchetti. Il progetto è quello di presentare in una nuova traduzione una scelta di scritti di Freud, corredati da materiali che aiutino a inquadrarne la gestazione nel contesto di quanto, contemporaneamente, andava elaborando il movimento psicoanalitico. Il volume Scritti di metapsicologia - che si è avvalso del contributo di un gruppo di ricerca raccolto intorno al curatore - riporta, oltre a una serie significativa di scritti freudiani degli anni 1911-1917, un testo inedito del 1931, estratti da vari carteggi (con Jung, con Pfister, con Ferenczi, con Salomé, con Groddek e con Abraham) ampi stralci delle discussioni della Società Psicoanalitica di Vienna registrate nei verbali delle sedute, e una serie di scritti psicoanalitici di autori tra cui Otto Rank, Wilhelm Stekel, Sandor Ferenczi, Sabina Spielrein, Wilhelm Reich, strettamente correlati ai temi trattati da Freud. Di particolare interesse la prospettiva offerta da Gross nel testo riportato in questa pagina, che in stretto legame sia con l'orientamento mitologico di Otto Rank che con le tesi di Sabina Spielrein sulla centralità della «distruzione» nei processi della vita psichica e organica, discute le tesi di Freud sulla sessualità infantile. In questo e altri suoi scritti, Otto Gross indaga sul radicamento dei comportamenti psicologici individuali nell'ordinamento sociale, guardando tanto alle questioni sollevate dalla antropologia quanto alle prospettive etiche, o più precisamente politiche, ovvero all'efficacia pratica della critica sociale.
In un breve intervento che comparirà nello stesso volume Gross ricorda come alla sua prospettiva rivoluzionaria, secondo cui la scoperta del «principio psicoanalitico» richiedeva «l'apertura della prospettiva dell'inconscio sul problema complessivo della cultura e sull'imperativo del futuro», Freud avesse opposto una visione riduttiva: «siamo medici e medici vogliamo restare». Sia Gross che Sabina Spielrein anticipano dunque, negli anni 1911-1914, temi che saranno recepite da Freud - all'epoca fortemente critico verso qualsiasi deriva mitologica come anche sociologica della psicoanalisi - solo alcuni anni dopo.
il Manifesto, 14.12.05
Il simbolismo della distruzione
OTTO GROSS
Introduco le considerazioni che seguono con tre casi concreti, avvertendo che essi devono servire soltanto come esemplificazione e non come materiale dimostrativo tratto dall'analisi. 1) Il dottor Neumann del manicomio slesiano di Troppau mi racconta questo caso: una bambina di 6 anni mentre gioca viene improvvisamente buttata per terra da un bambino più grande con uno spintone inaspettato da dietro. La bambina cade su un ginocchio e accusa una ferita superficiale, di poco conto. In seguito le rimane una contrattura del muscolo estensore all'articolazione del ginocchio battuto, che si dimostra chiaramente psicogena e viene risolta attraverso la suggestione.
In questo caso non è stato possibile intraprendere una indagine psicoanalitica. Ma il caso è di così classica semplicità, la costruzione della malattia così evidente e così ovvia per l'esperto, che una discussione più puntuale può aver luogo qui unicamente per ragioni di esposizione.
Se ora richiamiamo i fatti psicologici che Freud ha descritto come «teorie infantili» del coito e della nascita, che attualmente qualsiasi analista considererebbe valide al di là di ogni dubbio, il significato interiore del quadro clinico e dello scopo della malattia si dà da sé. La dottrina freudiana delle «teorie sessuali infantili» afferma che nella rappresentazione dei bambini i rapporti sessuali si riflettono abitualmente nell'immagine di una violenza di qualche tipo compiuta sempre dall'uomo nei confronti della donna, nell'immagine di un atto sadico connotato come di consueto, e che la nascita e la gravidanza si proiettano nella vita rappresentativa infantile sotto forma di malattia, intervento chirurgico, ferita o morte. Il dato di questa simbologia infantile è stato documentato mitologicamente da Otto Rank in modo assai determinato, principalmente a partire dai motivi delle fiabe. (...)
Il caso che ho raccontato contiene la trasposizione immediata di questa concezione infantile della sessualità in un evento di vita. Un bambino mentre gioca butta per terra una bambina, per scherzo, per un impulso immediato. Il bambino agisce in quanto è determinato dall'inconscio, compie un atto sessuale alla sua maniera, così come il suo inconscio comprende la sessualità. E quello che lui fa viene accolto, secondo la stessa disposizione e nello stesso senso, dall'inconscio della bambina, che reagisce all'atto sessuale simbolico con una gravidanza simbolica.
Che la manifestazione patologica della bambina possa davvero essere considerata soltanto un simbolo della gravidanza deriva da un principio che dobbiamo trattare come un assioma psicoanalitico: ogni fenomeno - sintomo o sogno - che muove dall'inconscio deve significare la realizzazione di un motivo simbolico di desiderio, direi quasi di un tropismo. La concezione deterministica di fondo non ci permette di credere ad azioni psichiche prive di causalità, prive di senso, o anche non sufficientemente fondate.
Nel caso descritto il tropismo sessuale è trasposto nella vita in maniera infantile; con la confusione infantile sull'essenza della sessualità e con la sicurezza e la purezza infantile del desiderio sessuale. Resta un problema capire come mai si produca il disconoscimento infantile delle modalità dei fatti sessuali e generativi, e perché questo disconoscimento assuma regolarmente proprio il simbolismo della violenza e della malattia, cioè perché qui si debbano formare regolarmente i simbolismi della «distruzione» nel senso in cui lo intende Sabina Spielrein nel suo studio titolato La distruzione come causa del divenire.
2. Un medico mi racconta il seguente sogno: «Una femmina di animale, all'inizio è una cagna. Distesa per terra, su un fianco, ha vicino a sé un cucciolo appena nato. Io la accarezzo, le parlo e le dico che deve farmi giocare con il suo cucciolo e che io al suo cucciolo non farei alcun male, ma lei è un po' diffidente nei miei confronti. Più avanti l'animale è una scrofa. Accanto si trova una donna; potrebbe essere mia madre, e mi dice qualcosa di questo genere: che all'animale, per alleviargli il dolore, è stato inferto un taglio di distensione. Percepisco oscuramente che è stata ipotizzata un'infezione, si sarà trattato probabilmente di una lussazione inveterata, che è stato commesso un errore, una brutale negligenza, e ne provo orrore. Allora cerco la ferita: è una lesione orribile nella piega dell'inguine, dalla quale si intravede la testa del femore; la ferita non è fasciata, sembra come incisa e squarciata. Fa l'impressione di un animale macellato».
Di questo sogno è stato possibile svolgere un'analisi abbastanza approfondita. Il momento essenziale del sogno, l'espressione del motivo della nascita mediante un simbolismo di distruzione, si manifesta però in modo assolutamente chiaro - con una forza dimostrativa del tutto particolare, perché il motivo della nascita viene formulato qui una volta in modo del tutto scoperto, a partire dalla cognizione che l'adulto ha della realtà, (nell'immagine onirica della femmina di animale con un cucciolo appena nato) e una volta in modo `regressivo', nel simbolismo infantile (l'immagine onirica dell'animale ferito) - in modo del tutto evidente prima nella forma diretta e dopo in quella simbolica. Il carattere infantile del simbolismo di distruzione relativo alle circostanze della nascita viene dissimulato solo in modo superficiale, attraverso l'eleborazione secondaria in immagini tratte dall'esperienza medica.
In quest'ultimo caso restano problematici ancora due elementi: l'essenza del motivo pulsionale del desiderio e il significato del simbolismo animale, cioè della raffigurazione del principio «donna» attraverso i simboli «cagna» e «scrofa». La spiegazione è data da una seconda immagine onirica, che si è data più tardi e separatamente nel corso della stessa notte: l'immagine onirica di una situazione omosessuale. L'indagine psicoanalitica fornisce la soluzione di entrambi i problemi nell'idea spontanea immediata e del tutto inattesa per lo stesso sognatore: «Dal momento che le donne sono così simili alle cagne e alle scrofe da partorire dei bambini, io desidererei essere omosessuale».
Come motivo tropistico centrale della prima parte del sogno si dava dunque una fantasia di delitto sessuale, che andava ricondotta all'ancoraggio dell'inconscio al simbolismo infantile della distruzione per le faccende sessuali e generative. È lo stesso meccanismo del passaggio sessuale dall'inconscio dell'uno all'inconscio dell'altro, l'azione reciproca da una persona all'altra delle forme di inconsapevolezza infantile della sessualità, che qui funge da presupposto nei motivi onirici e che nel caso precedentemente descritto era stato trasposto nella vita. Il fatto che alla pulsione sessuale nella sua forma d'espressione sadica si opponga un fortissimo rifiuto interiore spiega la chiara successione, precedentemente rilevata, di raffigurazione onirica diretta e indiretta dello stesso motivo: il tropismo sessuale nella sua forma simbolizzata sadicamente si afferma con più difficoltà e dunque più tardi rispetto alla sua forma diretta, rettificata e conforme alla realtà. L'autentico desiderio onirico, secondo questo risultato, andrebbe tradotto esattamente: «Preferirei essere omossessuale anziché vivere nella eterosessualità gravata da fantasie di distruzione». In questa formulazione finale la precedente idea spontanea associativa, che inizialmente doveva sembrare un brutale paradosso, si dimostra espressione immediata del profondo conflitto tra il complessivo atteggiamento etico e le forme pulsionali deformate della sessualità che agiscono nell'inconscio.
3. Nel romanzo Kameraden! di Franz Jung una donna riassume l'essenza del suo soffrire di se stessa con queste parole: «Odio tutte le donne. Vorrei essere un uomo ed essere omosessuale». Sono in grado di aggiungere che queste parole, come più in generale la storia della nevrosi contenuta in questo capolavoro di realismo psicologico, sono state riprese direttamente dalla vita.
La dichiarazione di cui parliamo adesso ci porta direttamente al grande problema che Alfred Adler ha posto con il concetto di «protesta virile». Possiamo accennarvi riportando le parole con cui Birstein esprime il principio fondamentale del pensiero di Adler: «Come triste conseguenza del pregiudizio sociale concernente la superiorità dell'elemento maschile, si instaura la seguente contrapposizione schematica e sentimentale: da una parte ciò che è inferiore, il femminile, la debolezza, ciò che sta `sotto'; dall'altra parte ciò che ha valore, il maschile, la forza, ciò che sta `sopra'». Come conseguenza di questo atteggiamento sentimentale che domina inconsciamente si produce nella donna questa rappresentazione finale: «Protesta virile - il desiderio di essere un uomo».
In sé e per sé il fatto che una donna desideri essere un uomo va indubbiamente spiegato a partire dal «pregiudizio sociale della superiorità dell'elemento maschile» - parleremo più tardi di questo fatto di basilare importanza. Ma le parole della donna nel romanzo di Jung a cui facciamo riferimento contengono anche un secondo desiderio, che presuppone meccanismi più complicati e che non può essere spiegato soltanto con la «tendenza alla salvaguardia» nel senso di Adler, cioè dunque con «l'autodifesa della personalità, ovvero l'opposizione all'ingresso del sentimento di inferiorità nella coscienza». L'elemento problematico si trova nella seconda parte della frase: «Vorrei essere un uomo ed essere omosessuale».
È fuor di dubbio che questo secondo desiderio non può essere spiegato con il sentimento di inferiorità della donna per la sua femminilità e con la tendenza a sovracompensare questo sentimento di inferiorità. Da quella tensione puramente egoistica all'affermazione del proprio Io a qualsiasi prezzo, che Adler e la sua scuola ritengono essere l'unico principio efficace della genesi di tutte le manifestazioni del subconscio, in una donna nascerebbe probabilmente soltanto il desiderio di essere un uomo secondo il concetto tradizionale della «virilità», cioè un violentatore di donne.
La motivazione più complicata diventa comprensibile se confrontiamo l'ultimo esempio con il sogno raccontato in precedenza. Comune a entrambi, cioè all'uomo del primo caso e alla donna del secondo, è il desiderio di essere un uomo omosessuale. Alla base di questo desiderio comune deve ovviamente esserci una motivazione comune, possibile allo stesso modo per l'uomo e per la donna. E questo motivo nel caso della donna non è espresso, mentre nel caso del sogno maschile emerge chiaramente come risultato dell'analisi, e può essere ricondotto senza impaccio alla costruzione psicologica dell'ultimo caso. Abbiamo già ricapitolato la formula di questo motivo: è il desiderio di liberarsi dalla eterosessualità gravata nell'inconscio di materiale infantile, cioè di liberarsi dai tropismi del simbolismo di distruzione che gravano l'eterosessualità.
Ora vediamo quanto è emerso dai tre casi e cosa potremmo concludere. Alla base c'è ogni volta - in parte dimostrabile analiticamente, in parte deducibile in maniera univoca - l'ancoraggio dell'inconscio alla formulazione del simbolismo di distruzione per le rappresentazioni della sessualità e della nascita, dove compare come principio essenzale la violenza dell'uomo sulla donna e le cui conseguenze compaiono sotto forma di malattia e sofferenza. Nel primo caso, il caso dei bambini, la sessualità si traspone nella vita in questa forma: nell'età infantile la vitalità del desiderio immediato prevale sulla forza delle inibizioni. Negli altri due casi, che riguardano persone adulte, prevale l'inibizione: in questi due casi si manifesta come desiderio dell'inconscio l'avversione ai tropismi di distruzione. In questi due casi, nell'uomo come nella donna, siamo giunti alla ricostruzione del desiderio di non volere aver niente a che fare, da un punto di vista sessuale, con la donna, perché la sessualità con la donna significa una violenza sulla donna. E questo motivo di desiderio è, secondo la sua natura psicologica, qualcosa di etico.
La letteratura psicoanalitica ci ha reso familiare l'importanza della motivazione morale come componente dei conflitti interiori. Stekel ha chiarito che le motivazioni morali e religiose hanno l'effetto di suscitare i conflitti e Marcinowski ha spiegato con chiarezza insuperabile il carattere dei conflitti interiori che generano la malattia come conseguenza della contraddizione insolubile tra la natura umana e gli attuali giudizi sul valore morale. Ma la tendenza etica di fondo di cui si parla qui non ha niente a che vedere con i giudizi morali di valore, sui quali Marcinowski afferma: «La morale è il terrore di fronte ai demoni vendicatori», mentre io stesso li ho chiamati «la somma di tutte le suggestioni esterne che chiamiamo educazione». Si tratta piuttosto di un istinto primordiale, congenito, conforme alla natura degli uomini, diretto nello stesso tempo alla conservazione della propria individualità e al rapporto erotico-etico con l'individualità degli altri, la cui essenza può essere descritta con questa formulazione concreta: la tendenza a non farsi violentare e a non violentare gli altri.
(traduzione di Alessandro Cecchi)
il Manifesto, 14.12.05
BIOGRAFIA DELL'AUTORE
Otto Gross (1877-1920) era uno psichiatra e psicoanalista austriaco, figlio di Hans Gross, noto professore di criminologia all'Università di Graz. A partire dal 1902 venne più volte ricoverato al Burghölzli di Zurigo per cure disintossicanti da cocaina e morfina, che aveva iniziato ad assumere durante un viaggio in Sudamerica. Conobbe Freud intorno al 1904 e su suo consiglio nel 1908 intraprese una analisi con Jung, ma senza successo. Di simpatie anarchiche prima e di fede comunista poi, visse tra Monaco e Ascona, a stretto contatto con scrittori e artisti espressionisti tra i quali Franz Werfel e Karl Otten, e con anarchici e politici radicali tra cui Erich Mühsam. Nel 1903 sposò Frieda Schloffer, ma si mantenne programmaticamente poligamo: Else Jaffé, Frieda Weekley, Regina Ullmann, Marianne Kuh furono alcune delle sue compagne. Nel 1911 il padre lo fece arrestare e chiudere forzatamente in una struttura psichiatrica austriaca, finché una campagna stampa avviata dai suoi amici non gli guadagnò la liberazione: diventò psichiatra nella stessa struttura che lo aveva internato. Varie sue pubblicazioni uscirono su riviste scientifiche del movimento psicoanalitico, mentre delle progettate riviste che intendevano coniugare psicoanalisi e rivoluzione (una anche con Franz Kafka) si realizzò solo «Die freie Strasse», alla quale Gross lavorò con lo scrittore Franz Jung. Dal 1913 visse a Berlino, esercitando una forte influenza sugli artisti Dada. Nel 1914 si sottopose a un nuovo trattamento analitico con Stekel, ma nel frattempo era divenuto lui stesso un analista molto capace. Nel 1917 tuttavia, una ricaduta gli fece subire di nuovo l'internamento in una clinica psichiatrica. Nel febbraio 1920 venne ritrovato semicongelato e affamato in una strada di Berlino: pochi giorni dopo morì di polmonite.
il Manifesto, 14.12.05
A Siena la scena della nascita
«Nascere a Siena. Il parto e l'assistenza alla nascita dal Medioevo all'Età moderna» esporrà al museo del complesso Santa Maria della Scala, in quello che era l'antico ospedale della città, strumenti medici, incisioni a stampa, antichi biberon, modelli anatomici, opere d'arte, per testimoniare i modi di partorire, di essere assistite durante il parto, di curare i neonati. La mostra si inaugurerà questo venerdì e rimarrà aperta fino al 19 febbraio.
Corriere della Sera, 14.12.05
«Il Governo non modificherà la legge 194»
Storace: dal '78 a oggi 4 milioni di aborti
«Necessaria una politica nazionale di prevenzione». «Se ne sarebbero potuti risparmiare almeno 400mila»
ROMA - «Negli ultimi 26 anni, sono nati in Italia 14,5 milioni di bambini, ma nello stesso periodo ci sono stati 4 milioni 350 mila aborti. E’ un dato davvero sconcertante«. E’ quanto dichiara il ministro della Salute Francesco Storace, durante la commissione affari sociali. «Dal 78 a oggi - ha detto Storace, c’è stata una riduzione degli aborti di oltre il 40 percento e il motivo di certo non è il calo demografico. Questo però non può essere un alibi a non fare prevenzione, necessaria a livello nazionale». Storace ha, inoltre, sottolineato come per fare prevenzione sia fondamentale il ruolo delle Regioni, che devono fornire al Ministero i dati conoscitivi. «Pensate - ha detto Storace - quanti bambini sarebbero nati se fosse stata attuata una politica di prevenzione. Almeno 400 mila bambini in più».
LEGGE 194 - «Il Governo non intende modificare la legge 194 sull'aborto» ha sottolineato il ministro della Salute, che però ha voluto «fare chiarezza per sgombrare il campo da qualsiasi attribuzioni fatta all'Esecutivo», su una eventuale modifica della legge.
La Stampa, 14.12.05
Innamorati e stressati. Lo dice l’Ngf
MOLTO clamore e curiosità ha suscitato la notizia che il «nerve growth factor» (Ngf, fattore neurotrofico di crescita dei nervi, scoperto e caratterizzato nel 1952 da Rita Levi Montalcini, che per questo lavoro ha ricevuto il premio Nobel per la medicina) sia anche coinvolto in fenomeni così "umani" come l’innamoramento romantico. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Pavia coordinato da Pierluigi Politi ha infatti pubblicato su «Psycho-neuro-endocrinology» (rivista culturalmente intrepida che già nel 1998 dedicò un intero fascicolo alla "neurobiologia dell’amore") l’osservazione che durante le prime fasi "romantiche" dell’innamoramento il livello di Ngf nel sangue sale rapidamente. Altre tre neurotrofine (proteine attive sui neuroni) restano invece immutate: l’Ngf, insomma, ancora una volta sembra svolgere un ruolo regolativo specifico su particolari comportamenti sociali. Già nel 1983, osservammo, con Rita Levi Montalcini, come topi maschi adulti che si spartivano il territorio rilasciassero in pochi minuti notevoli quantità di Ngf nel loro plasma sanguigno. Pochi anni dopo dimostrammo che proprio i roditori più stressati e ansiosi, cioè i "subordinati", sfidati da minacciosi "dominanti", ne rilasciavano quantità elevatissime. Nel 1994 dimostrammo che anche i giovani paracadutisti della Brigata Folgore di Pisa, quando - terminato un duro addestramento - veniva loro comunicato che la mattina dopo si sarebbero per la prima volta lanciati nel cielo da un aereo, rilasciavano notevoli quantità di Ngf nel sangue. E questo ben prima dell’esperienza "stressante" del salto nel vuoto: l’Ngf dunque accompagna la preparazione biologica a un evento stressante, che poi orchestra con altri ormoni e neurotrasmettitori. Negli anni successivi, molti laboratori oltre ai nostri del Cnr e dell’Istituto Superiore di Sanità hanno confermato questo ruolo dell’Ngf come regolatore dello stress sociale e dell’ansia ad esso associata, fenomeni non dissimili dalla fase di eccitato e titubante piacere che si prova nelle prime fasi dell’innamoramento. I livelli di Ngf in circolazione nel sangue vanno incontro a significativi cambiamenti in seguito a particolari comportamenti. L’Ngf aumenta in donne che partoriscono, in particolari sindromi schizofreniche, dopo trattamenti con psicofarmaci, nell’astinenza da droghe o da sigarette e, infine, a causa delle difficoltà esistenziali di gestire un parente stretto con grave handicap mentale. In conclusione, l’Ngf è una molecola che accompagna e regola, adattando il corpo, molti insospettabili aspetti della nostra complicata vita sociale. [TSCOPY](*)Istituto di neurobiologia e medicina molecolare (Cnr/Ebri) e Istituto Superiore di Sanità
Luigi Aloe e Enrico Alleva